Scisciano, 13 Gennaio – La questione del rincaro del costo della mensa scolastica a Scisciano si fa sempre più accesa. Dopo l’annuncio dell’aumento delle tariffe per i non residenti a 5,20 euro a pasto, molte famiglie si sono sentite discriminate e abbandonate dall’amministrazione comunale. In risposta, un gruppo di genitori non residenti si è costituito per chiedere equità e trasparenza, portando avanti richieste precise al sindaco di Scisciano, Antonio Ambrosino, e alla sua giunta.
La voce delle mamme: “una scelta discriminatoria e ingiusta” – “Questa situazione è palesemente discriminatoria verso i non residenti”, dichiara Angela Lauro, portavoce del gruppo. “Abbiamo iscritto i nostri figli alle scuole di Scisciano per la qualità dell’offerta formativa e la validità degli insegnanti, ma il rincaro del costo della mensa, comunicato solo a iscrizioni concluse, è un problema economico di grande rilievo per molte famiglie”.
Il gruppo di genitori punta il dito contro l’amministrazione comunale, accusandola di mancanza di trasparenza. “Al momento delle iscrizioni non ci è stato comunicato nulla riguardo all’aumento delle tariffe”, prosegue Lauro. “Questo rincaro non solo colpisce le nostre tasche, ma crea disagio psicologico nei bambini, che si sentono discriminati rispetto ai loro compagni residenti. È un’ingiustizia che mina il principio di uguaglianza e accoglienza che la scuola dovrebbe promuovere”.
Le richieste dei genitori: trasparenza e criteri equi – Le famiglie chiedono all’amministrazione comunale di tornare alle tariffe applicate dalla precedente giunta, che prevedevano un contributo del Comune pari al 40% del costo della mensa. “Due euro per la scuola dell’infanzia e 4,06 euro per la primaria erano cifre sostenibili”, afferma Rosanna Buccolo, un’altra mamma del gruppo.
Un punto centrale della protesta è l’introduzione del criterio ISEE per definire le tariffe, indipendentemente dalla residenza. “Crediamo che tutte le famiglie, residenti e non, debbano avere accesso a tariffe commisurate alla loro situazione economica”, prosegue Buccolo. “Io, ad esempio, sono una mamma separata, con una figlia di 7 anni. Con solo 150 euro di mantenimento mensile, non posso permettermi spese scolastiche così alte. Il tempo pieno è una necessità per molte famiglie come la mia, e negare questa possibilità è ingiusto”.
Lo scontro con l’Amministrazione Comunale – Nonostante due incontri con il sindaco Ambrosino, il gruppo di genitori denuncia un atteggiamento di chiusura da parte dell’amministrazione. “Il sindaco ci ha detto che possiamo portare i nostri figli altrove se non siamo soddisfatti delle condizioni”, riferiscono le mamme. “Abbiamo percepito un totale disinteresse verso il bene comune e il benessere della scuola. Queste parole, pronunciate anche in presenza della dirigente scolastica, ci hanno profondamente amareggiate”.
Le famiglie chiedono che si consideri l’ISEE come parametro per applicare criteri più equi, evitando che il costo della mensa diventi un ostacolo per le fasce più deboli. “Chiediamo semplicemente buon senso e giustizia. La scuola deve essere inclusiva, non divisiva”.
Un problema che riguarda tutti – Il gruppo, che comprende sia genitori non residenti che residenti, teme che questa politica possa compromettere il futuro delle scuole di Scisciano, riducendo le iscrizioni e creando tensioni tra le famiglie.
Tra i membri del gruppo si annoverano Angela Lauro, Rosanna Buccolo, Antonietta Pirozzi, Assunta Perugino, Elisabetta Strocchia, Vincenza Tizzano, Julia Vincenti e Rossella Russo. La loro battaglia non riguarda solo il costo della mensa, ma un principio fondamentale: garantire uguaglianza e dignità a tutte le famiglie, a prescindere dalla loro residenza.
La vicenda di Scisciano mette in luce un tema cruciale: l’accesso ai servizi scolastici deve essere garantito a tutti, senza discriminazioni. Le istituzioni locali hanno il dovere di tutelare i diritti dei bambini e di sostenere le famiglie in difficoltà.
Ora, il gruppo di genitori non residenti attende una risposta concreta dall’amministrazione, che possa rimediare a una situazione percepita come ingiusta e discriminatoria. La scuola, dicono le mamme, deve tornare a essere un luogo di accoglienza e integrazione, non di divisioni e conflitti.
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