Macchina cuore-polmone usata per la prima volta fuori dall’ospedale in Italia: è successo a Vigevano

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


PAVIA. Policlinico e Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza, ex 118) hanno dimostrato che si può fare. Per la prima volta in Italia, un paziente in arresto cardiaco è stato collegato a una macchina Ecmo fuori dall’ospedale: si tratta di un’avanzata tecnica di rianimazione che richiede macchinari complessi, finora fattibile solo in ospedale. I centri capaci di attuare questa procedura non sono più di sei al mondo.

È successo lunedì a Vigevano, dove un 65enne è stato colpito da malore. Nonostante lo sforzo degli operatori giunti sul posto con un’ambulanza speciale, le sue condizioni erano troppo gravi per essere salvato. Dopo tre anni di ricerca, quella di lunedì è la prima applicazione dello strumento: «Abbiamo dato al paziente delle possibilità di sopravvivenza che altrimenti non avrebbe avuto» spiega Mirko Belliato, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione del policlinico San Matteo, l’unico centro Ecmo della provincia e il primo banco di prova nazionale dello studio che, dopo tre anni, è stato applicato per la prima volta. «In questi casi il fattore tempo è determinante. Prima di lunedì, era impensabile trasportare un paziente da Vigevano a Pavia per collegarlo all’Ecmo. Adesso possiamo portare la macchina fuori, aprendo scenari che fino a ieri non erano possibili».

Ossigenazione extra corporea

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

L’Ecmo (ossigenazione extra-corporea) è l’ultima carta da giocare quando le altre procedure di rianimazione non hanno funzionato: secondo linee guida regionali, viene praticata su persone con meno di 70 anni e a precise condizioni. Dopo che il paziente non ha risposto al massaggio cardiaco né al defibrillatore, viene portato in ospedale e collegato a un macchinario dotato di pompe e membrane che sostituiscono le funzioni di cuore e polmoni, preservando gli organi dalla mancanza di ossigeno mentre si spera che il battito ritorni: una procedura chirurgica non banale che richiede competenze specifiche.

L’equipe di Belliato ha studiato come abbreviare la procedura, tagliando i tempi di rientro in policlinico: grazie a un macchinario “miniaturizzato” rispetto a quelli usati di solito in ospedale, è stato stilato un protocollo sperimentale per collegare il paziente anche fuori dal reparto, chiamata Epcr on site (perfusione extra corporea sul posto). L’allarme è scattato lunedì pomeriggio intorno alle 15, quando il paziente è andato in arresto in corso Garibaldi a Vigevano.

Due passanti, volontari soccorritori delle Croci, hanno prestato i primi soccorsi, utilizzando anche un defibrillatore pubblico recuperato da una scuola vicina. Nel frattempo l’equipe di Belliato è partita da Pavia a bordo di un’ambulanza attrezzata con l’Ecmo portatile, utilizzato nel tentativo di salvare la vita al paziente. «Siamo dispiaciuti per com’è andata, ma le condizioni cardiache del paziente non erano reversibili. Purtroppo, quando si parla di casi di questo tipo la percentuale che un paziente non ce la faccia va tenuta in considerazione, e non si può conoscere prima. Tuttavia possiamo dire che abbiamo centrato gli obiettivi della procedura. Tra questi, arrivare sul posto nei tempi brevi, riuscire a concludere il collegamento all’Ecmo in condizioni di sterilità. A conti fatti, impiantando il macchinario fuori dall’ospedale si risparmia mezz’ora di tempo, se consideriamo la distanza che c’è tra Pavia e Vigevano. Quando si parla di rianimazione, ogni minuto fa la differenza. Con questa tecnica, abbiamo dato al paziente delle chance in più rispetto alle manovre di rianimazione convenzionali».

Secondo Belliato, la nuova procedura apre un nuovo ventaglio di possibilità per migliorare le procedure di rianimazione in una provincia molto estesa com’è quella di Pavia, aumentando le possibilità di sopravvivenza dei pazienti in arresto cardiaco. Specie quelli che abitano distanti dal San Matteo. «Pensiamo a un infarto che capita a Mortara o Rivanazzano – prosegue il medico – prima di questa procedura, non avremmo nemmeno provato a collegare il paziente all’Ecmo, perché non avremmo avuto abbastanza tempo per intervenire. Adesso c’è una possibilità in più».

Un anno di formazione

L’ambizione dell’equipe San Matteo-Areu è rendere la sperimentazione in una pratica permanente, una volta che ci saranno dati sufficienti: al momento, l’ambulanza-Ecmo è attiva dal lunedì al venerdì per otto ore al giorno.

L’intervento dell’altro ha richiesto oltre un anno di formazione degli operatori di Areu e del policlinico: «Pubblicheremo i nostri risultati su una rivista scientifica – conclude Belliato – una volta che li avremo validati». Lo studio Epcr on site è supportato con 70mila euro da Fondazione comunitaria, mentre l’Ecmo portatile è stato fornito dalla Euroset. —

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link