De Toni e Marchiol indagati per corruzione elettorale: ecco quali sono le accuse

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni e l’assessore Ivano Marchiol sono stati iscritti dalla Procura di Udine nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di corruzione elettorale. La notizia è stata diffusa nella mattinata di venerdì 10 gennaio dai dodici consiglieri comunali di opposizione (appartenenti ai partiti e alle civiche espressione del centrodestra) capeggiati da Michele Zanolla.

Sono stati questi ultimi, a giugno, ad aver presentato, tramite l’avvocato Maurizio Miculan, un esposto in Procura mettendo in dubbio la legittimità dell’accordo elettorale siglato subito dopo il primo turno delle ultime elezioni comunali tra De Toni e Marchiol, che ha poi portato alla nomina di quest’ultimo come assessore ai Lavori pubblici e alla Mobilità. Il fascicolo, in capo al pubblico ministero Elisa Calligaris, ha visto l’iscrizione di sindaco e assessore nel mese di ottobre, quattro mesi dopo la presentazione dell’esposto.

La Procura

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Poco dopo che le forze di opposizione (Identità civica, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lista Fontanini) hanno diffuso una nota sollevando la questione, è arrivata la conferma da parte del procuratore capo Massimo Lia: «L’iscrizione è avvenuta come atto dovuto sulla base di una mera denuncia presentata a suo tempo dai consiglieri comunali di opposizione».

Il testo del documento firmato da De Toni e Marchiol lo scorso aprile

L’esposto quindi è rimasto sulla scrivania del pm per qualche mese prima di diventare oggetto di un fascicolo con l’iscrizione di De Toni e Marchiol come indagati. Un atto avvenuto all’inizio di ottobre. Di un tanto, i due diretti interessati, non sono stati informati, ma trattandosi di una fase di indagini preliminari, questo non deve sorprendere. In un primo momento i due amministratori, De Toni e Marchiol, hanno preferito non commentare, salvo poi rilasciare (il primo cittadino) qualche dichiarazione ostentando tranquillità e fiducia nel lavoro della magistratura.

Anche le opposizioni hanno centellinato le parole, limitandosi a rimarcare come, da un punto di vista politico, «la questione verrà trattata, con l’urgenza del caso, nelle competenti sedi istituzionali».

L’esposto

A finire nel mirino delle opposizioni di centrodestra è l’accordo siglato dopo il primo turno delle elezioni comunali del 2 e 3 aprile 2023 grazie al quale, in cambio di due assessorati, l’allora candidato sindaco di Spazio Udine Marchiol avrebbe dirottato i voti dei suoi sostenitori (il 9%). Per gli esponenti di centrodestra «la sottoscrizione e la successiva esecuzione del patto di scambio elettorale sono avvenute in aperta violazione della normativa specificatamente prevista per l’ipotesi di ballottaggio».

Nello specifico, a De Toni e Marchiol, è stato imputato di non aver seguito le regole dell’apparentamento, e quindi di aver mantenuto un appoggio esterno rispetto alle dinamiche del ballottaggio. In tal modo, sempre secondo i gruppi di minoranza, «oltre a un illecito mercimonio del voto, è stato eluso il sistema di ripartizione dei seggi con conseguente violazione delle proporzioni previste per legge. Per effetto di tale condotta oggi la minoranza in consiglio comunale si vede “spogliata” di due consiglieri».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Per i promotori del documento, «numerosi sono gli elementi sulla cui scorta è possibile ritenere l’esistenza di un accordo di più ampio respiro, avente ad oggetto la promessa-l’attribuzione di utilità a coloro che, a vario titolo, avrebbero materialmente contribuito all’elezione di De Toni».

A dare sostegno a questa tesi, come si legge nell’esposto, viene citata la nomina dell’ex assessore della giunta Fontanini, Daniela Perissutti, nel ruolo di vicepresidente di Arriva Udine, considerata una contropartita per l’invito fatto dal marito di Perissutti, Stefano Salmè, anche lui candidato sindaco, a non andare a votare al ballottaggio. Scelta che, per il centrodestra, ha favorito De Toni.

L’accordo

Un contratto, quello tra De Toni e Marchiol, sottoscritto davanti a giornalisti e sostenitori che è stato fondato su alcuni punti programmatici: almeno un progetto da realizzare in ogni quartiere, la pedonalizzazione di piazza Garibaldi, una rete ciclabile potenziata, una riorganizzazione dei parchi urbani.

Con la vittoria di De Toni al secondo turno l’accordo si è poi effettivamente concretizzato, con i due esponenti di Spazio Udine, Ivano Marchiol e Chiara Dazzan, che sono poi stati inseriti nell’esecutivo pur non facendo parte della coalizione di maggioranza, dando così il via alla realizzazione dei progetti condivisi (uno su tutti, la pedonalizzazione di piazza Garibaldi).

I reati configurabili

Il reato ipotizzato dalla Procura di Udine è corruzione elettorale, o voto di scambio, regolamentato dall’articolo 86 del decreto del presidente della Repubblica (dpr) numero 570 del 1960. La norma punisce «chiunque per ottenere a proprio o ad altrui vantaggio il voto elettorale o l’astensione, dà, offre o promette qualunque utilità a uno o più elettori o, per accordo con essi, ad altre persone, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni».

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Cosa succede ora

L’iscrizione di sindaco e assessore nel registro degli indagati non comporterà alcuna conseguenza, né sul piano pratico né su quello politico, per i due amministratori. Teoricamente nemmeno un rinvio a giudizio, anche se in quel caso può subentrare una questione di opportunità politica nel mantenere o meno gli incarichi pubblici.

Ma come ha insegnato la vicenda del vicepremier Matteo Salvini, finito a processo per il “sequestro” di 131 migranti non fatti sbarcare, è rimasto al suo posto senza scossoni politici, per poi essere assolto. Nel caso di condanna, di primo grado, invece, stando al contenuto della legge Severino, il primo cittadino verrebbe sospeso per un periodo di 18 mesi.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Source link