Mercoledì volatile in Asia, alle ore 7:30 italiane il Nikkei cede lo 0,27%, Hong Kong è sopra la parità, mentre Shanghai perde lo 0,43%. Lo yen si rinforza dello 0,35% a 157,42 sulla scommessa che la BoJ torni ad alzare i tassi, mentre il T bond Usa decennale rende il 4,78% stabile. I futures sul Nasdaq sono positivi dopo un’altra seduta debole.
La PBoC inietta forte liquidità prima del capodanno lunare
La Banca Popolare Cinese (PBoC) ha iniettato mercoledì 958,4 miliardi di yuan netti (130,66 miliardi di dollari) di liquidità tramite pronti contro termine a sette giorni. Si tratta della seconda più grande iniezione di liquidità mai registrata, secondo Bloomberg. Lo scopo è compensare l’impatto della scadenza delle linee di credito a medio termine (MLF), l’aumento della domanda di liquidità in vista delle festività del capodanno lunare e le pressioni della stagione fiscale.
All’inizio della settimana, una carenza di liquidità ha portato i tassi di finanziamento interbancari a sette giorni al livello più alto da oltre un anno.
Negli ultimi mesi, la banca centrale ha modificato la politica monetaria, riducendo la dipendenza dallo strumento dell’MLF e utilizzando sempre più il tasso di riacquisto a sette giorni per controllare i mercati. Il reverse repo a sette giorni è rimasto stabile all’1,5% dopo un taglio di 20 punti base a fine settembre.
Mercati emergenti in calo di oltre il 10% per la paura dei dazi di Trump e il dollaro forte
L’indice MSCI è sceso di oltre il 10% da quando ha raggiunto i massimi degli ultimi due anni e mezzo a ottobre. Gli investitori stanno abbandonando i mercati emergenti mentre si preparano ai dazi annunciati più volte dal presidente eletto Donald Trump e devono affrontare un dollaro forte in parallelo all’aumento dei rendimenti obbligazionari (il T bond decennale rende quasi il 5%), scrive l’FT.
L’indice MSCI, che traccia 7,6 trilioni di dollari di azioni in Cina, India, Brasile, Sud Africa e altri mercati emergenti, è sceso di oltre il 10% da quando ha raggiunto il massimo degli ultimi due anni e mezzo il 2 ottobre scorso. Le azioni dei mercati sviluppati sono rimaste pressoché invariate nello stesso periodo.
I mercati emergenti sono stati venduti in queste mese sulla scommessa che le politiche inflazionistiche fatte di dazi e tagli fiscali sotto il governo Trump costringeranno la Federal Reserve a mantenere elevati i tassi di interesse per più tempo di quanto previsto. I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi sono saliti molto nelle ultime settimane, mentre i mercati rivedono le attese sull’inflazione.
«È chiaro che con i rendimenti statunitensi in aumento e la forza del dollaro, non è sicuramente un ambiente in cui i mercati emergenti possono avere successo», il commento di Emre Akcakmak, analista di East Capital, secondo cui «i mercati che rappresentano due terzi dell’indice Msci sono tutti sotto pressione».
Azioni cinesi in calo del 15% dal 2 ottobre 2024
Le azioni cinesi, che costituiscono la quota maggiore dell’indice, sono scese del 15% dal 2 ottobre per le preoccupazioni sulla salute dell’economia del paese. Anche India e Corea del Sud hanno subito forti perdite negli ultimi mesi.Gli investitori hanno disinvestito 3 miliardi di dollari dai fondi azionari dei mercati emergenti globali quest’anno, cui aggiungere 31 miliardi di dollari di deflussi dell’anno scorso, secondo JP Morgan.
Valute dei Paesi emergenti sulla strada della svalutazione competitiva?
Periodi lunghi di tassi Usa elevati e un dollaro forte di solito inducono gli investitori Usa a restare nel proprio Paese. I mercati ora scommettono che i mercati emergenti cercheranno di indebolire le proprie valute per rendere le esportazioni più competitive in risposta ai dazi Usa.
«C’è un consenso sul fatto che il protezionismo peggiori e che l’America prima di tutto sia l’unica via», interviene Archie Hart, gestore di Ninety One. Alcuni investitori si stanno posizionando per una cessione di asset dei mercati emergenti nella prima metà dell’anno, seguita da un rimbalzo, sulla scommessa che i dazi saranno inizialmente fissati a un livello superiore al consenso di Wall Street, solo per essere ridotti quando Trump raggiungerà accordi con i singoli Paesi.
«Al momento, ciò che stiamo vedendo è una reazione molto emotiva e irrazionale e quindi storicamente ha creato opportunità di acquisto», interviene Kristina Hooper, Chief Global Markets Strategist di Invesco.
Tuttavia, altri investitori sono ancora riluttanti a tornare sui mercati emergenti, dato che significa una grande esposizione sottostante alle azioni cinesi, a meno che queste ultime non vengano escluse dagli indici. Preoccupazioni emerse la scorsa settimana quando Tencent, gigante dei social media e dei giochi, ha visto le azioni crollare bruscamente dopo che il Pentagono l’ha accusato di avere presunti legami con l’esercito cinese. Il gruppo pesa per il 4% dell’indice MSCI, tanto quanto tutto il Brasile. (riproduzione riservata)
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