Ex Stalloni, Risari: «Un’alleanza per la nuova assistenza»

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CREMA – «Per rispondere in maniera adeguata alle fragilità, sempre più in aumento, c’è bisogno dell’apporto di tutti: istituzioni pubbliche e private, Asst, Ats, Comunità sociale cremasca, associazioni e realtà del Terzo settore. Non basta più progettare insieme, occorre cogestire. E occorre anche un luogo in cui farlo. Questo luogo possono essere gli ex Stalloni. Se in questo grande progetto che il Comune ha in mente, noi di Fondazione benefattori cremaschi possiamo essere utili, ci mettiamo a disposizione».

Nel momento in cui l’ipotesi del recupero degli ex Stalloni attraverso il passaggio dell’ex tribunale alla Regione sembra potersi concretizzare, Gianni Risari, presidente di Fbc, espone la sua idea di quella che potrà essere la cittadella dei servizi. «Informalmente ne ho già parlato con il sindaco Fabio Bergamaschi, che rimane il primo protagonista. Noi, se serve, siamo pronti a dare una mano, perché siamo molto interessati al tema. Personalmente, ho sempre visto questa grande area della città come il luogo ideale per un Housing sociale. Non sto parlando di case, ma di città del sociale, un posto nel quale affrontare i tanti aspetti legati alle fragilità. La proposta avanzata dal sindaco arriva al momento giusto, perché il bisogno di rispondere a queste esigenze sta diventando quasi drammatico».

L’argomento del recupero degli ex Stalloni, al momento ancora di proprietà della Regione, è in discussione da parecchi anni. «Se ne è spesso parlato — ammette Risari — ma senza arrivare finora a nulla di concreto, perché non era chiaro cosa fare nella struttura di via Verdi. Adesso sappiamo che le urgenze si chiamano Alzheimer, Parkinson, disabilità e il Dopo di noi. E stanno emergendo sempre più. Le singole realtà e mi riferisco alla nostra Fondazione benefattori, all’ospedale, all’Ats, alle Case di comunità, a Comunità sociale cremasca e alle tante associazioni che si occupano di sociale, da sole non sono in grado di soddisfare tutti i bisogni. Occorre dunque mettersi insieme».

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Mettere insieme le forze, le risorse ma anche trovare un luogo comune. «Questo luogo ideale — afferma convinto il presidente di Fbc — sono appunto gli ex Stalloni, dove si partirebbe da una realtà già ben consolidata, come l’ippoterapia. La struttura di questo complesso, che un tempo era un ex convento, favorisce il suo riutilizzo. Si potrebbero ricavare tanti piccoli alloggi, che possono essere l’ideale per affrontare il problema delle fragilità. Sarebbe il luogo più adatto per dare risposte a livello territoriale. E per passare dall’attuale coprogettazione alla cogestione. Vent’anni fa, i sindaci del territorio avevano deciso di affrontare insieme questo tipo di problemi istituendo Comunità sociale cremasca. Oggi non basta più, occorre allargare la base e coinvolgere tutti gli interessati. Noi di Fbc siamo disponibili a collaborare per dare le risposte necessarie ai bisogni sempre crescenti della popolazione. Quella a cui sta lavorando l’amministrazione comunale deve essere un’occasione irripetibile, da non perdere».

Definiti agli attori, trovata la location, resta il problema di dove e come reperire le risorse economiche necessarie per adeguare gli ex Stalloni e per poi gestire quanto verrà realizzato. «La strada — suggerisce Risari — potrebbe essere quella dei bandi emblematici della Fondazione Cariplo. Invece di dividerci presentando più progetti, ci si può mettere assieme per proporre questo grande intervento».

Il presidente della Benefattori, che gestisce le storiche strutture per anziani cittadine, pensa però anche ad altro: «Dobbiamo iniziare a riflettere su una collaborazione con il mondo produttivo. I costi di gestione delle strutture e dei servizi saranno ingenti. Credo che sia necessario un modo nuovo di essere benefattori. Un tempo c’erano le elargizioni o i lasciti dei nobili. Oggi il mondo — aggiunge — è cambiato. Le imprese, che producono ricchezza, potrebbero trovare degli spazi all’interno degli ex Stalloni e contribuire al sostegno delle realtà presenti, dando una mano a risolvere il problema delle fragilità, che tocca tutte le famiglie».





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