Pensioni, dobbiamo prepararci all’aumento dell’età pensionabile (e non nasconderci)

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L’età pensionabile aumenterà nel 2027, anzi no. E scoppia il caos.

Sto seguendo con interesse quanto sta succedendo in queste ore sul fronte pensioni con l’Inps, e i particolare il presidente Fava (che proprio qualche giorno fa abbiamo intervistato) finiti dentro l’occhio del ciclone per un aggiornamento del simulatore pensioni presente su sito e app dell’Istituto che proprio non è piaciuto al governo, in particolare alla maggioranza leghista.

Personalmente posso dire che la politica, come spesso accade, sta mettendo su una trattazione volta a delegittimare le istituzioni a vantaggio di un proprio tornaconto personale, mentendo sullo stato delle cose e provando a convincere i cittadini del fatto che grazie a un loro intervento sarà possibile scongiurare un aumento dei requisiti per andare in pensione. E fa sorridere pensare che di fatto è quella stessa politica che soprattutto con la legge di Bilancio del 2024 è intervenuta modificando, in peggio, i requisiti di alcune misure di flessibilità.

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Il problema è che da tutto questo sta passando un messaggio sbagliato e fuorviante che impedisce ai cittadini di prendere atto di qual è davvero la situazione a cui devono prepararsi, un futuro in cui si andrà in pensione sempre più tardi e dove solo chi sarà stato sufficientemente lungimirante da investire i propri risparmi in maniera accurata, ad esempio aderendo a un fondo per la pensione complementare, riuscirà a garantirsi una rendita previdenziale adeguata.

Cosa è successo

Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce quando la scorsa settimana sul sito dell’Inps viene aggiornato il simulatore della pensione prevedendo per il 2027 un aumento dell’età pensionabile di 3 mesi. Di fatto, per la pensione di vecchiaia si passa da 67 a 67 anni e 3 mesi, per quanto a oggi non ci sia nulla di definito su questo fronte.

Ma d’altronde si tratta di un “simulatore”, non di una verità assoluta, tanto che ritengo paradossale quanto successo dopo. Soprattutto da parte della Lega non sono mancati gli attacchi all’Istituto che dopo una prima spiegazione – dicendo appunto che non si tratta di un’informazione ufficiale – ha rivisto il proprio simulatore eliminando l’aumento tanto contestato.

Ma non è bastato, perché sembra che la politica non voglia ancora togliere i riflettori da quanto successo. Basti pensare che proprio nei prossimi giorni, su richiesta del deputato leghista Alberto Bagnai, presidente della Commissione di controllo sull’attività degli enti previdenziali, il presidente Fava potrebbe essere audito in Parlamento.

Nel dettaglio, Bagnai ha definito come “singolare” la vicenda del software di simulazione, in quanto avrebbe fornito risultati “non conformi alle normative in vigore”, e pertanto dovrà darne spiegazione in Parlamento.

L’età pensionabile aumenterà, prendiamone atto

L’Inps non ha inventato nulla, semmai ha dato per scontato qualcosa di cui non si ha ancora la certezza assoluta (per quanto le previsioni in tal senso non manchino). Andiamo con ordine: è importante sapere che la legge – in particolare è stata la riforma Fornero del 2011 a stabilirlo – prevede che ogni due anni i requisiti per la pensione debbano essere adeguati alle speranze di vita. Se si vive di più è giusto che si passi più tempo al lavoro: è questo il principio alla base di un meccanismo introdotto con l’obiettivo di garantire stabilità al sistema previdenziale.

L’ultimo aggiornamento, di ben 5 mesi, c’è stato nel 2019, dopodiché il meccanismo che adegua i requisiti per la pensione alle aspettative di vita non ha prodotto altri aumenti, se non altro perché nel frattempo c’è stata la pandemia. Ma questo non significa che le speranze di vita non torneranno a salire, anzi: secondo le previsioni nel 2027, quando appunto è in programma il prossimo aggiornamento, ci sarà un incremento di 2 o 3 mesi per l’età pensionabile.

Ed è proprio su queste previsioni che l’Inps ha aggiornato il simulatore che ovviamente è solamente uno strumento ipotetico che serve a dare indicazioni approssimative su quando si andrà in pensione e con quale importo.

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Se non sarà nel 2027 allora sarà nel 2029 e poi nel 2031. Bisogna esserne consapevoli e non nascondersi come invece si sta facendo in queste ore solo per calmierare l’opinione pubblica. Senza puntare il dito contro un ente pubblico che svolge un ruolo fondamentale per il nostro Paese, come l’Inps, che non ha fatto altro che restituire un’informazione puntuale ai propri utenti.

Ovviamente ciò non significa che – come chiarito in queste ore dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon – il governo non possa intervenire per bloccare un futuro adeguamento delle aspettative di vita, ma comunque sarà difficile vista la carenza di risorse. E d’altronde le politiche di questi ultimi due anni – come appunto l’allungamento delle finestre mobili per la pensione anticipata, seppure solo per i dipendenti pubblici – ci dicono che in realtà la direzione che anche questo governo sta prendendo è un’altra e va verso la messa in sicurezza del sistema previdenziale anche a discapito della flessibilità.



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