ROMA > Questa mattina i magistrati della Corte costituzionale si sono riuniti per la prima udienza pubblica, presieduta da Giovanni Amoroso, in cui si è cominciato il dibattimento sulla legge regionale 5 del luglio 2024, la cosiddetta moratoria che imponeva di bloccare per 18 mesi la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile in tutta la Sardegna. norma, pur abrogata da un articolo della successiva legge 20, che recepisce il decreto del ministro Pichetto Fratin sulle aree idonee, approvata lo scorso 4 dicembre e già in vigore.
Il dibattimento è entrato nel vivo, dopo la decisione della Corte di escludere dal procedimento gli interessi privati, come quelli della RWE Renewables Italia, società energetica autrice di una lettera di diffida al Consiglio regionale perché si astenesse dal voto sul provvedimento.
L’avvocato della presidenza del Consiglio dei ministri, che ha impugnato il provvedimento, ha ribadito i punti controversi della norma regionale “che, sebbene transitoria, deroga rispetto alla disciplina statale” e introduce “un divieto valevole sull’intero territorio regionale che confligge con il principio di massima diffusione delle fonti di energia rinnovabili”.
Oltre al fatto che il “divieto provoca un danno a carico dell’operatore che, nelle more del compimento delle procedure per l’ottenimento dei titoli abilitativi, ha già sostenuto costi tecnici e amministrativi ingenti”.
La decisione sulla legge già abrogata è comunque obbligatoria ed è prevista entro un mese.
“A tutti quelli che pensavano che la Giunta e il Consiglio regionale fossero commissariati, oggi ha risposto la Corte Costituzionale che si è riunita per discutere la legittimità della disciplina transitoria sulle energie rinnovabili, introdotta con la legge regionale 5 del luglio 2024” – ha dichiarato la presidente della Regione, Alessandra Todde, commentando le decisioni assunte oggi durante la prima udienza della Corte Costituzionale.
Anche se presumibilmente la sentenza non arriverà prima di venti giorni, dalla Consulta sono comunque arrivate importanti sottolineature.
A iniziare dalla preminenza degli interessi pubblici rispetto a quelli dei privati.
La Corte ha infatti accolto l’istanza della Regione Sardegna e ha, come detto, escluso dal procedimento la RWE Renewables Italia, una società privata attiva nel campo delle energie rinnovabili, che aveva tentato di condizionare il dibattito pubblico mandando una lettera di diffida al Consiglio regionale nell’esprimere un voto sulla legge 20/2024.
“Una decisione importante anche in prospettiva futura, perché sancisce la preminenza dell’interesse pubblico rispetto a quello dei privati”, ha sottolineato la presidente Todde.
La difesa regionale ha anche evidenziato la competenza primaria della Regione in materia urbanistica, contrastando decisamente la tesi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ribadendo che la Regione ha tenuto fede agli impegni presi con lo Stato e anche con l’Unione Europea. Infatti, la legge 5 non ha messo a rischio i parametri europei sulle rinnovabili.
“È un nostro diritto legiferare in materia urbanistica: lo certifica il nostro Statuto e abbiamo difeso con forza questa nostra posizione, così come il nostro impegno verso la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Avevamo garantito che avremmo approvato tutto nei tempi previsti. Abbiamo fatto di meglio anticipando di tre mesi la scadenza prevista dal governo”, ha ulteriormente sottolineato la presidente della Regione.
Durante l’udienza è poi emerso che lo Stato, se da un lato impugna il provvedimento, dall’altro, con il Ministero della Cultura, ricorda che le domande per l’installazione di impianti eolici superano di dieci volte gli obiettivi di produzione della Regione Sardegna.
“Nel Governo evidentemente non ci sono le idee chiare”, ha chiosato la presidente Todde, “noi invece le abbiamo: perseguiamo il solo interesse pubblico e fino a quando saremo al governo della Sardegna non permetteremo a nessuno di minacciare, mettere veti o porre condizioni sulla pelle dei sardi”.
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