Da Israele in linea Eli Hauptman “I conflitti…”

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di Eli Hauptman

Buongiorno Caro amico Eoliano,

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ti segnalo questo articolo per comprendere quel che si vive qui e immagino anche in Crimea per la cara Signora Lyudmyla…

Yuval Noah Harari Corriere della sera

Il fiasco di un esecutivo guidato da un incompetente. Sconfitti i terroristi abbandoniamo complotti e fantasie. I miei zii di 99 e 89 anni erano nel kibbutz di Be’eri: nascosti per ore, sono riusciti a sopravvivere

Noi israeliani fatichiamo ancora ad afferrare l’entità della tragedia che ci ha travolti. Sulle prime, abbiamo paragonato il massacro odierno alla guerra del Kippur del 1973. Cinquant’anni fa, gli eserciti di Egitto e Siria lanciarono un attacco a sorpresa e inflissero a Israele una serie di sconfitte militari, prima che le forze armate israeliane fossero in grado di riorganizzarsi, riprendere l’iniziativa e rovesciare la situazione.

Tuttavia, con il diffondersi di nuove storie e immagini orripilanti sulla strage di intere comunità, si fa strada la convinzione che quanto accaduto non abbia nulla a che vedere con la guerra del Kippur. Sui giornali, sui social media e nei raduni di famiglia, la gente comune evoca le analogie con le ore più buie della storia ebraica, come quando, negli anni dell’Olocausto, le unità mobili di sterminio delle Einsatzgruppen naziste circondavano i villaggi degli ebrei e ne massacravano gli abitanti, oppure quando l’impero russo scatenava i pogrom contro gli ebrei.

Ho personalmente amici e familiari che vivono nei kibbutz di Be’eri e Kfar Aza, e molti resoconti raccapriccianti sono giunti anche alle mie orecchie. Per ore e ore, Hamas ha spadroneggiato in queste due comunità. I terroristi sono passati di casa in casa per uccidere sistematicamente ogni nucleo familiare, assassinando i genitori davanti ai figli e prelevando ostaggi, persino neonati e donne anziane. I superstiti terrorizzati, che si erano barricati negli armadi e nelle cantine, chiedevano a esercito e polizia di inviare aiuti che non sono arrivati in tempo, o sono giunti troppo tardi.

L’inferno di Be’eri
Mio zio di 99 anni e sua moglie di 89 vivono a Be’eri. Tutti i contatti si sono interrotti subito dopo l’incursione di Hamas nel kibbutz. I due anziani sono rimasti nascosti in casa per ore, mentre i terroristi imperversavano inferociti a compiere il massacro. Ho poi saputo che erano sopravvissuti, ma conosco tante persone che hanno appena ricevuto la notizia peggiore della loro vita. I miei zii sono due ebrei assai tosti. Nati nell’Europa dell’Est nel periodo tra le due guerre mondiali, con l’Olocausto hanno già subìto la perdita di un mondo. Noi siamo cresciuti ascoltando le storie di ebrei inermi che si nascondevano dai nazisti negli scantinati e negli armadi, senza poter contare su nessun soccorso. Lo stato di Israele è stato fondato per far sì che queste cose non si sarebbero ripetute mai più. E allora, come mai è accaduto? Come mai lo stato di Israele si è rivelato latitante?

Per un certo verso, noi israeliani stiamo pagando il prezzo di anni e anni di arroganza, durante i quali i nostri governi, e molti cittadini comuni, si sono sentiti talmente superiori ai palestinesi da permettersi il lusso di ignorarli. C’è molto da criticare nel modo in cui Israele ha rinunciato a ogni tentativo di fare la pace con i palestinesi e per decenni ha tenuto milioni di loro sotto occupazione.

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La peggior coalizione di governo
Questo, però, non giustifica le atrocità commesse da Hamas, che in nessun caso ha mai ammesso la minima disponibilità a siglare un accordo di pace con Israele e, anzi, ha sempre fatto il possibile per sabotare il processo di pace di Oslo. Chiunque aspiri alla pace dovrà condannare Hamas e imporre sanzioni a questo movimento, esigendo al contempo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi e il disarmo completo delle sue milizie. Inoltre, malgrado tutte le colpe che si vorranno addossare a Israele, il mancato funzionamento dello Stato non trova nessuna giustificazione. La storia non è un racconto morale. La vera spiegazione della disfunzionalità di Israele sta nel populismo, piuttosto che in qualche presunta mancanza di senso morale. Per molti anni, Israele è stato governato dall’uomo forte del populismo, Benjamin Netanyahu, che sarà pure un genio delle pubbliche relazioni, ma resta un primo ministro incompetente.

Costui ha costantemente curato i propri interessi a scapito dell’interesse nazionale, e costruito la sua carriera aggravando le spaccature del Paese. Ha nominato i suoi uomini in posizioni chiave in base alla loro sudditanza, anziché alle loro competenze, ha rivendicato il merito di ogni successo scansando tutte le responsabilità per i fallimenti, e ha sempre mostrato scarso interesse nel dire o ascoltare la verità.

La coalizione imbastita da Netanyahu nel dicembre del 2022 è stata di gran lunga la peggiore. È un alleanza di fanatici messianici e opportunisti spudorati che hanno ignorato le molte criticità di Israele — tra cui il degrado della sicurezza — per concentrarsi invece sull’accaparramento di potere per loro stessi. Nel perseguire questo obiettivo, hanno adottato politiche estremamente divisive, diffuso scandalose teorie complottiste sulle istituzioni che vogliono contrastare le loro scelte politiche, nonché accusato le classi dirigenti di essere traditori del deep State.

Il governo è stato ripetutamente ammonito dalle stesse forze di sicurezza e da numerosi esperti che le sue politiche mettevano in pericolo Israele, indebolendo le sue forze di deterrenza proprio nel momento in cui si accrescevano le minacce esterne. Eppure, quando il capo di stato maggiore dell’IDF (l’esercito israeliano) ha chiesto un colloquio con Netanyahu per avvertirlo sulle conseguenze delle politiche del governo in materia di sicurezza, Netanyahu si è rifiutato di incontrarlo. Quando il ministro della difesa, Yoav Gallant, ha lanciato l’allarme, Netanyahu lo ha sollevato dall’incarico. Successivamente, è stato costretto a reintegrarlo sotto la spinta dell’indignazione popolare. Un simile comportamento, nel corso di molti anni, ha spalancato le porte alla calamità che ha tramortito Israele.

Un monito per il mondo
Non conta ciò che uno pensa di Israele e del conflitto israelo-palestinese, ma è innegabile che il modo in cui il populismo ha corroso lo Stato di Israele dovrebbe servire da monito a tutte le democrazie del mondo. Israele può ancora salvarsi dalla catastrofe. Può contare ancora sulla superiorità militare su Hamas e su molti altri nemici. La lunga memoria del dramma degli ebrei in questo momento sta galvanizzando il paese. L’esercito e altri organi dello Stato si stanno riprendendo dallo shock iniziale. La società civile si è mobilitata come mai prima d’ora, riempiendo molti buchi lasciati dall’inettitudine del governo. La gente fa lunghe file per donare il sangue, accoglie in casa gli sfollati provenienti dalle zone di guerra e dona cibo, vestiti e altri generi di prima necessità. In questo momento di bisogno, chiamiamo a raccolta i nostri amici in tutto il mondo affinché si schierino al nostro fianco.

Le azioni passate di Israele non sono esenti da critiche, ma il passato non si può cambiare. Si può sperare, invece, una volta assicurata la vittoria su Hamas, che gli israeliani non solo chiederanno conto dell’accaduto al governo in carica, ma saranno pronti a smentire e respingere complotti populisti e fantasie messianiche per impegnarsi seriamente a trasformare in realtà gli ideali fondativi di Israele: la democrazia in patria e la pace con gli altri popoli.

(Traduzione di Rita Baldassarre Copyright: 2023 Washington Post)

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Buongiorno direttore,

questa foto se ben ricordi, riguarda il tuo compleanno 2022 a Stromboli nella splendida location del “Villaggio Stromboli”, speriamo di fare il prossimo 2024, in Israele senza guerra…

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Buongiorno direttore,

Non mi sento ancora pronto a parlare di questo incubo reale che non è finito.
Ho fatto la guerra del 73 come un comandante di carro armato in Sinai, e le altre guerre gia come un medico chirurgo. Ho perfino operato in ospedale di Shifa in Gaza insieme con un chirurgo palestinese su un bambino colpito in Gaza da un proiettile, 25 anni fa…

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Malgrado questa esperienza, quello che succede adesso, e’ totalmente diverso.
Nessun essere umano civilizzato, non è preparato per proteggersi mentalmente dagli eventi accaduti e non finiti ancora.

Noi, simili a voi siamo abituati a consacrare la vita …. loro invece la morte.
Intanto la guerra si è ripresa.
Tutto il tempo si sente la musica creata dagli aerei…come da video. Passano a pochi chilometri da casa mia…
Preferirei la voce del Lucio Dalla, ma gli aerei sono quelli che proteggono il nostro Stato e le vite di noi, dei nostri bambini e nipotini..
La soluzione è lontana.

VIDEO

Buongiorno direttore,

Ho sempre un piacevole ricordo da Stromboli.
Probabilmente sa tutto di quando accaduto dal 7 ottobre.
Famiglie massacrate, bambini dacapitati, donne da uomini violentate sessualmente, vecchietti bruciati vivi, e la lista è lunga ed ha portato Israele a 80 anni fa quando allora la morte provocata dai nazisti era piu delicata.
Ma lasciamo questo.

E* importante il futuro che nessuno lo puo prevedere.
Noi abitiamo A 35 km da Gaza, così sentendo i missili verso il centro ogni giorno. Oggi non piu’.  Hamas tiene ancora piccoli bambini di 4 e 1 anno e ragazze, perchè sta giocando il poker. I bimbi tornati dai sotterranei di Gaza raccontano che erano senza cibo, bevevano acqua del mare, ed erano costretti a guardare i film nei quali si mostrava la decapitazione degli ostaggi. Saranno colpiti per il resto della vita..

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Le guerre erano ed saranno sempre nel mondo, ma questa non è una guerra da parte loro.
Era un atto di deumanizzazione e perciò dalla nostra parte è una guerra in cui sfortunatamente anche il loro popolo soffre.
Bisogna ricordare che Hamas è stato eletto da loro e loro erano una parte attiva dell masacro il 7 ottobre.
Io speravo sempre che si potrà creare uno Stato palestinese che poteva essere una soluzione temporranea.
Communque l’odio ci sarà sempre.

A questo punto, la nostra piu’ grande speranza è di vedere tutti gli ostaggi tornare nelle case  (che non essistoni piu’). In Israele ci sono circa 160000 persone che non hanno piu’ un indirizzo ed il loro futuro è…
Il resto non si può prevedere. Grazie per il pensiero. Scusi se ho scritto troppo, ma l’emozione ha preso la guida dell’anima che sta male.

—-Buongiorno direttore,

Il mio cuore (ed io conosco benissimo il cuore dal di dentro) mi ha condotto al cuore dell’Italia, Le Isole Eolie.
Il piacere è tutto mio.

Da quando siamo tornati in Israele, tante cose mi fanno ricordare le isole Eolie.

Per esempio questo caffe, comprato oggi nel quale hanno sbagliato mettendo una L invece di una i….

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21 OTTOBRE 2022

LE INTERVISTE DE “IL NOTIZIARIO”. Stromboli, il cardio chirurgo israeliano Eli Hauptman “grazie a voi ho scoperto l’isola e sono qui…” L’intervento da Tel Aviv

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