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«Nessuna precondizione, tutto quel che serve è la volontà comune». La novità nel graduale avvicinamento all’Inauguration Day e all’incontro tra Donald Trump, insediato alla Casa Bianca dopo il 20 gennaio, e il leader russo Vladimir Putin, sta tutta in questa frase dello storico portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Il presidente Putin ha ripetutamente dichiarato di essere aperto ai contatti coi leader internazionali, tra cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il presupposto da cui partiamo è che sia lui che Putin sono pronti per un faccia a faccia, anche se al momento non c’è nulla di specifico. Ci aspettiamo che vi siano progressi verso l’incontro una volta che Trump si sarà insediato». E Trump, dalla sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, ribadisce che si sta lavorando per questo incontro ravvicinato. Non c’è al momento una data, ma il prossimo inviato speciale Usa per il conflitto russo-ucraino, il generale Keith Kellogg, pluridecorato veterano di guerra già al fianco del Tycoon nel primo mandato alla Casa Bianca, sostiene che si potrà arrivare a un’intesa «entro i primi cento giorni dall’insediamento». Prove di dialogo a distanza, che tradiscono prese di contatto precedenti, anche attraverso emissari molto particolari come Elon Musk, il patron di X, Tesla e Starlink, che ha ammesso recentemente di aver parlato in questi anni più volte con Putin e i suoi stretti collaboratori.
LO STATUS QUO
Il filo del dialogo è già imbastito. Ma c’è un’oggettiva difficoltà. Finora, il leader russo non ha fatto che ribadire le sue condizioni: partire dallo status quo, ovvero dalle conquiste sul terreno dell’esercito russo che peraltro non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi, e dalla richiesta pressante che Kiev non possa entrare mai nella Nato. Non, quindi, una sospensione dell’avvio delle procedure per l’adesione all’Alleanza atlantica, ma un divieto adesso e per il futuro. Volodymyr Zelensky, in visita a Roma, avverte che Putin non si fermerà all’Ucraina, se gli fosse concesso di annettere i territori conquistati, perché il suo vero obiettivo è «controllare l’Europa». E l’Ue risponde alle indiscrezioni sul prossimo vertice Trump-Putin attraverso Maja Kallas, l’ex premier estone oggi Alta rappresentante dell’Unione per la politica estera e di difesa, che invita a essere diffidenti verso Mosca e spiega, da ex leader del suo Paese confinante con l’Impero di Putin, che «ciò che la Russia capisce è solo la forza». Il che significa che la guerra finirà secondo lei solo quando i russi smetteranno di «bombardare i civili e le infrastrutture civili e ritireranno le truppe». La prova dell’inaffidabilità di Putin «l’abbiamo vista in passato, pensiamo agli accordi di Minsk 1 e 2» dopo l’annessione della Crimea nel 2014. «La Russia non li ha rispettati e abbiamo avuto più guerre».
Diffidenza dell’Unione europea condivisa dall’amministrazione Usa uscente, che fino all’ultimo destina agli aiuti militari a Kiev miliardi di dollari. Ieri si è saputo di altri 500 milioni. E l’ultima mossa è ancora più contundente per la Russia di Putin: nuove sanzioni, sempre ieri, al settore energetico russo, che spetterà a Trump confermare o no. A essere colpiti, i settori del petrolio e del gas naturale liquefatto, principali fonti delle entrate economiche del Cremlino, dopo la decisione di Zelensky di interrompere i flussi di gas verso l’Ue attraverso l’Ucraina. Sanzioni aggiuntive e complementari sono state annunciate dal Regno Unito. Le sanzioni colpiscono svariate società e 183 navi cisterna considerate parte della «flotta invisibile» russa, che non battono bandiera di Mosca ma di Stati improbabili come le Isole Cook e staterelli africani che neanche si affacciano sul mare. John Kirby, coordinatore delle comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha precisato che le sanzioni non sono state fatte «con l`aspettativa che diventasse una merce di scambio da poter togliere dal tavolo quando l’Ucraina vorrà sedersi a questo tavolo negoziale». Perché – ha aggiunto Kirby – «attualmente ci si aspetta che nessuna delle parti sia pronta ai negoziati».
L’EREDITÀ DI BIDEN
È come se Biden mettesse in campo tutte le possibili armi di pressione su Putin, che sarà però Trump a gestire una volta alla Casa Bianca. Resta che secondo il presidente eletto, Putin «vuole che ci incontriamo e noi stiamo organizzando l’incontro», mentre Putin da parte sua fa sapere che se il Presidente americano chiama, Mosca deve rispondere. Illuminanti, però, le parole del generale Kellogg. «Trump non sta cercando di concedere nulla a Putin o ai russi, ma di salvare l’Ucraina e preservarne la sovranità».
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