n. 01 del 11 gennaio 2025
Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Sandro Scoppa, conduce Gianfranco Fabi
Un saluto cordiale e un ben ritrovati nel nuovo anno ai nostri ascoltatori. In rilievo innanzi tutto sugli organi di informazione i contributi che hanno approfondito la situazione del mercato immobiliare residenziale italiano, che nel 2024 ha mostrato segnali di ripresa dopo una flessione iniziale. In particolare, nel primo trimestre dell’anno appena concluso, le compravendite hanno registrato una diminuzione del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2023, mentre nel secondo trimestre, si è invece osservato un incremento dell’1,2%, con circa 187.000 transazioni. Questo miglioramento è attribuibile principalmente al calo dell’inflazione e alla riduzione dei tassi di interesse sui mutui, che hanno stimolato la domanda di abitazioni.
Gli esperti del settore ritengono che la tenuta dei redditi delle famiglie e condizioni di accesso al credito più favorevoli possano sostenere ulteriormente la ripresa del mercato immobiliare nel prossimo futuro.
Altri interventi hanno riportato il nuovo obbligo di esporre il Codice Identificativo Nazionale (Cin) per gli affitti brevi, entrato in vigore il 2 gennaio 2025. Esso deve essere presente non solo sugli immobili destinati a locazioni brevi, ma anche in tutti gli annunci pubblicati online e offline, pena sanzioni che arrivano fino a 8.000 euro. L’obiettivo dichiarato dal governo è contrastare l’abusivismo, ma per molti questo nuovo adempimento burocratico rischia di complicare ulteriormente la gestione delle locazioni turistiche e penalizzare soprattutto i piccoli proprietari. L’efficacia del provvedimento viene altresì messa in discussione da più parti. Obblighi e sanzioni, infatti, non sempre si traducono in soluzioni concrete per il mercato: piuttosto che introdurre nuovi vincoli, sarebbe più utile intervenire riducendo la pressione fiscale e semplificando le procedure per chi affitta in modo regolare. Altrimenti, si rischia di spingere i proprietari a rinunciare alle locazioni brevi o, peggio, a cercare soluzioni meno tracciabili, alimentando un settore grigio anziché ridurlo.
La stampa si è pure soffermata sul mercato dei mutui in Italia, che nel 2024 ha segnato una svolta, grazie ai tagli dei tassi di interesse operati dalla Banca Centrale Europea. Tale politica ha reso gli stessi, specialmente quelli a tasso fisso, più accessibili per le famiglie italiane, stimolando la domanda di abitazioni. Inoltre, sono state introdotte diverse agevolazioni statali per facilitare l’acquisto della prima casa, come il mutuo per giovani vincolato al matrimonio e il mutuo prima casa under 36.
Nonostante questi sviluppi positivi, il mercato ha mostrato segnali di assestamento, con una crescita moderata dei prezzi degli immobili e una ripresa delle compravendite. Si prevede che nel 2025 il numero di transazioni potrebbe superare le 700.000 unità, sostenuto da una domanda abitativa in ripresa e da politiche di incentivo all’efficienza energetica.
In evidenza infine sui media l’analisi proposta da Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, sulla legge di bilancio, nella quale ha prospettato sia aspetti critici che positivi per il settore immobiliare. Tra le preoccupazioni principali, ha sottolineato il drastico taglio delle detrazioni fiscali per interventi edilizi, complicato dall’introduzione di un tetto reddituale. Queste misure potrebbero ridurre significativamente i lavori di ristrutturazione, specialmente nei condomini, e aumentare il rischio di degrado del patrimonio immobiliare italiano. Tra gli aspetti positivi, il medesimo presidente ha riconosciuto l’importanza del piano nazionale per l’edilizia residenziale pubblica e sociale e del rifinanziamento del fondo per gli inquilini morosi incolpevoli. Tuttavia, ha ribadito la necessità di politiche più incisive per rilanciare il mercato delle locazioni private, come l’estensione della cedolare secca agli affitti non abitativi e la riduzione dell’Imu sui contratti a canone concordato. Questi interventi, a suo avviso, potrebbero favorire la ripresa del commercio locale e rafforzare l’intero comparto immobiliare.
Il presente podcast si chiude con il commento di Andrea Mancia, direttore dell’Opinione delle Libertà.
“La politica di controllo degli affitti in Spagna con la legge di riforma del 2023 ha aggravato la crisi abitativa che intendeva risolvere. Limitando i canoni e ampliando la categoria di “grande proprietario”, la nuova normativa ha spinto molti locatori a ritirare gli immobili dal mercato, riducendo l’offerta. Il risultato? Affitti alle stelle e famiglie sempre più in difficoltà. Ancora una volta, il dirigismo statale si è rivelato un boomerang.
In Argentina, invece, la liberalizzazione del mercato voluta da Javier Milei nello stesso anno ha generato effetti opposti. L’abrogazione delle rigide normative sugli affitti ha fatto crescere l’offerta di immobili fino al 180%, stabilizzando i prezzi. La fiducia dei proprietari e degli investitori è aumentata, dimostrando che meno vincoli garantiscono migliori risultati per il mercato e maggiori benefici per tutti, a iniziare proprio dagli inquilini.
E l’Italia? Il Bel Paese continua a seguire il secolare dannoso approccio dirigista, che non ha nulla a che vedere con il tango argentino, il ballo dell’amore e della libertà, ed è piuttosto simile alla corrida spagnola”.
Aggiornato il 13 gennaio 2025 alle ore 09:27
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