ecco l’inchiesta che agita Urso

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


A palazzo Piacentini c’è tensione. L’aria che si respira nella sede di via Veneto del ministero delle Imprese e del Made in Italy non è delle migliori. E il motivo non riguarda tanto i delicati dossier, da Stellantis fino al Sulcis, presenti sul tavolo del capo del dicastero Adolfo Urso. È piuttosto un altro: ha a che fare con un’indagine dei magistrati capitolini nata da un esposto ricco di dettagli su riunioni riservate che hanno portato al siluramento di una terna di commissari straordinari di una delle società di costruzioni più importanti del Paese.

I pubblici ministeri romani hanno infatti aperto un fascicolo che potrebbe rappresentare un grosso problema per i vertici del ministero. L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Stefano Pesci e dal sostituto Alessia Natale, prende le mosse da un fatto che questo giornale ha già raccontato: la revoca da parte del ministro Urso dei tre commissari straordinari che per sei anni hanno gestito Condotte d’acqua, la società colosso delle costruzioni.

Un ribaltone amministrativo che ha messo alla porta la terna di professionisti costituita da Giovanni Bruno, Gianluca Piredda e Matteo Uggetti e ha al contempo visto l’arrivo di un nuovo trio commissariale, tra loro anche una vecchia conoscenza del ministro meloniano: l’avvocato Francesco Paolo Bello, che, come ha scoperto Domani, è stato partner d’affari di Urso e suo ex collaboratore in una srl, la Italian World Services.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Il fascicolo in questione ha già degli iscritti nel registro degli indagati. Sui nomi la procura di piazzale Clodio tiene il massimo riserbo. A questo giornale risultano almeno due persone sotto inchiesta. La genesi del procedimento è, appunto, l’esposto arrivato sulle scrivanie dei magistrati romani e presentato da uno dei tre ex commissari di Condotte, Giovanni Bruno, il quale per la vicenda si era anche appellato alla giustizia amministrativa.

Il primo grado aveva dato ragione ai commissari, il Consiglio di Stato ha invece sospeso la decisione del Tar in favore del ministero, in attesa della decisione nel merito. Nelle carte consegnate ai pm, però, a essere denunciato è il metodo con cui sono stati fatti fuori i professionisti sgraditi. Con la denuncia di quanto avvenuto, come raccontato nei mesi scorsi da questo giornale, nel corso di una riunione dell’8 gennaio 2024 al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Riunione, quella di un anno fa, dove erano presenti i vertici del Mimit.

Da Urso al capo di gabinetto del ministro, il fedelissimo Federico Eichberg, che, solo qualche mese dopo, a giugno, avrebbe profilato ai commissari una soluzione ben precisa: dimettersi prima di ogni eventuale revoca per ottenere una rapida liquidazione delle rispettive parcelle. Una soluzione, o meglio una promessa, che per qualcuno dei commissari sarebbe suonata più o meno come una minaccia. Eichberg bollò la ricostruzione come «distorta e con fini denigratori».

Il profilo

Classe 1971, già direttore della fondazione Farefuturo di Urso, legato all’Opus Dei e grande tifoso della Lazio, Eichberg è quindi colui che annuncia ai tre commissari la decisione del ministro fedelissimo di Giorgia Meloni di revocarli. Le registrazioni della riunione, alcune delle quali già pubblicate in esclusiva da Domani, sembrano inequivocabili. «Il ministro ha manifestato un forte disagio quindi diciamo ci ha chiesto di avviare un procedimento diretto alla vostra revoca (…)», dice Eichberg, che parla anche di «difformità di vedute» tra il ministro e i commissari. I professionisti, ascoltando le parole del capo di gabinetto durante quella seduta, sono increduli.

Lo sono soprattutto quando Eichberg sembra avanzare una sorta di via di fuga ai professionisti. «Noi vorremmo perseguire una strada la più smooth possibile diciamo… la più leggera possibile, primo. Secondo, vorremmo anche, diciamo ragionare con voi su un qualcosa che mantenga integro l’eccellente lavoro che voi avete fatto sul 90, 95, 97 per cento della procedura (…) voi siete in attesa da un po’ che vi venga riconosciuto il compenso…dovuto». Ecco, dunque, la proposta. Che, in base a quanto scritto nell’esposto, vorrebbe significare: o date le dimissioni e avrete le parcelle alla svelta, oppure vi silura il ministero e chissà quando vi pagherà.

L’esposto

Ma perché il ministro di Fratelli d’Italia, per mezzo del suo braccio destro, silura i commissari dopo sei anni di lavoro definito dallo stesso Eichberg «altamente meritorio»? La spiegazione starebbe tutta nell’esposto già citato. Lo scontro si sarebbe consumato soprattutto sulla cessione della quota del 15 per cento controllata da Condotte nella società Eurolink, il consorzio che dovrà realizzare il ponte sullo Stretto, vessillo di questo governo. Ad aggiudicarsi quel 15 per cento è il gruppo Tiberine controllato dall’immobiliarista romano Walter Mainetti. Il collegio commissariale di Condotte, con Bruno in testa, segue, all’epoca, una procedura condivisa, almeno fino a un certo punto, con il ministero, che il 29 marzo del 2023 autorizza la vendita della partecipazione in Eurolink.

Da qui il “malcontento” del capo del Mimit. Nel mirino c’è proprio la vendita di Eurolink, che secondo Urso e i suoi collaboratori sarebbe stata di fatto “svenduta”. Così la decisione di revocare i professionisti. E a giugno la scelta, dapprima solo paventata, si fa più concreta. Lo diventa con Eichberg che, appunto a giugno scorso, «rappresenta ai commissari», si legge ancora nell’esposto, «che se avessero rassegnato le dimissioni spontaneamente ci sarebbe stato adeguato riconoscimento al lavoro svolto attraverso una tempestiva liquidazione dei compensi».

«Stiamo cercando di trovare una soluzione avendovi rappresentato qual è diciamo ad oggi la determinazione del ministro», chiosa Federico Eichberg in base a quanto emerge dalle registrazioni.

Microcredito

per le aziende

 

È così che Uggetti si dimette. Bruno e Piredda, al contrario, non lo fanno e vengono quindi revocati con decreto il 6 settembre. Nelle registrazioni, poi, Eichberg sottolinea che la mancanza di fiducia è alla base della decisione del ministro. «Come sappiamo il rapporto fiduciario è sostanziale per l’amministrazione straordinaria», dice il capo di gabinetto. Che continua il suo discorso davanti ai tre commissari parlando di «momenti di maggiore o minore comprensione mettiamola così che magari si è riverberata presso la struttura facendo venire meno il rapporto fiduciario».

Per i professionisti però chi è nominato in procedure fallimentari può essere rimosso solo per giusta causa. E, per quanto Urso lamenti «scarsa diligenza» degli ex commissari, la terna sembrerebbe riuscita a perseguire l’obiettivo di salvaguardare i complessi produttivi e tutto il comparto occupazionale.

Nell’esposto si legge: «Il valore complessivo delle cessioni ha superato 250 milioni e il numero dei lavoratori salvaguardati è stato superiore a 1.300 lavoratori, in misura cioè pari al 100 per cento del personale in essere all’atto della ammissione di Condotte d’acqua spa alla procedura di amministrazione straordinaria».

Nell’esposto Bruno lamenta inoltre di non aver ricevuto ancora quanto gli spetta per il lavoro svolto. Intanto c’è una nuova terna, che, oltre che dalla vecchia conoscenza di Urso, Bello, era composta da Michele Onorato e Alfonso Di Carlo, quest’ultimo ha già dato le dimissioni per incompatibilità. Intanto l’inchiesta, appena iniziata, prosegue.

© Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link