Pensioni e altri miti: come le nuove generazioni continuano ad essere dimenticate dalla politica italiana

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Nel mezzo di un periodo politico in cui spesso si fatica a comprendere ciò che è vero da ciò che non lo è, i giovani italiani si sono trovati di fronte all’ennesima porta chiusa. Il caso pensioni, nato la scorsa settimana da uno strappo dell’Inps, ha creato un certo scompiglio tra i lavoratori e i sindacati, colti alla sprovvista da una decisione che comunque avrebbe dovuto prendere avvio tra circa un anno. Nel 2027, infatti, dovrebbe scattare il nuovo calcolo dell’età pensionabile, basato sull’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione italiana.

Questo anticipo inaspettato ha comunque riaperto un dibattito che sembra non prendere in considerazione il reale problema originario. Il crollo della natalità, infatti, è il principale ostacolo alla garanzia di pensioni adeguate. A questo poi si aggiunge la difficoltà per i giovani, a partire dai millennials e poi della generazione Z, di trovare un lavoro non precario, stabile e duraturo, che permetta loro di essere da un lato una forza lavoro remunerativa per lo Stato e dall’altro di costruire un fondo pensione che sia degno di questo nome.

Mentre si riflette, dunque, su come trovare una soluzione a breve termine, e inadeguata, al grave problema dell’aumento della speranza di vita, sembra sfuggire come al momento i giovani italiani procedano allo sbaraglio, ormai rassegnati alla possibilità di non avere mai una casa di proprietà, un lavoro a tempo indeterminato e affidabile, e soprattutto un piano pensionistico sicuro.

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Intanto, i sindacati cercano di trovare soluzioni che possano arginare questa problematica, anche se a fatica. Una delle ipotesi è quella della pensione contributiva di garanzia, necessaria ad assicurare un assegno pensionistico dignitoso anche a coloro che hanno avuto un percorso lavorativo discontinuo. In questo caso però, il problema di fondo è un altro: la mancanza di risorse per sostenerlo.

Pensioni, un sistema vicino al collasso

I dati riguardanti il futuro del sistema pensionistico italiano, purtroppo, non sono rincuoranti. Secondo la relazione dell’Istat sul futuro demografico dell’Italia, il rapporto tra individui in età lavorativa, ovvero dai 15 ai 64 anni, e non lavorativa passerà da circa 3 a 2 del 2023 ad un rapporto di 1 a 1 nel 2025. Anche in questo caso, la causa è puramente legata alla denatalità e in parte alla “fuga dei cervelli“. Così, mentre l’Italia si svuota della sua forza lavoro, il Sistema sanitario italiano continua a migliorarsi e ad allungare l’aspettativa di vita del popolo italiano.

Di conseguenza, “stipendiare” un pensionato per sempre più decenni può diventare un onere insopportabile per le casse dello Stato, a cui aggiungere poi le spese per le cure di questi anziani, totalmente a carico dell’Ssn. Fanno riflettere e soprattutto preoccupano, quindi, le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, come sempre piuttosto diretto: “Nessun sistema pensionistico è sostenibile in un quadro demografico come quello attuale“. Insomma, si può continuare a riflettere sulle finestre mobili, sullo spostamento del Tfr e anche sul congelamento della speranza di vita, ma comunque, senza nuove nascite, l’Italia è destinata a divenire un Paese in cui le pensioni sono un ricordo vicino e anche piuttosto nostalgico.

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, aumento ministri
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, aumento ministri

Vi sarebbe, poi, una seconda opzione, che però sembra poco apprezzata dal popolo italiano. Si tratta dell’integrazione di lavoratori immigrati, regolari e con contratto, che possano far respirare almeno per il momento il sistema pensionistico, ma anche quello economico, del nostro Paese. L’idea, comunque, sembra un boccone piuttosto amaro da far mandare giù agli italiani, che preferiscono invece continuare a chiedere risorse che effettivamente al momento non ci sono. Intanto, il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) ha stimato che, tra circa 30 anni, 5,7 milioni di italiani rischiano di ricevere assegni pensionistici sotto la soglia di povertà.

Pensioni,

Così, mentre il caos pensioni torna in auge a causa dei nuovi parametri pubblicati dall’Inps, la Lega continua a negare che per il momento l’aumento dell’età pensionabile possa divenire una realtà. “L’aumento dei requisiti per andare in pensione, fatto trapelare in maniera impropria e avventata dall’Inps, non ci sarà“, ha infatti dichiarato lo scorso giovedì il sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon. Secondo il calcolo dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, infatti, a partire dal 2027 l’età pensionabile salirebbe a 67 anni e 3 mesi e dal 2029 con 67 anni e 5 mesi, per adeguarsi all’aumento della speranza di vita.

Occupazione, Claudio DurigonOccupazione, Claudio Durigon
Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro (Lega)

Nel caso in cui, però, la Lega dovesse avere la meglio, il solo scarto di questi tre mesi costerebbe alle casse dello Stato ben 2,3 miliardi. Quindi, per cercare di tutelare le generazioni attuali, si rischia di dimenticare quelle future. I dati dell’Inps, infatti, danno per scontato che nei prossimi anni l’età pensionabile debba aumentare per forza di cose. Ogni due anni, quindi, è necessario che le pensioni scattino in avanti di tre mesi, come previsto dalla legge introdotta nel 2009 dal governo Berlusconi. In questo modo, quindi, si passerebbe dagli attuali 67 anni, età in cui un uomo va in pensione ad oggi, ai 69 anni e 6 mesi del 2051.

In questo senso, poi, continueranno ad aumentare anche gli anni di contributi necessari per accedere al pensionamento. Così, nonostante gli anni di lavoro in più, è possibile che i giovani italiani abbiano accesso ad assegni pensionistici non adeguati al costo della vita. Attualmente, quindi, l’Italia si trova stretta all’interno di una morsa in cui la mancanza di lavori stabili e l’aumento del caro vita continuano a rendere complesso il miglioramento dei tassi della natalità e allo stesso tempo, la mancanza di forza lavoro rende quasi impossibile il mantenimento del sistema pensionistico e in futuro anche di quello sanitario.

In un Paese che continua ad invecchiare ed in cui i giovani sono sempre meno, il governo continua a guardare a soluzioni a breve termine, che accontentino le fasce maggiori degli elettori, dimenticando di allargare lo sguardo e di trovare soluzioni che possano almeno dare speranza alle nuove generazioni di poter avere un posto nel mondo, senza dover faticare per essere riconosciuti.

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