Andrea Capobianco, allenatore della Nazionale Femminile, nel corso del Clinic per il progetto “Torniamo alla base”, disegnato dal Settore Squadre Nazionali Femminili per supportare la crescita dei Settori Giovanili nelle regioni italiane, ha guidato al PalaTrieste una sessione di allenamento per i migliori prospetti regionali 2006-2009 e ha incontrato un nutrito team di allenatori e dirigenti di molte società regionali. La sessione è stata organizzata da FIP FVG con il coordinamento del RTT regionale Alessandro Guidi, in collaborazione con Futurosa #Forna Basket Trieste.
Durante l’incontro, Capobianco ha condiviso importanti riflessioni sulla situazione della pallacanestro femminile italiana, sottolineando la necessità di un cambiamento culturale e strutturale per garantire un futuro solido a questo sport.
“La pallacanestro femminile ha bisogno di entusiasmo e compattezza”, ha esordito Capobianco, rimarcando uno dei problemi più critici del settore: i numeri esigui di atlete tesserate e neo-tesserate. «Se continuiamo a ripetere che non c’è futuro, perché una ragazza dovrebbe avvicinarsi a questo sport?», ha provocato il coach azzurro. Secondo Capobianco, è necessario sottolineare gli aspetti positivi, proponendo role model di successo e valorizzando il talento di giocatrici di livello internazionale quali Zandalasini: «Una che in America si contendono, rispettata su ogni campo: una come lei deve essere un esempio trainante per tutti. Noi italiani tendiamo sempre a focalizzarci sugli aspetti negativi».
Capobianco ha poi affrontato il tema delle basi, evidenziando l’importanza cruciale dei settori giovanili. «Se non curiamo le radici, non possiamo aspettarci di avere risultati di alto livello. Il progetto ‘Torniamo alla base’ nasce proprio da questa consapevolezza: senza fondamenta solide, non si costruisce nulla», ha spiegato. Il tecnico ha anche ribadito la necessità di ampliare la base, supportando i piccoli centri e promuovendo la collaborazione tra le società più grandi e quelle locali: «È una questione di cultura sportiva: dobbiamo collaborare per la crescita delle giocatrici, non pensare a “rubarci” o nascondere i talenti, che comunque a un certo punto prenderanno, per fortuna, la strada di squadre maggiori. Ad esempio, nella vostra regione, fatta di tanti piccoli paesi, c’è bisogno di un lavoro forte delle società più strutturate a sostegno delle piccole realtà. Fino a una certa età, 15-16 anni, dobbiamo allargare il più possibile la base.”
Un altro aspetto riguarda la formazione culturale ed educativa degli allenatori. «Noi non “addestriamo” i giovani, ma dobbiamo allenarli, cioè letteralmente dare loro forza», ha detto Capobianco, criticando un approccio spesso orientato al risultato immediato. «Dobbiamo insegnare ai ragazzi a competere con sé stessi, non con gli altri. Questo è il modo per alzare il livello».
L’allenatore ha sottolineato l’importanza di rendere i giovani atleti consapevoli dei propri punti di forza e limiti: «Un talento non si migliora ignorando i suoi errori, ma aiutandolo a comprenderli e a lavorare su di essi». Ha poi citato un esempio pratico: «Faccio vedere ai miei giocatori gli errori dei grandi campioni, come Michael Jordan, per dimostrare che anche loro sbagliano. Questo aiuta i giovani a capire che sbagliare fa parte del processo di crescita, perché i giovani di oggi non osano abbastanza: spesso sentono il peso delle aspettative e la paura dell’errore».
Infine, Capobianco ha rimarcato la necessità di una collaborazione maggiore tra società, allenatori, dirigenti, arbitri e scuole. “Il futuro del nostro sport dipende dalla collaborazione. Se ognuno farà la sua parte, potremo crescere tutti insieme. Ma dobbiamo alzare il livello di tutti: giocatori, arbitri, allenatori. Serve rispetto reciproco e consapevolezza che siamo tutti parte dello stesso sistema. Solo così possiamo garantire un futuro solido per la pallacanestro italiana.”
Il messaggio è forte e chiaro: il tempo di coltivare il proprio orticello di guerra e di pensare solo alla propria sopravvivenza senza collaborare con gli altri è finito.
Uff. stampa Futurosa
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