Rilancio Holostem, terapia salva-cornea a 1 paziente e già altri in lista

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(Adnkronos) – Era dicembre 2023 quando veniva annunciato che Holostem, l’azienda biotech di Modena nata per sviluppare terapie avanzate a base di cellule staminali e impegnata da anni per dare una speranza di terapia ai ‘bambini farfalla’, affetti da una rara malattia genetica, l’epidermolisi bollosa, era ufficialmente salva. Scongiurata la liquidazione, infatti, con l’intervento del ministero del Made in Italy e delle Imprese (Mimit) era stato avviato il percorso di acquisizione da parte della Fondazione Enea Tech e Biomedical. Il 2024 è stato l’anno del rilancio a livello internazionale sul fronte dello sviluppo di terapie cellulari e geniche per malattie rare e senza rimedio. Un rilancio che passa anche da una terapia salva-cornea. 

Il 7 gennaio 2025, al Centre Hospitalier Universitaire de Liège, il professore Bernard Duchesne ha effettuato con successo la biopsia alla cornea di un giovane paziente che aveva subito un’ustione causata da agente chimico durante un’aggressione. Il giorno successivo alla biopsia, il team di esperti dell’officina farmaceutica Gmp della Holostem, nel Centro di medicina rigenerativa dell’università di Modena e Reggio Emilia, è stato in grado di estrarre le cellule staminali limbari della cornea per la preparazione della terapia Holoclar. Una accurata conta, estrazione e crescita delle staminali limbari è la condizione essenziale per lo sviluppo della terapia cellulare destinata all’impianto sul paziente, che è possibile ad oggi mettere in atto soltanto nei laboratori di Holostem. Altri pazienti sono già in lista per l’avvio della terapia a febbraio. 

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La terapia Holoclar è stato il primo prodotto di terapia cellulare al mondo che ha avuto nel 2015 il Conditional Approval per l’immissione in commercio in Ue e nel Regno Unito, rispettivamente dagli enti regolatori Ema (Agenzia europea del farmaco) e dalla britannica Mhra (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency), ottenendo poi la Full Marketing Authorization nel primo semestre del 2024. Merito del risultato, ha sottolineato l’Ad della società, Alessandro Padova, deve essere riconosciuto al team di Holostem che ha lavorato incessantemente, con passione e impegno, per mettere di nuovo a regime i laboratori altamente specializzati dell’officina Gmp e far ripartire la produzione del prodotto cellulare terapeutico.  

La commercializzazione di Holoclar, spiegano da Holostem in una nota, rappresenta l’avvio del nuovo piano industriale di Holostem che inoltre “prevede la creazione di attività ed investimenti finalizzati alla scoperta e sviluppo di terapie innovative personalizzate per malattie rare ad oggi senza terapia risolutiva, con un approccio di open innovation attraverso importanti partnership strategiche con centri ospedalieri italiani ed europei”. 

Il valore dell’innovazione e competitività dell’azienda, prosegue la nota, è stato riconosciuto anche dalla Commissione europea che ha selezionato Holostem per avere accesso ai finanziamenti Ipcei (Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo) Med4Cure, in quanto una tra le 13 aziende europee in grado di perseguire l’obiettivo di sostenere la realizzazione di progetti innovativi e di rilevanza strategica per salute e sanità, al fine anche di migliorare la qualità e l’accesso alle cure del paziente. 

“Senza l’apporto di ciascuno dei componenti del Consiglio di amministrazione ed il contributo del Collegio dei sindaci non sarebbe stato possibile, in un contesto estremamente complesso, arrivare alla definizione del piano industriale della società e così permettere all’azienda di ripartire nelle attività di produzione e ricerca – commenta il presidente della Holostem, Francesco Vetrò, manifestando soddisfazione per il risultato raggiunto – Il risultato, tuttavia, non sarebbe stato neppure lontanamente alla portata se la Fondazione Enea Tech e Biomedical ed il Mimit non avessero con lungimiranza salvaguardato e rilanciato un’azienda unica nel settore in Italia e all’estero”. E, ricorda ancora, “nulla si sarebbe potuto realizzare se non vi fosse stato l’iniziale apporto di risorse della Chiesi Farmaceutici e senza la partnership con l’università di Modena e Reggio Emilia”. 





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