Crediti di carbonio: il 2024 si chiude tra luci e ombre

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Lieve crescita, tante novità e qualche macchia. Il 2024 è stato un anno dinamico per il mercato volontario dei crediti di carbonio, secondo l’analisi di Madaprojects, società benefit italiana che si occupa di sviluppare progetti ad alto impatto sociale e ambientale nei Paesi in via di sviluppo. Il primo dato positivo è che i volumi transati dai due principali registri al mondo – Vcs di Verra (il primo) e Impact Registry di Gold Standard (il secondo) che insieme gestiscono il 90% delle transazioni – hanno superato quota 150 milioni di Vcu (Verified carbon units). Il secondo aspetto positivo è che la crescita, seppur lieve, prosegue un trend positivo che dura da 3 anni e che riavvicina il mercato ai volumi record del 2021.

Il terzo aspetto positivo, il più importante, è che lo scorso anno sono entrate in vigore regole (direttive Ue Greenwashing e Green Claims), definite normative (direttiva Ue su sostenibilità delle aziende, Csrd) e raggiunto accordi (Cop29) che aprono nuovi scenari per il mercato volontario dei crediti di carbonio dopo tanti anni di stallo.

L’analisi segnala che il 2024 è stato però anche l’anno delle contestazioni a questo meccanismo, soprattutto a causa degli scandali che hanno contribuito a minarne credibilità e affidabilità. Tra questi, in particolare, quello più significativo ha riguardato l’azienda statunitense C-Quest Capital (uno dei più grandi sviluppatori di progetti di improved cookstoves al mondo), che in seguito a un’inchiesta di frode si è vista costretta a cancellare dal registro di Verra oltre 5 milioni di crediti di carbonio generati dai suoi progetti in tutto il mondo.

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Scenario mondiale

I numeri del mercato dicono invece che i volumi sono cresciuti, ma non in mondo omogeneo: il Vcs ha perso circa 5 milioni di crediti ritirati, attestandosi a poco più di 110 milioni di Vcu, in calo rispetto ai 115 milioni del 2023 (-4%). E continuando quindi il trend di ridimensionamento in atto da un triennio dopo i volumi record del 2021. Mentre Gold Standard ne ha guadagnati più di 8, passando da 27 milioni a oltre 35 milioni di crediti (+30%), trainati soprattutto dai progetti community-based. In tutti e due i casi Shell si posiziona al primo posto per volumi di ritiri (1,5 milioni).

Madaprojects puntualizza però che i dati sono parziali, dal momento che le transazioni senza indicazione dell’acquirente dei crediti rappresentano il 43% dei ritiri totali dal registro Vcs e ben il 68% su quello di Gold Standard. Fatta questa premessa, l’analisi sottolinea che tra le tipologie di progetti si rileva una forte crescita dei ritiri di crediti di carbonio generati dai community-based (+7,5 milioni), programmi di compensazione delle emissioni di Co2 che, oltre a contrastare il cambiamento climatico, puntano a realizzare gli altri obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, come parità di genere e lotta alla povertà. Si consolidano i ritiri di crediti di carbonio da progetti agro-forestali e un sensibile calo di quelli generati da progetti di energie rinnovabili (-7 milioni). Guardando le aree geografiche dei progetti, sono cresciuti i ritiri di crediti generati da progetti sviluppati in Africa (+28,5 milioni), mentre sono risultati in calo quelli derivanti da progetti in Asia (-6 milioni) e in Sud America (-7 milioni). Mentre i crediti di carbonio che incorporano i cosiddetti co-benefits (ovvero il contributo ai vari Sdg dell’Agenda Onu 2030) continuano a guadagnare posizioni, segnando un calo meno marcato rispetto agli altri sul registro VCS e una crescita sensibile su quello del Gold Standard (Gold Standard a differenza del Vcs non prevede una certificazione addizionale per gli SDG diversi dal 13 – climate action ma la incorpora nella certificazione dei crediti rilasciati).




Fonte: Madaprojects 

Scenario Italia

I numeri evidenziano che il mercato volontario dei crediti di carbonio è ancora di nicchia nel nostro Paese. Infatti, a parte qualche rara eccezione (gruppo Eni e poche altre grandi aziende dell’oil & gas e del manufacturing), lo strumento resta poco diffuso e utilizzato: le aziende italiane hanno ritirato complessivamente quasi 7,9 milioni di crediti di carbonio nel 2024, di cui 6,1 milioni dal Vcs (il 77%) e 1,8 milioni dal Gold Standard (il 23%). Sebbene siano dati parziali, gli analisti di Madaprojects li considerano volumi molto interessanti (più del 5% dei ritiri globali), ma di questi ben 6,2 milioni di crediti di carbonio sono stati ritirati da aziende del gruppo Eni (4,7 milioni sul Vcs e 1,5 milioni sul Gold Standard). Escludendo il gruppo Eni, non sono state tante le aziende italiane (poco più di 30) che hanno ritirato almeno 1.000 crediti, e solo 5 quelle che ne hanno ritirati almeno 100.000, per un volume complessivo di circa 1,6 milioni di ritiri. I settori più rappresentati sono quelli dell’oil & gas (6,5 milioni di crediti ritirati, l’82% del totale), del manufacturing (700 mila crediti, il 9%), del finance (190 mila crediti) e dei trasporti (120 mila crediti).



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