un conto da trenta milioni

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IL FENOMENO

L’AQUILA Le corsie vuote costano all’Abruzzo 30 milioni di euro ogni anno. Tanto sono costretti a pagare gli ospedali per garantirsi le prestazioni di medici e infermieri gettonisti, professionisti che scelgono di restare fuori dal sistema sanitario nazionale affiliandosi a cooperative che sopperiscono alla carenza di personale nelle strutture pubbliche. Il lavoro avviene a chiamata, il pagamento è su base oraria e i compensi sono lauti: in appena una settimana, un gettonista può arrivare a guadagnare come un primario. L’Anac (Autorità anti corruzione) ha rilevato, dal 2019 al 2023, una spesa di oltre 153 milioni per quelli che molti chiamano professionisti della sanità “on demand”. Cifre corrisposte alle trenta cooperative attive in Italia che a loro volta forniscono medici, infermieri e altri dipendenti agli ospedali in deficit di personale. Una pratica che è diventata un business: un numero preciso dei medici gettonisti presenti in Italia manca, ma secondo le stime si aggirano intorno alle diecimila unità. Cinque anni prima erano poco più di tremila. Nello stesso periodo, invece, circa 8.500 camici bianchi si sono dimessi dal sistema sanitario nazionale.

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Ed è proprio la fuga dal sistema pubblico ad aggravare il quadro della sanità: ogni anno in Abruzzo quasi 3.000 medici decidono di passare al privato o arruolarsi tra i gettonisti. L’Anaao, il principale sindacato di categoria, motiva la migrazione verso le strutture private convenzionate con «la ricerca di orari più flessibili» e «il desiderio di lavorare in un sistema che valorizzi le competenze, permettendo di dedicare più tempo ai pazienti» oltre al bisogno «di avere a disposizione più tempo anche per la propria vita privata».

L’ACCUSA

«Sia per remunerazione che per opportunità di carriera, siamo lontanissimi dagli standard europei – sottolinea Alessandro Grimaldi, segretario abruzzese di Anaao Assomed e presidente dell’Ordine professionale -. Quello dei medici e professionisti pagati a gettoni è un fenomeno di malcostume. È necessario adeguare i compensi a quello dei medici europei ed evitare così che i professionisti abbandonino il sistema sanitario pubblico». Negli ospedali e nelle strutture pubbliche la situazione è diventata insostenibile per molti camici bianchi a causa di turni e orari massacranti – dovuti alla carenza di personale e al sovraffollamento delle corsie – e compensi inferiori rispetto ai dipendenti del settore privato e ai gettonisti. Sono in particolare i giovani medici a non gradire il pubblico. «Se pensiamo che per ogni studente di medicina lo Stato investe dai 200 al 250 mila euro, oltre al danno c’è anche la beffa perché si tratta della formazione di personale che non sarà impiegato nel sistema pubblico».

I PAZIENTI

Non è un caso, allora, se quasi 30 mila abruzzesi all’anno decidono di curarsi fuori regione. L’Abruzzo, inoltre, è terzultimo in Italia per il cosiddetto Indice di soddisfazione della domanda interna (Isdi) creato da Agenas. Per i medici chirurghi, la situazione è se possibile anche peggiore: un dossier del Sumai, il Sindacato di medicina ambulatoriale, rivela che in Abruzzo sono 5.493 (tra attivi e pensionati) i professionisti che operano come liberi professionisti o dipendenti nelle strutture private contro i 4.781 della sanità pubblica. Il 45%, inoltre, ha più di 60 anni e si avvia alla pensione; molti di più rispetto alla fascia d’età 24-44 anni che è pari al 17% dei medici. E c’è poi un altro dato che fa discutere: dei 3.117 medici specialisti che operano nel Ssn, 2.726 sono dirigenti. Il governo Meloni sta provando ad alzare gli stipendi per i medici ospedalieri inserendo una serie di correttivi per frenare la spesa verso i gettonisti. Da quest’anno si potrà ricorrere alle cooperative soltanto «nei casi di necessità e urgenza», in un’unica occasione e senza possibilità di proroga. I medici non potranno essere pagati più di 85 euro all’ora nei pronto soccorso e la rianimazione, 75 per altri servizi medici; per gli infermieri la tariffa oraria varierà invece dai 25 ai 28 euro. Sul fronte della sanità pubblica, nelle prossime ore è attesa la chiusura dell’accordo per il rinnovo dei contratti di 581.148 tra infermieri, tecnici e personale non dirigente con un aumento mensile circa 172 euro. Per quanto concerne invece le aggressioni al personale medico e sanitario, il Centro studi abruzzese dell’Enbital propone l’introduzione di un “safety manager” all’interno delle strutture sanitarie.

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