Pensioni, l’Inps cambia i requisiti: ecco tutte le novità

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A partire dal 2027, l’Inps introduce nuove modifiche riguardanti i requisiti per l’accesso alle pensioni. Le pensioni di vecchiaia e anticipata subiranno degli incrementi, con l’età minima e il requisito contributivo che aumenteranno gradualmente. Inoltre, nuove regole saranno applicate alla pensione anticipata e ai benefici legati al sistema di pensionamento, incluse le modifiche alla Quota 103 e all’Opzione Donna. Vediamo in dettaglio cosa cambierà e cosa aspettarsi per il 2025.

Cosa cambia per le pensioni dal 2027

A partire dal 2027, l’Inps ha aggiornato i criteri per l’accesso alle pensioni, portando un aumento nei requisiti di età e contributivi. Per la pensione di vecchiaia, infatti, l’età minima di accesso passerà a 67 anni e 3 mesi, mentre per la pensione anticipata saranno necessari 43 anni e 1 mese di contributi, indipendentemente dall’età. Un ulteriore incremento avverrà dal 2029, quando il requisito contributivo per la pensione anticipata aumenterà a 43 anni e 3 mesi, mentre l’età per la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni e 5 mesi. Queste modifiche, non annunciate ufficialmente dai ministeri competenti, sono state introdotte senza adeguata comunicazione, creando preoccupazione tra i sindacati, che temono il rischio di nuove situazioni di esodati.

Le modifiche al sistema pensionistico e il rischio di esodati

L’introduzione di questi nuovi requisiti pensionistici, come sottolineato dalla Cgil, potrebbe avere conseguenze gravissime per i lavoratori, aumentando il numero di persone che si troveranno senza tutele. In particolare, coloro che hanno aderito a piani di isopensione o a scivoli pensionistici rischiano di trovarsi in difficoltà, con il rischio di nuovi esodati. La segretaria confederale Lara Ghiglione ha denunciato la mancanza di trasparenza nell’introduzione di queste modifiche e ha chiesto immediati chiarimenti da parte dell’Inps e dei ministeri competenti.

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Cosa cambia nel 2025: Quota 103, Ape sociale e Opzione Donna

Nel 2025, alcune misure rimarranno invariate, tra cui la Quota 103, che permette di andare in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi. Inoltre, l’Ape sociale continuerà a essere disponibile, mantenendo il requisito di 63 anni e 5 mesi di età, con la possibilità di accedervi anche per lavoratori disoccupati, persone con disabilità pari o superiore al 74%, caregiver e lavoratori che svolgono mansioni gravose.

Un’altra misura confermata per il 2025 è l’Opzione Donna, che permette alle lavoratrici di andare in pensione anticipata con 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per le autonome). La pensione verrà calcolata con il metodo interamente contributivo, ma i lavoratori dipendenti dovranno aspettare 12 mesi prima di ricevere il trattamento, mentre le autonome dovranno attendere 18 mesi.

Novità sui fondi pensione e il Bonus Maroni

Una novità riguarda i fondi pensione, con la possibilità per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 di accedere alla pensione anticipata a 64 anni, sommando la rendita maturata presso un fondo previdenziale con quella maturata presso l’Inps. Questa opportunità sarà inizialmente limitata a un numero ristretto di lavoratori, ma potrebbe crescere nei prossimi anni.

Il Bonus Maroni viene poi rafforzato, offrendo una decontribuzione del 10% per i lavoratori che scelgono di posticipare il pensionamento. Questo bonus si applica ai lavoratori che raggiungono i requisiti per Quota 103 o per l’uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).

Aumento delle pensioni minime e la rivalutazione

Per quanto riguarda le pensioni minime, è previsto un piccolo aumento, con l’importo che passerà dai 614,77 euro attuali a circa 617 euro nel 2025. Inoltre, sarà introdotta una perequazione aggiuntiva con un tasso di rivalutazione standard del 2,2% per il 2025 e dell’1,3% nel 2026. Per le pensioni fino a 4 volte il minimo, ci sarà una rivalutazione piena all’inflazione, mentre per le pensioni superiori a 4 volte il minimo la percentuale di aumento sarà inferiore.

Queste modifiche al sistema pensionistico riguardano milioni di italiani e potrebbero avere un impatto significativo sulla loro pianificazione finanziaria per la pensione. La Cgil ha chiesto maggiore chiarezza e trasparenza riguardo alle decisioni che potrebbero influenzare negativamente il futuro economico dei lavoratori.



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