Maestri abusivi, scarsa sicurezza e regole non rispettate: il “lato oscuro” delle piste da sci trentine. Panizza: “Cani sciolti che mettono in pericolo la salute delle persone”

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TRENTO. Sulle piste trentine tra neve, sole e discese c’è anche chi fa “slalom” tra regolamenti e buonsenso finendo col mettere in pericolo la sicurezza di tutti: è il caso dei tanti che, senza titoli competenze, in questi giorni sono stati “pizzicati” dalle forze dell’ordine e denunciati per esercizio abusivo della professione di maestro di sci.

 

È successo in Alto Adige (QUI L’ARTICOLO), ma anche in Trentino dove non più tardi di ieri è arrivata comunicazione della denuncia di 4 persone alla Procura della Repubblica di Trento; e altre due sono finite nei guai per usurpazione di titoli avendo esercitato sulle piste intorno al passo del Tonale spacciandosi per appartenenti al Collegio dei Maestri di Sci del Trentino.

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Episodi dietro ai quali si cela un problema “strutturale” più grande, che anno dopo anno preoccupa gli operatori del settore: la presenza sempre più diffusa di “finti” maestri di sci sulle piste.

 

O per meglio dire, persone prive di autorizzazioni (e spesso anche di competenze) che si improvvisano istruttori, mettendo a rischio la sicurezza dei loro clienti – anche minorenni – e di tutti gli altri sciatori in pista.

 

In un contesto, per di più, dove “l’ecosistema pista da sci” deve già fare i conti con un’endemica carenza di sicurezza evidenziata giorno dopo giorno da un elenco impressionante di incidenti, scontri, infortuniinterventi di elisoccorsi e ambulanze.

 

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È preoccupato, il presidente del Collegio dei Maestri di Sci del Trentino, Mario Panizza. Che per aprire il campo alle sue ampie riflessioni, parlando a Il Dolomiti, comincia dall’inizio: “Anche quest’anno stiamo affrontando questo problema: le segnalazioni non arrivano direttamente a noi perché vengono fatte alle forze dell’ordine, ma c’è la percezione che la situazione non sia migliorata rispetto al passato. Anzi”.

 

Il fenomeno degli abusivi in effetti vede come principali protagonisti gli stranieri: “maestri” o presunti tali provenienti da Paesi come Polonia, Slovenia o Croazia. Quella dei Maestri di Sci in Italia è una professione riconosciuta, che prevede anche l’iscrizione all’Albo per poterla esercitare; ma in altri Paesi le regole sono diverse.

 

“Lo scorso inverno – riprende Panizza – le domande presentate all’autorità competente, la Provincia autonoma di Trento, per poter esercitare temporaneamente la professione in Trentino, sono state poco più di 1.000: il 50% di queste domande sono state respinte per mancanza di competenze e titoli. Qualcuno però fa il furbo e viene comunque, sperando di non essere poi ‘pizzicato’ sulle piste dalle forze dell’ordine e dai dipendenti del servizio turismo della Pat. E tanti non presentano nemmeno la domanda sapendo di non avere i requisiti per vedersi autorizzati”.

 

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A quel punto si forma un piccolo esercito di “cani sciolti”, come li definisce lo stesso Panizza, che creano una buona dose di scompiglio tra addetti ai lavori e sciatori in pista: “Spesso questi personaggi si propongono direttamente in ‘pacchetto’ con i tour operator che organizzano il viaggio dal loro Paese alle nostre montagne, sfruttando anche la scarsa conoscenza della lingua straniera dei vari gruppi da parte dei professionisti italiani locali che non parlano magari il polacco o il serbocroato. I più ‘arditi’ cercano clientela anche sui social, cercando di proporsi a prezzi vantaggiosi e con accordi ‘sottobanco’ spesso anche invisibili al fisco”.

 

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“Si tratta anche di avere rispetto per una professione che in Trentino rappresenta un’eccellenza”, prosegue Panizza. Con poco più di 3.000 maestri iscritti all’Albo tra sci alpino, snowboard e fondo operativi in 44 scuole di sci del territorio, il settore rimane un fiore all’occhiello del turismo invernale della provincia. “Questi abusivi danneggiano l’immagine dei veri maestri di sci, che si formano per anni e lavorano con grande professionalità”.

 

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E poi, problema se vogliamo ancora peggiore, gli “abusivi” spesso non hanno la capacità di gestire con le adeguate misure di sicurezza i propri gruppi sulle piste, creando situazioni di pericolo per e per gli altri.

 

“Queste persone spesso non hanno le competenze tecniche né quelle legate alla sicurezza. Mi fa rabbrividire pensare che guidino gruppi di 7 o 8 persone, magari con qualche minorenne, in quelle giornate in cui c’è grande affluenza sulle piste. Quelle giornate, insomma, in cui basta poco per trovarsi in situazioni potenzialmente molto pericolose: per chi fa parte di quei gruppi, ma anche per tutti gli altri”.

 

Anche perché, al di là della questione dei maestri abusivi, le piste sono sempre meno sicure: “Non è un problema di quantità di persone sulle piste, ma di mancanza di rispetto delle regole. Ci sono troppi sciatori indisciplinati che creano condizioni di costante pericolo: in molti hanno paura a sciare proprio perché sanno che c’è chi scende a velocità troppo elevate, e che non conosce le proprie capacità e il proprio livello atletico e tecnico“.

 

“Le piste sono sempre più facili da raggiungere per tutti, i materiali più accessibili, e così è difficile mantenere sotto controllo la situazione nonostante il grande dispiegamento di forze dell’ordine sulle piste. Una situazione che denunciamo da tempo e sulla quale credo dovremmo fermarci e fare tutti insieme un ragionamento, perché non si può pensare di andare avanti con questo ritmo di incidenti e infortuni: noi maestri sulle piste ci stiamo 8 ore al giorno, sappiamo bene di cosa stiamo parlando. E vi assicuro che in certe giornate, tornare a casa sulle proprie gambe è già un successo. Insomma, serve più rispetto delle regole e più prevenzione“.

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