Quello che doveva essere il jolly di chi vorrebbe ricondurre le stragi di Capaci e via D’Amelio a mafia-appalti – l’indagine condotta dai Ros di Mori – rischia di trasformarsi in un boomerang.
Dopo la volontà espressa dalla presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo di desecretare l’audizione dell’ex maresciallo Canale, poi ufficiale dei carabinieri, resa il 3 settembre 1997 in Commissione antimafia sul dossier mafia-appalti, la prima reazione negativa l’ha avuta proprio l’ufficiale dei carabinieri: «Non desecretate la mia audizione, piuttosto vengo a deporre in Antimafia» (leggi l’articolo).
Cosa avrebbe da aggiungere Canale a proposito dell’interesse del giudice Paolo Borsellino per l’indagine mafia-appalti, rispetto quello che già si sa?
Sarebbe sufficiente leggere gli atti processuali per rendersi conto che più che di fatti – rispetto mafia-appalti -il colonnello Canale nei processi ha fatto riferimento a sue deduzioni.
Deduzioni che in un’aula giudiziaria hanno un valore probatorio pari allo zero.
Ad avvalorare l’ipotesi secondo la quale fu il dossier dei Ros la causa delle stragi, alcuni stralci di deposizioni testimoniali rese da Canale artatamente ‘depurate’ sui social e su una certa stampa, in merito all’incontro del 25 giugno 92, tra Borsellino e i Ros alla Caserma Carini.
Che Borsellino diffidasse di alcuni colleghi, in particolare dell’allora procuratore Giammanco, non v’è dubbio, ma su cosa si dissero quel giorno il giudice con i carabinieri non abbiamo, e non potremo avere, alcuna certezza, se non quanto narrato dai due ufficiali (De Donno e Mori), che quanti vorrebbero addebitare alla sola mafia la responsabilità delle stragi, vorrebbero utilizzare le parole di Canale a conferma delle loro ipotesi, partendo da quell’incontro, prova della fiducia che il giudice riponeva nei confronti degli ufficiali dei carabinieri.
Quale fosse il rapporto di conoscenza, di fiducia e quali i motivi di quell’incontro, lo riferisce Canale nel corso dell’udienza 22/02/2011 del processo Mori-Obinu:
- “Un giorno eravamo al Tribunale, alla Procura e lui mi chiese se conoscevo il Capitano De Donno. Io Giuseppe De Donno lo avevo conosciuto proprio per questa questione di questo rapporto mafia – appalti e quindi ricordai al Dottor Borsellino che era, secondo il mio convincimento di allora, era quel bravo ufficiale che aveva sviluppato quell’inchiesta che lui aveva avuto copia di questo rapporto, che l’aveva portato De Donno proprio al Dottor Borsellino. E lui mi chiese, nella circostanza, di incontrare, ma molto riservatamente e all’interno non della Procura, ma all’interno della sezione anticrimine di Palermo, l’allora Colonnello Mori e il Capitano De Donno perché, secondo quello che io ricordo e che mi riferì il Dottor Borsellino, vi era una voce all’interno, da parte di colleghi suoi, che non mi ha detto, perché altrimenti lo avrei pure rivelato questo, una voce che dava il Capitano De Donno come il compilatore di un anonimo […] l’argomento era questo discorso mafia – appalti”.
Una deduzione di Canale, nulla di più, visto che non aveva assistito all’incontro, né altro seppe da Borsellino.
E che si trattasse soltanto di una sua deduzione lo provano le sue stesse risposte alle domande da parte del pubblico ministero:
- PUBBLICO MINISTERO: Bene. Senta, un’altra cosa, se non ho capito male lei mi conferma del colloquio alla Caserma Carini con De Donno e Mori, che a quel colloquio lei non ha assistito?
- DICH. CARMELO CANALE: Assolutamente, io ero nell’ufficio di fronte, perché il Colonnello Mori, lui era, allora era il vice comandante del raggruppamento operativo speciale, Signor Presidente, ed è chiaro che gli spettava la stanza del comandante. Il Colonnello Mori entrò nella stanza del comandante e io attesi in una stanza di fronte.
- PUBBLICO MINISTERO: Mi conferma…
- DICH. CARMELO CANALE: Non avevo titolo ad assistere.
- PUBBLICO MINISTERO: Ma neanche dopo, lei ha detto io non chiesi nulla.
- DICH. CARMELO CANALE: No, no.
- PUBBLICO MINISTERO: Ma neppure il Dottore Borsellino le disse nulla.
- DICH. CARMELO CANALE: Assolutamente.
Neppure una notizia appresa de relato ma soltanto una sua personale deduzione, come confermato dalle risposte alle domande da parte del presidente del collegio:
- PRESIDENTE: Ma ho capito male o lei con il Dottore Borsellino aveva rapporti intimi?
- DICH. CARMELO CANALE: Diciamo che lui definiva, bontà sua, mi definiva un amico. Se per intimità si può…
- PRESIDENTE: Perché così, mi era parso un po’ strano che dopo un incontro così importante come quello, non avete, né lei ha chiesto…
- DICH. CARMELO CANALE: No, no non ho chiesto.
- PRESIDENTE: Né lui ha detto nulla.
- DICH. CARMELO CANALE: Presidente, non ho chiesto perché…
- PRESIDENTE: In genere, voglio dire, il Dottore Borsellino invece si confidava con lei?
- DICH. CARMELO CANALE: Certamente.
- DICH. CARMELO CANALE: Ma in quella circostanza non so, lui era, guardi Presidente, lui aveva questa, cioè usciva fuori da una, io oserei dire, una calunnia che veniva messa in giro nei confronti di questo Capitano e quindi lui voleva capire che cosa era, chi era sto capitano, lui non lo ricordava […] quindi lui voleva vedere chi fosse sto Capitano De Donno e voleva parlare prima con il Colonnello Mori e poi col capitano… Ripeto, credo che l’argomento fosse mafia – appalti, non è che poteva essere altro.
Se è vero – e non abbiamo motivo per dubitarne – che Borsellino chiese ai Ros di proseguire l’indagine mafia-appalti, perché non ne parlò con il suo uomo più fidato?
- PUBBLICO MINISTERO: Mi conferma che non tornò mai con lei, diciamo, dopo quell’incontro sull’argomento necessità di svolgere direttamente indagini sulla vicenda mafia – appalti?
- DICH. CARMELO CANALE: No questo no, lo confermo certamente.
- PUBBLICO MINISTERO: Mi conferma?
- DICH. CARMELO CANALE: Sì, sto confermando quello che dice lei, questo è, non mi disse nulla e non chiesi nulla.
E non fu questa l’unica circostanza rispetto la quale il giudice mantenne il massimo riserbo anche con quello che si ritiene fosse stato il suo collaboratore più fidato.
Analoga cosa avvenne a proposito dell’incontro tra Borsellino e la dottoressa Liliana Ferraro, nel corso del quale Borsellino venne informato che l’allora capitano De Donno le aveva detto dell’intenzione di contattare Vito Ciancimino.
Anche in questo caso il giudice ritenne di non dover dire nulla al suo braccio destro che ne apprese solo a distanza di molto tempo:
- PUBBLICO MINISTERO: Mi dica una cosa, credo che sia l’ultima o comunque una delle ultime domande, il Procuratore Borsellino le parlò mai di avere appreso dalla Dottoressa Ferraro, in quel periodo, di contatti tra ufficiali del Ros, in particolare tra ufficiali del Ros e Vito Ciancimino?
- DICH. CARMELO CANALE: No è una storia che mi giunge nuova a me, completamente mai.
Che Borsellino non era convinto che mafia-appalti fosse l’unico movente per il quale venne ucciso Giovanni Falcone, lo sostiene lo stesso Canale:
- Lui era convinto che ci fosse più di una causa. La prima poteva essere la chiusura del Maxiprocesso, con le sentenze di condanne definitive. L’altra era legata… l’altra era legata alla, dunque una era quella degli omicidi, l’altra era legata al fatto che lui stava per diventare superprocuratore nazionale, però il Dottore Falcone, in questo lui voleva, almeno io ricordo questo, voleva che la nomina del superprocuratore fosse legata anche, come dire, non a livello come si parlava, come si ventilava allora, quasi burocratico, ma che il Procuratore nazionale avesse il potere di attivare su di sé, sul suo ufficio le indagini da coordinare nel campo della mafia, quindi anche questo. Tanto è che Borsellino, questi erano gli accordi tra Falcone e Borsellino, scelse di venire a Palermo proprio in funzione di questo, perché si sarebbe coordinato un domani col Dottore Falcone, lui a Roma e Paolo Borsellino a Palermo, avrebbero avuto questo coordinamento”.
Borsellino durante quel periodo stava conducendo diverse indagini e stava sentendo molti collaboratori di giustizia.
Tra le tante indagini condotte da Borsellino, anche una che lo portò a chiedere a Canale di recuperare un rapporto dei Ros:
- PUBBLICO MINISTERO: Qualche specificazione, su argomenti che lei ha già affrontato, rispondendo alle domande della difesa degli imputati. Senta, lei ricorda se quel rapporto che il Dottor Borsellino le chiese di recuperare, dall’allora Maggiore Obinu, riguardasse collegamenti tra famiglie mafiose palermitane e famiglie, o comunque attività criminose svolte a Milano?
- DICH. CARMELO CANALE: In tutta onestà, devo dirle che io non ho ricordi certi. Io, se non ricordo male, però non vorrei sbagliarmi, attenzione, perché stiamo parlando di fatti datati, io credo che si chiamasse, credo però, non vorrei sbagliarmi, Duomo Connection o qualcosa del genere…
Duomo Connection, storie di mafie, maqssoneria, corruzione, politica e grandi traffici, come dimostra l’operazione Big John, una delle più grandi importazioni di cocaina mai organizzate in Italia.
Strani intrecci ben descritti da Marco Birolini nel suo libro Stato Canaglia (a cura di Simona Zecchi).
Cosa disse in Canale Commissione antimafia rispetto le indagini che conduceva Borsellino, e non soltanto in merito a mafia-appalti?
Cosa disse riguardo alle collusioni politiche o da parte di uomini dello Stato, se qualcosa disse?
Perché non desecretare il verbale dell’audizione di Canale del ’97, dando la possibilità alla Commissione di porre le domande al colonnello conoscendo gli antefatti?
Gian J. Morici
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link