Papa Francesco, diplomazia della speranza vs. “la sempre più concreta minaccia di una guerra mondiale”

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Per Papa Francesco, il dialogo “è l’unica via per spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana, che sono la radice di ogni volontà belligerante che distrugge”.

Altro punto interessante, il riferimento alla diplomazia della speranza, che deve essere prima di tutto “diplomazia della verità”, perché “laddove viene a mancare il legame fra realtà, verità e conoscenza, l’umanità non è più in grado di parlarsi e di comprendersi”. Questo significa che la Santa Sede non tacerà di fronte alle violazioni dei diritti umani, anche in dialoghi difficili come quello con la Cina, con la quale è stato recentemente rinnovato per quattro anni l’accordo per la nomina dei vescovi.

Ma il grande tema è il dito puntato contro la strumentalizzazione dei documenti multilaterali “per portare avanti ideologie che dividono, che calpestano i valori e la fede dei popoli”, attuando quella che il Papa definisce “una vera colonizzazione ideologica che, secondo programmi studiati a tavolino, tenta di sradicare le tradizioni, la storia e i legami religiosi dei popoli”, e che così facendo “fa spazio alla cancel culture”, perché “non tollera le differenze e si concentra sui diritti degli individui”.

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Papa Francesco definisce “inaccettabile” parlare di “un cosiddetto diritto all’aborto, che contraddice i diritti umani, in particolare il diritto alla vita”, poiché “tutta la vita va protetta, in ogni suo momento, dal concepimento alla morte naturale, perché nessun bambino è un errore o è colpevole di esistere, così come nessun anziano o malato può essere privato di speranza e scartato”.

Come si struttura la diplomazia della speranza di Papa Francesco? In quattro fasi: portare lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi e proclamare la scarcerazione dei prigionieri.

Nella panoramica mondiale, Papa Francesco nota anche gli atti terrorismo dell’anno – citando gli ultimi, a Magdeburgo in Germania e a New Orleans negli Stati Uniti – e gli attentati al presidente eletto USA Donald Trump durante la sua campagna elettorale e dal Primo Ministro di Slovacchia Fico a maggio dello scorso sono “tragiche esemplificazioni” di società polarizzate e fomentate da fake news “che non solo distorcono la realtà dei fatti, ma finiscono per distorcere le coscienze, generando un clima di sospetto che fomenta l’odio”.

È un clima che, nota Papa Francesco, “spinge a erigere nuove barriere e a tracciare nuovi confini, mentre altri, come quello che da oltre cinquant’anni divide l’isola di Cipro e quello che da oltre settanta taglia in due la penisola coreana, rimangono saldamente in piedi, separando famiglie e sezionando case e città”.

Papa Francesco denuncia che “i confini moderni pretendono di essere linee di demarcazione identitarie, dove le diversità sono motivo di diffidenza, sfiducia e paura”, e si augura che durante il Giubileo possano essere ripensate “anche le relazioni che ci legano”.

Il Papa ribadisce che “l’essere umano è dotato di un’innata sete di verità”, ma lamenta che “la negazione di verità evidenti sembra avere il sopravvento”.

In questo contesto, Papa Francesco affronta la questione dell’intelligenza artificiale, mettendone in luce gli aspetti positivi. La Santa Sede ha chiesto una autorità mondiale con competenze universali sull’intelligenza artificiale, e c’è questo sullo sfondo della preoccupazione, messa in luce dal Papa, sui diritti di proprietà intellettuale, di sicurezza sul lavoro e protezione dell’ambiente dai rifiuti elettronici.

Ma la situazione mondiale non è rosea, e Papa Francesco chiede di ritornare allo spirito di dialogo che portò all’Atto di Helsinki nel 1975, e nota la crisi delle istituzioni multilaterali, che “non sembrano più in grado di garantire la pace e la stabilità, la lotta contro la fame e lo sviluppo per i quali erano state create, né di rispondere in modo davvero efficace alle nuove sfide del XXI secolo, quali le questioni ambientali, di salute pubblica, culturali e sociali, nonché le sfide poste dall’intelligenza artificiale”. 

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C’è dunque bisogno di una riforma degli organismi multilaterali, costruita però “su principi di sussidiarietà e solidarietà e nel rispetto di una sovranità degli Stati”. Il Papa critica anche, come ha sempre fatto la diplomazia della Santa Sede, l’impostazione dei consessi dei grandi (i G7, G20), cui tra l’altro quest’anno ha partecipato, constatando che “c’è il rischio di una monadologia e della frammentazione in like minded clubs che lasciano entrare solo quanti pensano allo stesso modo”, e plaude “ai segnali positivi di una ripresa dei negoziati per ritornare alla piattaforma dell’accordo sul nucleare iraniano, con l’obiettivo di garantire un mondo più sicuro per tutti”.

Per superare i conflitti internazionali, ci vuole, nota il Papa, una “diplomazia del perdono”.

Papa Francesco auspica che nel 2025 “tutta la Comunità internazionale si adoperi anzitutto per porre fine alla guerra che da quasi tre anni insanguina la martoriata Ucraina e che ha causato un enorme numero di vittime, inclusi tanti civili”, senza negare i segni incoraggianti all’orizzonte.

Papa Francesco rinnova anche “l’appello a un cessate-il-fuoco e alla liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza, dove c’è una situazione umanitaria gravissima e ignobile, e chiedo che la popolazione palestinese riceva tutti gli aiuti necessari”, auspicando “che Israeliani e Palestinesi possano ricostruire i ponti del dialogo e della fiducia reciproca, a partire dai più piccoli, affinché le generazioni a venire possano vivere fianco a fianco nei due Stati, in pace e sicurezza, e Gerusalemme sia la ‘città dell’incontro’, dove convivono in armonia e rispetto i cristiani, gli ebrei e i musulmani.”

Papa Francesco ribadisce anche l’appello contro la proliferazione delle armi, e di alimentare con il denaro delle spese militari un Fondo Mondiale per lo sviluppo dei Paesi più poveri e l’eliminazione della fame.

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Il Papa ribadisce, come ha più volte fatto: “La guerra è sempre un fallimento! Il coinvolgimento dei civili, soprattutto bambini, e la distruzione delle infrastrutture non sono solo una disfatta, ma equivalgono a lasciare che tra i due contendenti l’unico a vincere sia il male”.

“Non possiamo minimamente accettare – prosegue – che si bombardi la popolazione civile o si attacchino infrastrutture necessarie alla sua sopravvivenza. Non possiamo accettare di vedere bambini morire di freddo perché sono stati distrutti ospedali o è stata colpita la rete energetica di un Paese”.





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