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L’AMBIVALENZA DI FURIO COLOMBO: LA TRAGICA COMMISTIONE TRA GIORNALISMO E POLITICA
E’ morto ieri il giornalista Furio Colombo. Aveva 94 anni. I funerali si terranno oggi, 15 gennaio 2025, alle 15, al Cimitero Acattolico di Roma. Inviato della Rai e corrispondente dagli Usa, editorialista di Repubblica, direttore de l’Unità,fondatore del Fatto Quotidiano, Colombo è stato parlamentare per i Ds, l’Ulivo e il Pd. Titolare di cattedra alla Columbia University, ha avuto anche incarichi alla Olivetti e Fiat.
Furio Colombo ha rappresentato una figura poliedrica e controversa nel panorama italiano, una personalità che ha saputo alternarsi tra i ruoli di giornalista, scrittore e politico, con un’innegabile capacità di influenzare il dibattito pubblico. Tuttavia, questa versatilità ha spesso sollevato interrogativi sulla commistione tra giornalismo e politica, alimentando dibattiti sull’etica professionale e sulla coerenza ideologica.
Colombo ha sempre incarnato un impegno politico dichiaratamente progressista, ancorato (almeno sulla carta) a valori quali la giustizia sociale, la difesa dei diritti umani e la lotta contro le disuguaglianze. Questi principi hanno caratterizzato sia la sua carriera giornalistica sia quella politica. Da direttore de L’Unità, Colombo ha dato voce a un giornalismo schierato, indirizzando il quotidiano verso una difesa delle istanze della sinistra italiana. Sotto la sua guida, il giornale ha denunciato scandali, promosso diritti civili e criticato apertamente politiche conservatrici. Tuttavia, questa impostazione ha suscitato critiche da parte di chi riteneva che un giornale dovesse mantenere una posizione più equilibrata.
Dal punto di vista politico, Colombo è stato un membro attivo del Parlamento italiano, eletto tra le fila dei Democratici di Sinistra e successivamente de L’Ulivo. Durante la sua carriera parlamentare, ha promosso iniziative legislative su temi quali l’integrazione, i diritti delle minoranze e l’ambientalismo. Tuttavia, la sua azione politica è stata talvolta percepita come eccessivamente intellettualizzata, distante dalle esigenze immediate dell’elettorato.
Uno degli aspetti più dibattuti della carriera di Furio Colombo è la sua capacità di muoversi tra politica e giornalismo, due sfere che, sebbene strettamente connesse, dovrebbero rimanere separate per garantire l’imparzialità dell’informazione. Colombo ha sostenuto che il giornalismo non possa essere neutrale di fronte alle ingiustizie, ma questa posizione ha aperto la porta a critiche sull’uso del suo ruolo giornalistico per promuovere un’agenda politica.
Il suo passaggio dalla direzione di L’Unità al Parlamento ha esemplificato questa dinamica. Come direttore, Colombo ha utilizzato il quotidiano per sostenere apertamente le politiche del centro-sinistra, un’impostazione che ha trovato continuità nella sua azione politica. Questo approccio ha alimentato accuse di mancanza di trasparenza, con detrattori che hanno sottolineato come la sua duplice funzione potesse compromettere l’obiettività.
L’ambiguità del doppio ruolo di Colombo solleva interrogativi più ampi sull’etica giornalistica e politica in Italia. Può un giornalista che diventa politico mantenere credibilità? E, viceversa, può un politico tornare al giornalismo senza essere accusato di partigianeria? Colombo ha cercato di rispondere a queste domande, sostenendo che il suo impegno fosse dettato dalla coerenza con i propri ideali. Tuttavia, questo non ha placato le critiche, soprattutto da parte di chi considera fondamentale una netta separazione tra i due ambiti.
Al cuore della questione vi è l’idea che il giornalismo debba fungere da cane da guardia del potere, un ruolo che rischia di essere compromesso quando il giornalista stesso diventa parte integrante delle dinamiche di potere. Colombo ha spesso giustificato la sua posizione sottolineando che il suo lavoro, sia come giornalista sia come politico, fosse orientato alla ricerca della verità e della giustizia. Tuttavia, questa giustificazione non è sempre apparsa sufficiente per dissipare i dubbi sull’imparzialità del suo operato.
Nonostante le critiche, è innegabile che Furio Colombo abbia avuto un impatto significativo sulla cultura politica e giornalistica italiana. Le sue analisi, i suoi editoriali e i suoi interventi parlamentari hanno contribuito a plasmare il dibattito pubblico su temi di rilevanza nazionale e internazionale. Colombo ha rappresentato una voce critica in un panorama mediatico spesso polarizzato, ma proprio questa critica è stata talvolta percepita come espressione di una visione elitaria, poco inclina a considerare le complessità della società contemporanea.
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