Trieste Film Festival 2025: i film in programma della 35ª edizione, dal 16 al 24 gennaio 2025


35ª edizione: oltre i confini dell’Europa, i Balcani e noi, dagli anni Novanta a oggi

Trieste Film Festival 2025 programma

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Trieste Film Festival 2025 programma

Il Trieste Film Festival 2025 giunge alla sua 35ª edizione e presenta quest’anno, dal 16 al 24 gennaio 2025, oltre 130 film e tutti gli eventi collaterali che rendono le giornate ricche di interesse.

Nicoletta Romeo, direttrice del festival, spiega: “Il tema della famiglia e dei legami familiari quest’anno sembra un Leitmotiv trasversale che unisce tanti dei film in programma in questa 36ª edizione del Trieste Film Festival: famiglie disfunzionali, queer, fluide, bigotte, famiglie-prigioni, famiglie come rifugio e famiglie allargate. La famiglia viene messa alla berlina come istituzione, con tutti i meccanismi inceppati di una struttura archetipica potente, che tuttavia non sembra rispondere sempre ai bisogni e ai desideri degli individui che ne fanno parte. Ma a volte è anche l’unico luogo di salvezza nelle società disgregate, ed è sempre davanti alla morte che i legami si rinsaldano, e i vecchi rancori passano in secondo piano”.

Tra anteprime italiane ed eventi speciali, concorsi internazionali e sezioni tematiche, il Trieste Film Festival si propone di indagare e incontrare la realtà oltre i confini, l’immaginario apolide di un mondo in fermento, in cerca di presente e futuro, per ricostruire il recente passato degli anni Novanta nei Paesi balcanici.

Importante appuntamento con il cinema dell’Europa centro orientale, il Trieste Film Festival conta tre sedi principali degli eventi nella città di Trieste Politeama Rossetti, Teatro Miela e Cinema Ambasciatori e tre sezioni competitive con i concorsi internazionali per lungometraggi, cortometraggi e documentari.

Nella prima serata del Trieste Film Festival ci sarà una doppia inaugurazione con l’ultimo film di Peter Kerekes, affezionato autore slovacco-ungherese, “Wishing on a star” (che ha esordito alla Mostra di Venezia, distribuito ora da Lab 80), storia dall’Italia ai più lontani lidi del mondo lungo il lavoro dell’astrologa napoletana Luciana, a cui seguirà ‒ nell’apertura del Politeama Rossetti (20 gennaio) ‒ l’anteprima italiana de “Lo Spartito della Vita” (Sterben) di Matthias Glasner, comedy-drama tedesca presentata alla Berlinale (presto in sala in Italia con Satine Film), ironica e graffiante, sul rapporto tra affetti e morte in una famiglia disfunzionale eppure ancora viva.

La lente sul mondo passa, necessariamente, dallo sguardo sull’attualità alle guerre ancora in atto proprio alle porte dell’Europa: in anteprima italiana arriva “The invasion” di Sergei Loznitsa che, dieci anni dopo l’uscita del suo film epico Maidan, continua le sue cronache ucraine e documenta la lotta del suo Paese contro l’invasione russa.

Dal documentario al racconto più intimo delle conseguenze della guerra in Ucraina, come in “Under the volcano” di Damian Kocur che dipinge uno scavo profondo sul senso di colpa, verso se stessi e il proprio Paese, tra latenti rotture familiari, anche lontano dal luogo del conflitto.

In anteprima italiana, al festival ci sarà anche “My Late summer” di Danis Tanović, regista premio Oscar al Miglior film straniero nel 2002 con No man’s land.

In sala a Trieste poi il miglior film a Venezia Orizzonti 2024, “The new year that never came” di Bogdan Mureşanu, commedia corale e dolce-amara sull’orlo della rivoluzione nella Romania del 1989, dove sei vite si incrociano tra proteste e lotte personali, portando alla caduta di Ceaușescu e del regime comunista. Proprio da qui, dalla Romania post-socialista, attinge “Eight Postcards from Utopia” di Radu Jude.

Tra le novità, nasce quest’anno la sezione Visioni Queer, curata da Giuseppe Gariazzo, per seguire lotte e diritti (ancora) negati alla comunità Lgbtq+ nei Paesi orientali e balcanici, con titoli come “As I was looking above I could see myself”, documentario del kosovaro Ilir Masanaj, il primo girato in Kosovo senza oscurare volti e nomi dei profili coinvolti, “Housekeeping for Beginners”, film del nord-macedone Goran Stolevski, dramedy su una comune queer dove la legge si oppone alla libertà dei corpi, e “Avant-Drag! Radical Performers Re-Image Athens” del greco Fil Ieropoulos, ritratto di dieci artisti e artiste drag che vivono ad Atene, delle loro performance artistiche, veri gesti politici.

Ancora, la sezione Wild Roses è dedicata quest’anno alle cineaste della Serbia contemporanea, curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno; la retrospettiva sul 1945 “La guerra è finita?” a cura di Francesco Pitassio riflette sul lascito e l’eredità del secondo conflitto mondiale a 80 anni dalla fine; come di consueto, torna anche il Premio Corso Salani, i film del TSFF dei Piccoli, e un programma ricco di eventi collaterali in tutta la città.

Il Concorso Lungometraggi conta quest’anno 7 titoli, tutti in anteprima italiana. A partire dal vincitore del festival di Locarno, “Toxic” di Saulė Bliuvaitė, storia di formazione che indaga i sogni adolescenziali e affonda le radici nella moda dei decenni scorsi di arruolare adolescenti dai paesi baltici per via dei colori chiari e del fisico sottile, canoni richiesti dalle agenzie di modelle, in un ritratto vivido dell’uso del corpo femminile. Da Locarno arriva anche “Fekete pont” (Lesson Learned) di Bálint Szimler, Pardo per la migliore interpretazione a Anna Mészöly e menzione speciale Concorso Cineasti del presente: riflessione sul sistema scolastico ungherese oggi in crisi (e girata senza il sostegno del governo di Budapest), un sistema oppressivo sfidato dalla giovane insegnante Juci.

Candidato dalla Romania agli Oscar, in concorso a Cannes, è invece “Three Kilometres to the end of the world” di Emanuel Pârvu dove protagonista è Adi, 17enne nel villaggio natale nel Delta del Danubio, quando viene brutalmente aggredito per strada e si incrina l’apparente tranquillità della sua vita.

Tra i film più particolari ci sarà “The Shameless” di Konstantin Bojanov, regista di origini bulgare che firma un’opera ambientata in India dalle tematiche Lgbtq+, con una sottotrama sulla corruzione politica intensa, un film oscuro per trama ma dai colori vivaci, una rappresentazione del Paese che non cade in esoticizzazioni ma riesce a fornire un’immagine cruda e reale, anche del contesto della prostituzione. “Mord” (Our Lovely Pig Slaughter) di Adam Martinec, al suo primo lungometraggio, porta invece nei territori cecoslovacchi, studio incisivo del temperamento ceco, ritratto viscerale dei personaggi dall’umorismo tagliente, nel racconto di una famiglia durante la festa tradizionale dell’uccisione del maiale in una vecchia fattoria.

Di famiglie e straniamento del punto di vista tratta anche “Family Therapy” di Sonja Prosenc, candidato sloveno agli Oscar (distribuito in Italia da Emera Film), dove la routine di una famiglia benestante viene sconvolta, rivelando le crepe nella facciata di distacco e sconvolgendo una vita di distaccata superiorità. Infine, dalla sezione Cannes Acid, in concorso c’è “Kyuka – Before summer’s end” di Kostis Charamountanis: viaggio di maturazione con una famiglia di tre persone, un padre single e i suoi due figli gemelli sulla soglia dell’età adulta, che salpano per le vacanze sull’isola di Poros, dove a loro insaputa incontrano la loro madre naturale che li ha abbandonati.

Il Concorso Documentari propone 10 titoli in anteprima nazionale che toccano temi dal recupero della memoria e il rapporto con il passato, a problemi della quotidianità come la precarietà del lavoro, il mutamento del paesaggio, lungo la presenza dell’atrocità della guerra. In programma “In Limbo” di Alina Maksimenko, nominato agli EFA nelle categorie di Miglior film e Miglior documentario, storia di una famiglia ucraina catapultata nel conflitto con la Russia, che dovrà prendere drammatiche decisioni per sopravvivere, e il film vincitore all’IDFA 2024 “Trains” di Maciej J. Drygas, ritratto collettivo in bianco e nero delle persone del ventesimo secolo realizzato esclusivamente con materiali found-footage, tra i vagoni del treno e le stazioni ferroviarie. Ancora, in sala il rumeno “Alice on & off” di Isabela Tent, girato nell’arco di dieci anni, storia della sedicenne Alice, che diventa madre di Aristo, dal rapporto con Dorian, più grande di lei di 35 anni; il quindicesimo film della regista lettone Laila Pakalniņa “Termini”, film d’osservazione, in continuo movimento, tra le persone che entrano ed escono dal campo visivo sul trasporto pubblico; la co-produzione tra Serbia e Bosnia “At the door of the house who will come knocking” di Maja Novaković, paziente ripresa del mondo naturale, segue un uomo anziano e il suo cavallo, nel loro isolamento nei paesaggi bosniaci.

Chiudono la selezione l’opera del duo lettone Ivars Seleckis e Armands Začs, “To be continued. Teenhood”, che per sette anni segue cinque bambini in diverse parti della Lettonia, da quando hanno iniziato la scuola nel 2015; il polacco “A Year in the Life of a Country” di Tomasz Wolski, sulla base di filmati esclusivamente d’archivio, film che esplora i retroscena degli eventi passati nella Polonia comunista del 1981 con l’avvento di Solidarność, “Tata” dei registi romeni Lina Vdovîi e Radu Ciorniciuc, girato anche in Italia, ritratto crudo di una famiglia bloccata tra lavoratori migranti e violenza domestica. Infine, “The Sky above Zenica” frutto del lavoro della danese Nanna Frank Møller e del bosniaco Zlatko Pranjić, indagine sui malesseri come cancro e diabete infantile nella città di Zenica, sovrastata dalla gigantesca acciaieria, e “Lapilli”, opera d’esordio della slovacca Paula Ďurinová, che affronta l’improvvisa perdita dei nonni, con immagini del mare attraverso caverne oscure, fino ai deserti vulcanici.

Fuori dagli Sche(r)mi, sezione eterogenea per formati, durate e generi, presenta quest’anno tre opere innovative: il georgiano “April” di Dea Kulumbegashvili, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e nominato agli EFA 2024, esplorazione dell’universo e del corpo femminile attraverso le vicende di un’ostetrica; il turco-tedesco “Faruk” di Aslı Özge, racconto di un novantenne calato in una Istanbul in continuo cambiamento, ad opera della figlia; e l’opera seconda del serbo Marko Đorđević “That’s it for today” (Za danas toliko), sui legami familiari in momenti di fragilità, durante una calda estate.

Il Premio Corso Salani vede in programma 5 opere, a partire dall’anteprima assoluta “Il canto di Alina” di Ilaria Braccialini e Federica Oriente, girato in parte in Friuli Venezia Giulia, storia di una giovane migrante sulla rotta balcanica che si troverà ad affrontare ostacoli imprevisti nel tentativo di raggiungere l’Austria, e dall’anteprima europea “Charlotte, una di noi” di Rolando Colla che immortala una donna schizofrenica alle prese con una decisione importante: vivere la sua vita in modo autonomo. Completano la cinquina “Song of All Ends” di Giovanni C. Lorusso, spaccato di una famiglia nel campo profughi libanese di Shatila a Beirut, dopo la terribile esplosione del porto, “Terra incognita” di Enrico Masi, documentario sul rapporto tra uomo e transizione energetica post-atomica, e “Anime galleggianti” di Maria Giménez Cavallo, viaggio nelle mistiche terre sarde ispirato alle Metamorfosi di Ovidio.

Spazio innovativo e di sperimentazione, il Concorso Cortometraggi presenta 16 titoli variegati e sorprendenti (di cui 8 diretti da donne). Tra questi alcuni già vincitori di importanti premi internazionali.

Sono 11 le opere in programma per Wild Roses, sezione curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno, che quest’anno presenta titoli di registe della Serbia contemporanea.

Infine, a ottant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, il festival presenta la retrospettiva 1945. La guerra è finita? Traumi, rovine, ricostruzione, a cura di Francesco Pitassio, un percorso cinematografico declinato in 19 proiezioni, tra cui pellicole inedite, volto a mappare da più punti di vista un periodo così controverso e complesso come quello del dopoguerra. La sezione si concentrerà nelle giornate del 20 e 21 gennaio al Teatro Miela di Trieste e poi il 20 e 21 marzo alcuni titoli saranno riproposti nella città di Gorizia al Kinemax in occasione delle iniziative per Nova Gorica-Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025.

Rimandando per l’elenco completo dei titoli e delle sezioni al catalogo e al programma (consultabili e scaricabili sul sito ufficiale), non possiamo non citare i due riconoscimenti che il Trieste Film Festival assegna ogni anno: l’Eastern Star Award e il Cinema Warrior Award.

I Paesi della 36ª edizione:

Armenia – Austria – Belgio – Bosnia Erzegovina – Bulgaria – Canada – Croazia – Danimarca – Emirati Arabi Uniti – Estonia – Francia – Georgia – Germania – Grecia – India – Italia – Kosovo – Lettonia – Lituania – Macedonia del Nord – Norvegia – Paesi Bassi – Polonia – Portogallo – Regno Unito – Repubblica Ceca – Romania – Russia – Serbia – Slovacchia – Slovenia – Spagna – Stati Uniti – Svezia – Svizzera – Taiwan – Turchia – Ucraina – Ungheria

La 36ª edizione del Trieste Film Festival è stata realizzata:

con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Europa Creativa, Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e audiovisivo, Comune di Trieste, Promoturismo FVG, Fondazione CRTrieste con il sostegno di CEI – Central European Initiative, Le Fondazioni Benefiche Alberto e Kathleen Casali ETS, Fondazione Osiride Brovedani Onlus, Fondazione Pietro Pittini, Filmski Centar Srbije / Serbian Film Center, Istituto Polacco di Roma, DeutschZentrum Triest, Comunità Greco Orientale di Trieste, Romanian Filmmakers Union (UCIN), Comunità Croata di Trieste, Associazione Culturale Giovanile Serba di Trieste, Filmoteka Narodowa, CinemARTa – Ca’ Foscari

con la collaborazione di Artifragili, Associazione Casa del Cinema di Trieste, Associazione Corso Salani, Associazione Benkadì, Associazione Deina, Bottega Errante, La Cineteca del Friuli, Claimax, EContemporary, èStoria associazione culturale, Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Hangar Teatri, InCinema Festival del Cinema Inclusivo, Kataman, Kinemax Gorizia, Libreria Antico Caffè San Marco, Libreria Lovat Trieste, Libreria Minerva Trieste, Libreria Ubik Trieste, Midpoint-a training and networking platform for film & series development-Prague, Milano Film Network, Osservatorio Balcani, Caucaso e Transeuropa, PAG-Progetto area giovani del Comune di Trieste, Lo Scrittoio – Milano, SNCCI-Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, When East Meets West

media partner: Cineuropa, DAFilms-Doc Alliance Films, east european film bulletin, East Journal, FilmTV, FRED Film Radio, Meridiano 13, Modern Times Review, MYmovies.it, Il Piccolo, Quinlan, Sentieri Selvaggi, Taxi Drivers

web media partner: Charta Sporca, Cineclandestino, Film Fest Report, Il Cuore scoperto, InTrieste, Just Cinema Tabloid, Venezia legge i Balcani, Oubliette Magazine

partner tecnici: Art&grafica, B&B Hotel, Cineteca di Milano, Còntime, CX Trieste | Giulia, Discover Trieste, DoubleTree by Hilton Trieste, Eventival, Grand Hotel Duchi D’Aosta, Hotello, Ideando Pubblicità, IGPDecaux Spa, The Modernist Hotel, Osteria di Casa Pepe, Retelit Group, Savoia Excelsior Palace, Tipografia Menini, Hotel Victoria

sponsor: Antico Caffè San Marco, Còntime, Opificio Neirami, Parovel, Piolo & Max Trieste Film Festival aderisce a: AFIC – Associazione Festival Italiani Cinema

 

Info

Visita il sito del Trieste Film Festival per visionare il programma completo

 





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