Pensioni, Inps e governo frenata sull’aumento dell’età di uscita

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Ore di confronti. Sui numeri e sulle parole. Ai piano alti di Palazzo Chigi si guarda con fastidio la polemica Inps Cgil. E con preoccupazione un dibattito che potrebbe far emergere differenze nella maggioranza. La linea del governo è chiara. Fratelli d’Italia non parla. La Lega alza la voce: su un’eventuale aumento dell’età pensionabile non decidono i tecnici, decide la politica. Tocca al sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon provare a mettere le cose in chiaro: «Garantiamo che non ci sarà nessun aumento dell’età pensionabile o degli altri requisiti negli anni a venire». È una posizione del governo tutto? Una linea condivisa anche da Giorgia Meloni? E quanto cresce l’ipotesi di un tavolo governo-Inps-sindacato-opposizioni per trovare una linea comune? Ora il leghista Durigon insiste e sfida l’Inps. «Ha inserito erratamente nel suo applicativo previsionale, prima di qualsiasi decreto ministeriale che determinasse e stabilisse questa attività, l’aumento dei requisiti per il pensionamento. Ma posso dire fin da ora che per quanto ci riguarda l’età per la pensione di vecchiaia non salirà oltre i 67 anni, né dal 2027 né dopo. E lo stesso vale per gli anni di contributi per la pensione cosiddetta anticipata», dice Durigon. Non basta. «Sappiamo benissimo che la speranza di vita può variare e crescere anno dopo anno, nel 2024 di un mese, nel 2025 di due. E sappiamo che c’è una norma che la collega all’aumento dei requisiti pensionistici. Ma non è nostra intenzione far crescere l’età pensionabile oltre i 67 anni: interverremo, dunque, su questo quando sarà necessario agire, per bloccare gli aumenti».

Il confronto è appena iniziato. E la prima fotografia è la denuncia della Cgil sul cambiamento da parte dell’Inps dei requisiti per il raggiungimento della pensione anticipata. Il sindacato attacca frontalmente l’Inps. E ore dopo insiste: in seguito alla nostra denuncia l’Inps «ha cercato di smentire, affermando che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente in vigore. Tuttavia, questa dichiarazione costituisce una chiara retromarcia rispetto a quanto l’Istituto stava applicando nei suoi sistemi fino a ieri». Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil nazionale, spiega: «Che sia una retromarcia è confermato dal fatto che per ore tutti gli applicativi dell’Istituto risultavano fermi per un aggiornamento. Poi, gli strumenti sono tornati a funzionare e, come evidenziato dalle nostre simulazioni effettuate anche oggi e riportare di seguito, l’Inps ha effettivamente modificato nuovamente le tabelle, eliminando gli aumenti ingiustificati sull’aspettativa di vita». Ora attacca anche il segretario della Cgil Landini: «È arrivato il momento di ridiscutere il meccanismo di calcolo e di accesso alle pensioni. I lavori non sono tutti uguali. E non si può continuare ad aumentare per tutti l’età pensionabile in modo automatico sulla base dell’aspettativa di vita a prescindere dalla gravosità degli impieghi. Non lo fa nessuno in Europa». E l’Inps? «Hanno corretto gli applicativi sull’innalzamento dell’età pensionabile solo grazie alla nostra denuncia. Ciò che è successo ci preoccupa e conferma che si vuole solo fare cassa».

Si aspetta un segnale vero del governo. Ma Landini attacca ancora: «Si erano impegnati ad abrogare la legge Fornero e l’hanno peggiorata. Hanno fatto cassa miliardaria anche sulle rivalutazioni delle pensioni all’inflazione. Hanno stretto tutti i canali di accesso anticipato. Opzione donna quasi non esiste più. I giovani rischiano assegni poco dignitosi, per via del lavoro povero e discontinuo: altro che previdenza integrativa, c’è bisogno di una pensione di garanzia. Quest’anno poi le pensioni si riducono per via dei coefficienti di trasformazione più bassi. E ora il blitz dell’Inps…». Ma c’è una norma sulla crescita automatica dell’aspettativa di vita, che risale al 2009. Landini è netto: «Non siamo mai stati d’accordo con questo sistema automatico che fissa regole uguali per lavori diversi: aumenta le disuguaglianze». Intanto anche il Pd attacca. «Ci piacerebbe sapere cosa ne pensa Salvini, che per dodici anni, in maniera anche sgradevole e scorretta, ha criticato pesantemente Elsa Fornero. Tutto quello che smentiscono di solito poi accade. Quindi purtroppo le smentite di solito equivalgono a conferme, da parte del governo di destra a guida Giorgia Meloni. E stiamo chiedendo chiarimenti, non solo all’Inps, ma ai ministeri competenti, Lavoro e ministero dell’Economia», attacca Francesco Boccia che chiosa: «Allungare di cinque mesi i requisiti per andare in pensione, soprattutto modificare i coefficienti, è grave e scorretto. Vogliamo trasparenza – sottolinea il presidente dei senatori Pd – perchè le italiane e gli italiani che devono andare in pensione vogliono sapere come ci andranno e a quali condizioni. Temiamo che stiano costruendo un’altra categoria di esodati, cioè persone senza pensione e senza salario».





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