Riaprire il trampolino di salto a Roccaraso, si apre la discussione sulla pagina facebook – Amolivenews

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E’ una follia. Può darsi, ma a sentire qualche turista habitué di Roccaraso, che qui ha casa, non sarebbe proprio così. Certo nell’epoca pionieristica dello sci quello che sto per dirvi aveva tutto il senso della formazione di un bravo sciatore e Viscont Knebworth scriveva nel classico manuale “Winter Sport” del 1930: Non si può dire di essere sciatori completi se non si è capaci di saltare con gli sci.

Oggi, con la specializzazione delle discipline sciistiche, ognuno si dedica esclusivamente a quella che più gradisce. E certamente quella del salto con gli sci essendo quella più pericolosa è stata presto abbandonata e riservata solo ai giovani che l’hanno intrapresa esclusivamente come disciplina agonistica.

Roccaraso già prima di quella perentoria affermazione e lanciato fin dal 1910 nell’affascinante mondo bianco fu spinto dalla esigenza dello Ski Club Roma di avere un impianto idoneo per i suoi atleti e con il loro contributo determinante in termini finanziari, nel 1927 costruì un trampolino di salto, ben presto affiancato da uno scuola più piccolo. Fu perciò denominato “Roma”.

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L’impianto fu realizzato interamente nella montagna e perciò la pista di lancio fu scavata nella roccia. Era annoverato in Italia pochi esistenti con questa caratteristica. Successivamente nel 1940 e nel 1953 fu ristrutturato per adeguarlo alle nuove norme agonistiche e per consentire agli atleti di compiere salti sempre più lunghi.

Furono organizzate gare nazionali e perfino internazionali. Diversi ragazzi e giovani dello Sci Club Roccaraso si dedicarono al salto e qualcuno scelse la combinata con il fondo.

Purtroppo, con lo sviluppo dello sci Alpino che consentì a diversi giovani di diventarne maestri e quindi dedicarsi all’insegnamento ai turisti, questa affascinante disciplina fu abbandonata, anche in termini organizzativi delle gare e l’ultimo atleta saltò nell’inverno del 1964, alla presenza del presidente della Camera Giovanni Leone, che aveva una villa proprio affianco alla pista di atterraggio.

Per i turisti dell’epoca, frequentare Roccaraso d’inverno non significava soltanto dedicarsi allo sci, ma anche assistere in massa alle gare di salto che si svolgevano regolarmente.

Il trampolino è ancora lì, in zona “Ombrellone” affiancato dalla slanciata tribuna dei giudici, che propone nella sua architettura la forma slanciata nel vuoto del saltatore.
Ebbene, torniamo all’atto di follia che mi accingo a proporre, forte, appunto, del fascino espresso da quei turisti che vorrebbero vedere ancora a Roccaraso ciò che ammirarlo i loro nonni e i loro padri: qualche gara di salto, anche estiva, visto che con le nuove tecnologie il trampolino può essere coperto di un tappeto di fili di plastica.

Certo, l’impianto è obsoleto, non è più adeguato al nuovo modo di saltare e alle norme che le governano; deve essere anche allungato e sicuramente costruire la pista di lancio artificiale. Però, nulla è impossibile e tornare a dotare Roccaraso di un impianto del genere, sull’Appennino, tra due mari e praticamente al sud dell’Italia, costituirebbe un forte motivo di attrazione e quindi di rilancio originale dell’attività turistica di Roccaraso. Certamente l’impresa non sarebbe rivolta alla organizzazione di gare di primo livello, ma sicuramente anche a quelle femminili, che da un po’ di tempo vedono le atlete dedicarsi a questa particolare disciplina sciistica.

È un’idea, sicuramente folle e molti mi accuseranno non so neppure di che. Qualcuno mi dirà di essere un fottuto nostalgico e di avere influenzato quei turisti habitué di Roccaraso nel farli appassionare al salto con i miei racconti al punto di averli spinti a proporre un’impresa del genere. Costosa sì, però provate a immaginare cosa diventerebbe in quei giorni di gare Roccaraso, invaso da turisti curiosi ai quali sicuramente le televisioni suggerirebbero di salire quassù per assistere ad uno spettacolo incredibile per queste latitudini.

E perciò ho deciso con molto coraggio e la ormai scontata follia di aprire un gruppo su Facebook per vedere cosa succede. Magari solo come motivo di discussione. Sarebbe già tanto in termini di curiosità per una Roccaraso inusuale, dove qualcuno ha esercitato bene un’idea folle.
Io credo che la FISI rimarrebbe piacevolmente sorpresa e certamente sosterrebbe e affiancherebbe il percorso, definiamolo pure della follia pura.

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Ugo Del Castello





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