“La Casa Bianca ha nascosto il declino del presidente Biden”

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Assistenti e consiglieri di Joe Biden hanno nascosto il declino delle capacità cognitive del presidente americano sin dall’inizio della sua amministrazione. È questa la pesante accusa che emerge da una lunga inchiesta realizzata dai reporter del Wall Street Journal, i quali hanno intervistato una cinquantina di persone al corrente della gestione della Casa Bianca a guida dem. Un resoconto che chiama in causa assistenti e consiglieri del vecchio Joe che hanno messo in piedi un sistema senza precedenti nella storia recente al fine di isolare il titolare della presidenza non solo dai funzionari e dai segretari più importanti del suo gabinetto ma anche dal giudizio degli elettori statunitensi.

L’isolamento di Biden è cominciato con il suo arrivo al 1600 di Pennsylvania Avenue. Nei primi mesi del 2021 la pandemia di Covid imperversava ed era essenziale per Washington evitare il contagio potenzialmente letale di Celtic, il nome in codice assegnato dai Servizi Segreti al presidente. Ciò aveva comportato una drastica riduzione delle interazioni con il capo della Casa Bianca. Da quel momento in poi, e nonostante il successivo attenuarsi dell’emergenza sanitaria, la “bolla” costruita attorno al commander in chief, complice la sua età avanzata, non è però mai stata smantellata.

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Tutti i presidenti hanno dei gatekeeper, scrive il Wall Street Journal, ma nel caso di Biden i muri attorno a lui erano più alti e i controlli maggiori. I consiglieri più stretti del titolare del potere esecutivo lo hanno protetto da chi criticava il suo operato e la sua decisione di correre per un secondo mandato, quest’ultima non gradita neanche all’interno del partito dell’asinello. Persino la squadra di sondaggisti ha avuto un accesso molto limitato e mai diretto allo Studio Ovale e, inoltre, membri senior della presidenza hanno ordinato agli addetti stampa di nascondere al vecchio Joe la copertura negativa riservata spesso dai giornalisti all’amministrazione democratica.

I segni di affaticamento dovuto all’età del capo della Casa Bianca erano emersi già nelle prime lunghe riunioni a cui ha preso parte. Lo staff di Potus è dunque spesso intervenuto evitando quando possibile meeting di primo mattino o avvisando esponenti del Congresso e alleati di essere “concisi e mirati” nei loro incontri faccia a faccia con Biden. Nonostante tali ricostruzioni siano state smentite dagli uomini del presidente, diversi democratici hanno confermato le difficoltà riscontrate nel raggiungere il vecchio Joe.

I componenti del gabinetto si incontravano più spesso da soli o con un membro dello staff senior del presidente che con Biden e nel corso dell’amministrazione anche i contatti diretti tra Potus e i segretari della Difesa e del Tesoro sono andati calando. I numeri descrivono bene la “muraglia” eretta a protezione del commander in chief: in quattro anni l’attuale inquilino della Casa Bianca ha presieduto ad appena nove incontri con il gabinetto al completo contro i 19 di Barack Obama e i 25 di Donald Trump.

Non sempre è stato comunque possibile proteggere Biden dal mondo esterno. Prima che il dibattito televisivo del 27 giugno con il tycoon mostrasse agli americani il declino psicofisico del presidente, la sua debolezza era apparsa evidente al procuratore speciale Robert Hur che lo aveva interrogato riguardo al ritrovamento nella sua casa in Delaware di file riservati. Hur. che non incriminò il vecchio Joe, lo descrisse però come un uomo “con vuoti di memorie e fragile“. Secondo quanto riferito dal quotidiano finanziario il presidente non era stato in grado di ripetere al suo staff le frasi preparate da dire durante la testimonianza davanti al procuratore.

Un altro episodio dalle implicazioni tragiche viene segnalato dal responsabile della Commissione sulle forze armate, il democratico Adam Washington, il quale alla vigilia del ritiro americano dall’Afghanistan nel 2021 si scontrò con l’ottimismo mostrato da Biden riguardo le operazioni a Kabul e non riuscì ad interagire direttamente con il commander in chief. L’abbandono del Paese da parte delle truppe Usa si rivelò caotico e disastroso ed è considerato uno dei risultati più negativi ottenuti dal 46esimo presidente.

Un altro spietato giudizio sull’amministrazione dem riguarda poi l’ostinazione del vecchio Joe a correre per un secondo mandato, una decisione che è ritenuta da diversi analisti

la reale causa della sconfitta di Kamala Harris e la cui responsabilità, alla luce dell’inchiesta del Wall Street Journal, sembrerebbe dunque essere condivisa tanto da Biden quanto dai suoi suoi yes men.



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