I servizi segreti italiani sono nuovamente sugli scudi e al centro dell’azione del sistema-Paese nei giorni in cui si sovrappongono il caso della liberazione della giornalista Cecilia Sala in Iran, recuperata personalmente dal generale Gianni Caravelli, direttore dell’Aise, e le dimissioni della direttrice del Dis, l’organo di coordinamento dell’intelligence, ambasciatrice Elisabetta Belloni.
Le sfide dell’intelligence
Tra operatività e scenari futuri di potere interni, l’intelligence italiana nell’era del governo di Giorgia Meloni si trova ad affrontare un ruolo di crescente protagonismo e potrebbe ora vedere un interessante valzer di nomine. Il 15 gennaio Belloni si dimetterà ufficialmente e lo scenario venutosi a creare segnala come il suo ruolo nella mediazione sul caso Sala, da titolare del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza di Palazzo Chigi e in virtù dell’esperienza da ex direttrice dell’Unità di Crisi e Segretario Generale della Farnesina, sia stata la mossa decisiva alla guida dei servizi.
L’accordo con l’Iran per Sala è stato con ogni probabilità formalizzato prima del 6 gennaio, giorno in cui Repubblica ha dato la notizia dell’addio di Belloni, concordato con Meloni prima di Natale. L’ambasciatrice non era al fianco del presidente del Consiglio nel suo viaggio-lampo negli Usa da Donald Trump e non ha riferito al Copasir, l’organo di vigilanza sui servizi segreti, sostituito dall’autorità delegata alla Sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano. Ma, come ha riconosciuto il Governo, diplomazia e intelligence hanno lavorato di concerto: una prassi che vede nell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (Aise) guidata da Caravelli un importante attore operativo in grado di finalizzare il lavoro di elaborazione informativa e azione per la tutela del sistema-Paese.
Chi dopo Belloni?
L’Aise di Caravelli si era reso protagonista della liberazione di tre ostaggi italiani in Mali imprigionati dal 2022 dai gruppi militanti del Paese del Sahel a febbraio; ha, tramite il suo direttore, condotto un’opera di contatto con Paesi critici come Niger e Siria, dove a lungo l’Italia è stata l’avamposto della presenza occidentale; assieme al Dis di Belloni ha reso l’Italia uno hub diplomatico, con Roma crocevia degli incontri tra intelligence americana, israeliana, qatariota e egiziana nei negoziati sul Medio Oriente nei mesi in cui l’ambasciatrice era a capo degli sherpa del G7 di Fasano.
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La sensazione è che in questo 2025 molte dinamiche possano venire ad evolversi. Il grande tema sarà capire come potrà svilupparsi l’intelligence anche in un’ottica di graduale sviluppo e riforma degli apparati di sicurezza e informazione e nei quadri del rapporto con le altre sfere del potere. In quest’ottica, molto dipenderà da quanto succederà con la scelta del successore di Belloni. Si sono fatti i nomi dei due direttori delle agenzie operative: ma ci chiediamo se spostare il generale Caravelli dal suo attuale scranno, decisamente strategico, in un’epoca di tante e tali minacce geopolitiche abbia senso visto il ruolo pervasivo dell’Aise nell’elaborazione della sicurezza nazionale.
Valensise dall’Aisi al Dis?
Diverso il discorso di Bruno Valensise, direttore del servizio interno (Aisi), che ha già ricoperto il ruolo di vice di Belloni e da aprile è succeduto a Mario Parente alla guida dell’apparato di sicurezza e controspionaggio. Valensise, entrato nel 2004 a 34 anni presso il Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica (dal 2007 Aisi), dal 2012 al 2019 è stato prima direttore della Scuola di formazione e poi dell’Ufficio centrale per la segretezza del Dis e poi per cinque anni vice di Gennaro Vecchione prima e Belloni poi.
La sua nomina premierebbe un funzionario cresciuto in vent’anni di carriera nell’intelligence civile, e sbloccherebbe per l’Aisi il ritorno al vertice di un membro dell’Arma dei Carabinieri o della Polizia di Stato, negli ultimi anni meno rappresentati al vertice dei servizi segreti dopo la fine del mandato di Franco Gabrielli (ex capo della Polizia) da autorità delegata nel 2022 e l’uscita del generale dei Carabinieri Parente dall’Aisi. L’ipotesi di un “derby” tra Lamberto Giannini e Mario Cinque, rispettivamente comandante di Polizia e Carabinieri, per succedere a Valensise all’Aisi non è da escludere
Si nota, in quest’ottica, il ruolo di secondo piano che in questo gioco a incastro di nomine potrebbe giocare la Guardia di Finanza, storicamente ben rappresentata ai vertici dei servizi segreti. Dopo una lunga partita per la successione al generale Giuseppe Zafarana, attuale presidente dell’Eni, oggi il Comandante generale è dal 2023 il generale Andrea De Gennaro, e difficilmente Meloni vorrebbe mettere sul piatto una nuova partita per ricombinare le carte a Caserma Piave in caso di cambi di caselle al Dis. La questione più importante da sottolineare, in ogni caso, è che la successione ai servizi sembra procedere con ordine e calma: un segno positivo di continuità che consolida l’intelligence come patrimonio comune della Repubblica.
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