Salvini inguaia la maggioranza. Meloni deve chiarire su Musk

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Le trattative tra governo e Starlink per appaltare alla società di tecnologie spaziali di Elon Musk le telecomunicazioni sicure dell’Italia sono al centro di polemiche a tutto campo che non solo coinvolgono le opposizioni, ma sembrano aver aperto l’ennesima frattura all’interno dello schieramento di maggioranza.
Il tema, rilanciato da Bloomberg il 5 gennaio al termine della visita lampo della premier Giorgia Meloni al presidente eletto statunitense Donald Trump, è un contratto da 1,5 miliardi di euro per cinque anni con cui l’Italia affiderebbe agli oltre settemila satelliti di Starlink già in orbita le comunicazioni criptate degli apparati governativi e militari. Per l’agenzia di stampa newyorkese le trattative sarebbero in stato avanzato, ma in una nota Palazzo Chigi ha provato a ridimensionare la ricostruzione di Bloomberg sostenendo che, al momento, nessun contratto è stato firmato. Senza però negare che le trattative sono in corso e interessano aspetti di prima rilevanza nel quadro strategico e di sicurezza dello Stato, con l’ipotesi di un’entrata di peso di un player internazionale e privato nella gestione di dati e informazioni riservate.
E con l’ombra di un conflitto di interessi palese, essendo il tycoon Elon Musk sia a capo di Starlink, sia uno degli uomini più vicini al prossimo presidente degli Stati uniti e, soprattutto, proprietario e utilizzatore seriale della piattaforma social X.

Proprio da X è arrivata l’ennesima provocazione di Musk, in tandem con una dichiarazione fuori dal coro della maggioranza pubblicata dall’account del ministro dei trasporti Matteo Salvini: «Elon Musk è una figura di spicco dell’innovazione globale: un potenziale accordo con lui e SpaceX per garantire connettività e modernizzazione in tutta Italia non sarebbe una minaccia, ma piuttosto un’opportunità» ha scritto il leader della Lega, aggiungendo di essere «fiducioso che il governo andrà avanti in questa direzione perché fornire servizi migliori ai cittadini è un dovere». Sotto al post di Salvini Musk ha risposto: «Sarà fantastico. Altri paesi in Europa chiederanno di usufruirne».
Lo scambio ha funzionato da detonatore per le opposizioni, che compatte hanno chiesto che sia la premier Meloni in persona a chiarire in parlamento i dettagli dell’affare Starlink: «L’Italia non si svende» e Meloni «non pensi di cavarsela con qualche riga affidata alle agenzie di stampa e ai giornali amici. Lei e il suo governo vengano immediatamente a riferire in parlamento» ha dichiarato la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Le fa eco il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia, che ieri ha indirizzato una lettera al presidente\ di Palazzo Madama Ignazio La Russa «affinché solleciti il governo a rendere comunicazioni al Senato sulla vicenda Starlink».
Lo stesso invito è stato ribadito dal presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, che sui social attacca: «Un governo che vuole tutelare l’interesse nazionale e la trasparenza dei processi democratici non affida asset strategici con trattative riservate. Viene piuttosto in parlamento a chiarire a tutti gli italiani». Mentre il capogruppo dell’Alleanza verdi e sinistra sottolinea le contraddizioni in seno alla maggioranza: «Il miliardario sudafricano sconfessa Giorgia Meloni. Dopo il post di Musk in risposta a quello di Salvini è sempre più urgente che il governo spieghi in parlamento cosa sta trattando, o contrattando, con SpaceX».

Il riferimento di Musk agli «altri paesi in Europa» che potranno appoggiarsi in futuro al sistema Starlink non sembra casuale.
Le trattative italiane in questo senso sono un unicum europeo e rischiano di depotenziare il progetto Iris2 con cui l’Unione europea ha intenzione di contrastare lo strapotere satellitare di Musk avvalendosi di un sistema di satelliti proprio, a disposizione per le comunicazioni criptate di di tutti i paesi membri.
Ieri un portavoce della Commissione europea ha chiarito che l’accordo tra Italia e Starlink sarebbe «compatibile» con il progetto Iris2, poiché «in quanto Stato sovrano ha il pieno potere discrezionale di procedere con decisioni e azioni sovrane».
L’Italia al momento è partner di Iris2, che finanziato per 11 miliardi di euro tra fondi pubblici europei e investimenti di privati, non sarà però operativo prima del 2030.
Se l’accordo con Starlink dovesse andare in porto, verrebbe meno il senso di continuare ad aderire a Iris2. Obiettivo che potrebbe rientrare nelle mire di Musk: partire dall’Italia per rompere il blocco europeo e proseguire l’avanzata della sua personale tecnocrazia nel resto del continente.

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