Moda italiana, il green è una priorità per il 76% delle aziende. Ma restano le sfide

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Una lavorazione tessile italiana (ph Cikis official website)

Per le aziende italiane, lo scenario sul fronte green resta in chiaroscuro. Stando al report «Moda e sostenibilità 2024» di Cikis, le realtà di settore del Paese hanno mostrato un maggiore impegno verso la sostenibilità rispetto al 2023, con il 76% del campione analizzato che considera il tema come una priorità per rimanere competitivi sul mercato e il 93% che ha dichiarato di aver ottenuto un ritorno positivo sugli investimenti eco. Tuttavia, nonostante questi passi avanti, emergono ancora aree critiche, che necessitano imminenti interventi in un contesto attuale in cui le normative europee richiederanno, entro breve, l’allineamento obbligatorio a elevati standard green. 

In particolare, tra le prime criticità per le aziende intervistate spicca la scarsa adesione a modelli di business circolari. Infatti, sebbene le pratiche volte a sostenere tale modello siano aumentate del 39% rispetto all’anno precedente, solo il 7,4% del campione impegnato su questo fronte sta effettivamente investendo in modelli di business completamente strutturati, molto più complessi rispetto alla sola gestione degli scarti. Scarse anche le iniziative per aumentare la tracciabilità dei prodotti, che hanno subito una diminuzione del 30%, risultando così adottate solo dal 13,3% degli intervistati rispetto al 19% raggiunto nel 2023. In particolare, con i brand che hanno un grado di collaborazione con i fornitori diretti per il tracciamento molto inferiore rispetto alle aziende della filiera.

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Altri punti sono l’adozione di materiali sostenibili e delle energie rinnovabili. Sul primo fronte vi è ancora strada da fare per raggiungere gli standard europei, mentre sul secondo pesa la mancata collaborazione lungo la filiera. Nel dettaglio, l’utilizzo da parte delle aziende dei materiali cosiddetti «preferred», definiti attraverso una serie di criteri da Textile exchange nel 2023, è aumentato del 51% contro la media del 56% registrata dai partecipanti al «Material change insight 2022» di Textile exchange. Mentre per quanto riguarda l’utilizzo di energia rinnovabile, il tasso di adozione è rimasto stabile, pari al 14% del campione, ma solo il 2,9% delle aziende ha dichiarato di impegnarsi a ridurre l’impatto energetico anche dei propri fornitori. Una percentuale insufficiente e ancora in calo rispetto allo scorso anno.

Strettamente collegata a questi aspetti, è la necessità per le aziende di porsi degli obiettivi di riduzione di emissioni, risultato altro punto di sofferenza per le realtà indagate da Cikis. Sebbene un buon 66,2% degli intervistati abbia affermato di aver calcolato le sue emissioni di prodotto o di organizzazione, solo il 69% di questi ha fissato obiettivi di riduzione delle emissioni. E soltanto il 6% di questi ultimi ha stabilito obiettivi in linea con i parametri di Sbti-Sbti-Science based target initiative, basate su standard scientifici. Un impegno, ancora una volta, limitato rispetto al panorama internazionale, in cui l’81% dei rispondenti alla Fashion industry target consultation ha indicato di aver fissato obiettivi per dimezzare le emissioni entro il 2030.

Tra le principali sfide per le aziende italiane, dunque, vi è la necessità di sviluppare un approccio integrato alla sostenibilità, che includa la misurazione delle emissioni, l’adozione di standard scientifici e la collaborazione lungo la filiera. Fattori essenziali sia per consolidare i risultati ottenuti che per affrontare gli scenari futuri. Sarà infatti necessaria, ad esempio, l’adozione di business circolari per essere in linea con gli obiettivi del Green deal, piano che mira a rendere l’unione europea il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. Così come sarà fondamentale implementare la tracciabilità dei prodotti per fronteggiare le normative specifiche del Dpp-Digital product passport, atteso in vigore dal 2026, e la regolamentazione sulla Due diligence directive, che già dal 2024 richiede alle aziende di identificare, prevenire e mitigare i rischi legati ai diritti umani e all’ambiente lungo la loro catena di fornitura. (riproduzione riservata)



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