Vigneti in Maremma. Toscana. Crediti foto: Getty Images
Un drone in volo inquadra una vite. Poi si allontana e mostra altri filari, fino a restituire l’immagine non solo dell’intero vigneto, ma anche di tutto ci� che gli sta attorno. � una delle scene del documentario Gradi. Il vino italiano ai tempi del cambiamento climatico. E, nel suo andamento, sembra racchiudere tutto il significato di questo lavoro: se non vogliamo che la crisi climatica ci faccia restare con i calici a secco, serve un cambio di approccio nel modo in cui produciamo vino. Smettere di guardare ai singoli ettari di vigneto e aprire lo sguardo all’ecosistema nel suo complesso. Diffidando delle soluzioni pi� facili e puntando sulle strategie — gi� disponibili — di mitigazione e adattamento, unico antidoto a una crisi climatica che colpisce, inevitabilmente, anche il settore vinicolo. Un settore che rappresenta l’1,3 per cento del Pil italiano e ci vede secondi produttori al mondo.
Online dal 16 gennaio sul canale YouTube di Will Media, il reportage “Gradi” racconta il cambiamento climatico nel mondo del vino grazie alle testimonianze di vignaioli ed esperti. Il presidente Fivi, Lorenzo Cesconi: �Il primo passo � abbandonare un modello che punta alla quantit� in favore di uno qualitativo�
Realizzato da Will Media in collaborazione con la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), il documentario sar� visibile online da gioved� 16 gennaio sul canale YouTube di Will Media. � stato presentato in anteprima luned� a Milano alla presenza dell’assessora all’Ambiente e al Verde del Comune di Milano, Elena Grandi, e dell’assessora allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili, Martina Riva, oltre al presidente di Fivi, Lorenzo Cesconi, e alla sua segretaria nazionale, Rita Babini.
Un viaggio tra Sicilia, Emilia-Romagna e Lombardia
Il reportage si struttura come un viaggio da sud a nord Italia in cui numeri e dati si alternano alle testimonianze di vignaioli indipendenti (in Sicilia, Emilia-Romagna e Lombardia) e interviste ad esperti di gestione del territorio. A fare da guida � Giulia Bassetto, autrice sul tema clima del team editoriale di Will che si occupa di soluzioni climatiche e consumo critico.
Oltre a evidenziare le problematiche, grazie ai racconti dei produttori vinicoli alle prese con siccit� prolungate, temperature sopra la media, piogge violente e improvvise, alluvioni e grandinate, Gradi ha soprattutto l’obiettivo di fare luce sulle soluzioni per salvaguardare il vino cos� come lo conosciamo oggi. Il punto � non solo garantirne la produzione, ma anche assicurarsi che il suo gusto — influenzato dai tempi di maturazione — non cambi. Ecco perch�, nel corso del documentario, intervengono anche due esperti: uno concentrato sull’integrazione di diverse specie arboree all’interno della monocultura della vigna e l’altro sulla gestione dell’acqua.
Le soluzioni facili non sono una soluzione
Una delle soluzioni pi� facili — e suggerite pi� spesso — � quella di “delocalizzare” la produzione, spostando i vigneti pi� a nord o in aree collinari e montuose. Una strategia che potrebbe risolvere, almeno temporaneamente, il problema dell’aumento delle temperature. Ma col rischio di esporsi comunque a fenomeni meteo come le grandinate e la siccit�. E poi: cosa dovrebbero fare quei produttori indipendenti radicati sul territorio che non possono o non vogliono spostarsi?
Qualche strategia dal basso
Sono proprio loro a raccontare alcune delle strategie di adattamento che si possono mettere gi� in atto. In provincia di Siracusa Carmela Pupillo, di Cantine Pupillo, deve fare i conti con una siccit� che, in alcune annate, le ha fatto perdere met� della produzione. Per adattarsi alla situazione, la produttrice ha studiato tecniche per ombreggiare le viti e modificato il sistema di irrigazione, arrivando perfino a installare una piccola stazione meteo in vigna con l’obiettivo di anticipare i fenomeni climatici.
Un’altra tecnica di adattamento consiste diversificare le colture attorno alle viti grazie ad alberi, siepi e e cespugli, in modo da creare un ecosistema agricolo pi� resistente: � quello che stanno provando a fare Miranda Poppi e Gennaro Cirillo di Cantine Giovanna Madonia, in provincia di Forl� Cesena. Mentre Emanuele e Isabella Pelizzatti Perego, proprietari delle Cantine Arpepe, vicino a Sondrio, vorrebbero superare le difficolt� di lavorare nelle caratteristiche vigne terrazzate usando i droni, che garantirebbero velocit� e risparmio d’acqua. Uno scenario non ancora possibile nel nostro Paese, anche se �stiamo lavorando per ottenere delle deroghe�.
Parola d’ordine: complessit�
�Le piante sono esseri viventi, non macchine�, dice Cesconi: �In agricoltura, e soprattutto nell’agricoltura ai tempi della crisi climatica, non esistono ricette uguali per tutti. Il primo passo � abbandonare un modello che punta alla quantit� in favore di uno qualitativo: �Penso a un sistema agricolo disposto a produrre meno ma con una qualit� maggiore, come avveniva in passato�.
Nella visione di Cesconi, natura e innovazione vanno di pari passo. Tanto che �le istituzioni dovrebbero dare sostegni economici per aiutare i produttori a dotarsi di soluzioni tecnologiche�. In questo modo, spiega Babini, la tecnologia potrebbe diventare un mezzo che per entrare in contatto con la natura in modo ancora pi� proficuo: �I dati, da soli, non aiutano. Ma se vengono letti con l’aiuto dei vignaioli, che conoscono il loro territorio, si trasformano in un aiuto prezioso�. I cambiamenti climatici sono gi� una realt�. Il segreto � essere abbastanza aperti da cambiare anche il nostro modello produttivo.
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