Perché il ministro Nordio ha liberato in fretta l’iraniano Abedini nello scambio con Cecilia Sala

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Cecilia Sala arrestata in Iran

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13 Gennaio 2025



08:27

Pochi giorni fa, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva detto che avrebbe atteso la decisione della Corte d’appello di Milano sull’ingegnere iraniano Abedini. Poi, invece, ha accelerato: ieri è arrivata la richiesta di scarcerazione, e Abedini è tornato a Teheran su un volo fornito dal governo.

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Si è chiusa la vicenda del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato dalle autorità italiane su richiesta degli Stati Uniti il 16 dicembre e scarcerato ieri su richiesta diretta del ministro della Giustizia Carlo Nordio. La sua liberazione, nonostante l’Iran lo avesse smentito, era notoriamente legata a quella della giornalista Cecilia Sala. Ma nei giorni scorsi Nordio aveva detto che il caso di Abedini non era tra le sue preoccupazioni principali, e che avrebbe atteso la sentenza della Corte d’appello di Milano sulla richiesta di domiciliari per l’iraniano, attesa il 15 gennaio. Evidentemente, così non è stato.

I tempi per la liberazione di Abedini dopo quella di Sala

Dopo il ritorno di Sala in Italia, era evidente che i tempi per rispettare l’accordo con l’Iran fossero stretti. Da una parte l’impressione era stata che il governo Meloni non volesse liberare immediatamente Abedini per non dare l’idea di uno scambio di prigionieri (cosa che però di fatto è avvenuta). Dall’altra, a livello politico molti hanno sottolineato come questo periodo di passaggio di consegne negli Usa tra Joe Biden e Donald Trump abbia semplificato le cose: entrambi hanno dato il via libera all’accordo con l’Iran, ma era comunque meglio chiudere il caso prima dell’insediamento di Trump, il 20 gennaio.

I giudici milanesi, questo mercoledì, avrebbero deciso sulla possibilità di mandare l’ingegnere ai domiciliari. Ma la decisione sarebbe avvenuta sulla base delle carte a disposizione, e non delle decisioni politiche. Era possibile, insomma, che gli arresti domiciliari non sarebbero stati concessi (la Procura si era già espressa contro). Forse anche per questo il ministro ha deciso di accelerare i tempi.

Il potere del ministro nei casi di estradizione

Legalmente, l’articolo 718 del Codice di procedura penale riconosce al ministro della Giustizia il potere di revocare l’arresto con richiesta di estradizione. La revoca, si legge, è “sempre disposta” la richiede il ministro. Venerdì scorso, la capo di gabinetto di Nordio aveva chiesto all’ufficio che segue le procedure di estradizione di stilare un elenco dei precedenti (tra questi il regista ucraino Yeven Eugene Lavrenchuk, arrestato su richiesta della Russia, e l’ingegnere svizzero Hernè Falciani). Questo aveva fatto capire quale era la strada politica e giuridica scelta per chiudere la questione Abedini.

La mossa, poi, è arrivata a sorpresa ieri. Secondo quanto riportato da diverse fonti di stampa, Nordio avrebbe evitato anche di passare dai propri uffici, cosa decisamente contraria alla prassi. Infatti, la firma sulla richiesta era proprio quella del ministro, e non – come avviene di solito in questi casi – quella del responsabile della direzione generale degli Affari internazionali.

Le motivazioni ufficiali di Nordio

Nel comunicato che ha annunciato la liberazione di Abedini, il ministro ha anche inserito le motivazioni legali alla base della scelta. Dei tre reati di cui era accusato l’ingegnere dagli Usa, uno non è un reato in Italia, mentre per gli altri due “nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento”. Insomma, non ci sono abbastanza prove.

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Tuttavia, sulla base di quelle stesse prove era stato chiesto a dicembre di arrestare (e poi di confermare il fermo) per Abedini. È vero che negli ultimi giorni gli Stati Uniti non hanno inviato alcuna documentazione in più per sostenere le accuse e chiedere l’estradizione, ma è vero anche che legalmente ci sarebbero stati ancora diversi giorni di tempo per farlo.

Cosa avranno gli Stati Uniti in cambio

Insomma, al di là delle motivazioni giuridiche è chiaro che la scelta di liberare l’iraniano sia stata politica – cosa che la legge consente senza problemi, nei casi di estradizione. Non a caso, l’ingegnere è tornato a Teheran in poche ore su un aereo dell’Aise (i servizi segreti per l’estero, gli stessi che avevano riportato materialmente Cecilia Sala a Roma).

Gli Stati Uniti erano già stati debitamente avvisati dal governo Meloni, e avevano dato un tacito ‘via libera’ agli accordi tra Italia e Iran. Non è ancora noto quale sia la contropartita richiesta dagli Usa. Ciò che è certo è che quando Abedini è stato arrestato, i magistrati italiani (insieme all’intelligence) hanno copiato tutti i dati informatici che aveva con sé. Informazioni preziose, che potrebbero essere condivise con gli statunitensi.





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