“L’agricoltura forlivese attende ancora gli indennizzi promessi”

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“E’ iniziato il nuovo anno, ma i problemi ormai annosi del settore agroalimentare rimangono irrisolti. La filiere della produzione agricola sono una punta di diamante del sistema economico forlivese e un’importante fonte di reddito e occupazione per il territorio, ma negli ultimi anni hanno dovuto misurarsi con le conseguenze del cambiamento climatico: la sola alluvione del 2023 ha provocato, su scala romagnola, danni al settore per oltre un miliardo”. Inizia così la riflessione del gruppo consiliare del Pd. 

“Purtroppo lo sforzo di imprese e agricoltori per rilanciare la produzione continua a scontrarsi con i ritardi nell’erogazione dei ristori governativi. E’ infatti ancora irrisolta la partita legata ai contributi di Agricat, il fondo mutualistico istituito a copertura degli eventi catastrofali in agricoltura, cui spettava la liquidazione dei ristori per l’alluvione e gli altri eventi atmosferici avversi – continuano i dem forlivesi -. Dopo oltre un anno di silenzio, nell’agosto 2024 Agricat aveva comunicato a gran parte delle imprese interessate il diniego (totale o quasi totale) dei rimborsi. A seguito della protesta degli agricoltori, delle loro organizzazioni e della Regione, tali comunicazioni erano state annullate, con la promessa da parte del governo di nuovi e rapidi approfondimenti per una corretta erogazione dei rimborsi. Purtroppo però da allora la situazione è rimasta in stallo e molti agricoltori sono ancora senza ristori per danni subiti ormai due anni fa”.

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per le aziende

 

“Altrettanto problematica è la questione relativa agli sgravi contributivi per le aziende agricole alluvionate, che il Governo aveva annunciato con il Dl “Agricoltura” dello scorso maggio. Il decreto stabiliva per le aziende agricole operanti nei territori alluvionati uno sgravio del 68% dei contributi previdenziali per il personale dipendente, seppur limitato al solo anno 2024 – viene aggiunto -. Purtroppo anche in questo caso le criticità si sono presto manifestate. Quando la misura è stata presentata dal governo alle istituzioni comunitarie per l’approvazione ai sensi delle normative sulla concorrenza, essa è stata inserita nel quadro temporaneo degli aiuti di stato per fronteggiare le ripercussioni economiche della guerra in Ucraina e non l’alluvione del 2023”.

“In tal modo è stato fissato un tetto allo sgravio di 280mila euro, sufficiente ad accogliere le esigenze delle singole imprese agricole, ma non per gli sgravi dei lavoratori delle grandi aziende e delle cooperative romagnole, alcune delle quali impiegano migliaia di dipendenti, fra stagionali e fissi – prosegue il Pd -. Il rischio è quello di un’ennesima beffa per il settore, con possibili conseguenze di rilievo sia a livello occupazionale che di investimenti e di ricadute inevitabili anche su moltissimi piccoli imprenditori agricoli, che conferiscono alle imprese e cooperative la propria produzione. Di fronte all’impatto di queste problematiche, riteniamo doveroso che anche le istituzioni locali, a partire dal Comune capoluogo, si attivino, al fianco della Regione e dei soggetti economici del mondo agricolo, per sollecitare il governo a provvedere ai dovuti interventi per assicurare al settore primario i ristori promessi e il sostegno necessario ad affrontare gli effetti di alluvione e crisi climatica”.

La replica di FdI

Sul decreto legge Agricoltura, ha replicato la deputata Alice Buonguerrieri (Fratelli d’Italia): “Nonostante il Pd continui a remare contro, il Governo e la maggioranza sono all’opera per risolvere in modo sistematico i problemi delle aziende agricole danneggiate dall’alluvione. La questione sollevata è già stata oggetto di più incontri tra le associazioni di categoria e il Governo, al fine di non penalizzare le aziende di dimensioni minori e che possono trarre immediato giovamento dalla misura assunta e al fine di inserire nel primo provvedimento utile una risposta adeguata anche alle aziende di dimensioni maggiori. Sarebbe bello che la Sinistra, non dico riconoscesse le proprie responsabilità o muovesse critiche costruttive, ma almeno partecipasse al dibattito con idee buone e non sempre critiche strumentali, ma ormai abbiamo rinunciato anche solo a sperare che ciò possa avvenire”.



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