I segreti di Margherita di Savoia, prima influencer d’Italia, in un inedito docufilm di Swan Bergman. Protagonista anche il volpianese Pierangelo Calvo

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Se mi chiedessero quale è stata la prima influencer italiana e la più grande in assoluto di tutti i tempi, non avrei esitazioni nel riconoscere tale merito alla prima Regina d’Italia, Margherita di Savoia.

Di lei tutti si ricordano la pizza Margherita, la rivista di moda italiana che portava il suo nome, la vicinanza con il poeta Giosuè Carducci, la passione per le montagne della Val d’Aosta, le ascensioni in alta quota con il barone Beck Peccoz, le scampagnate in auto del suo fornito garage e tante altre cose. Non ultimo il suo compagno di una vita, quel Re Umberto assassinato da un anarchico che aveva lasciato l’Italia, ma era rientrato a Monza per compiere quel delitto che si consumò in una calda serata di luglio del 1900.

Pochi sanno, però, che la prima Regina d’Italia è stata un’influencer ante litteram nel parlare a tutti gli italiani in modo sincero e diretto, sostenendo un benessere che si conquista con il lavoro, dove produrre qualità alla fine paga sempre. Margherita è stata un’eccezionale promoter internazionale a favore di tutti quei prodotti che la manualità, la fantasia ed il genio italico sono sempre stati in grado di creare.

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Bastava crederci e lei è stata la prima in assoluto ad aver fiducia nel suo popolo, nel prendere per mano piccole realtà artigiane e agricole e presentarle al grande pubblico, in quelle manifestazioni che oggi vengono chiamate frettolosamente EXPO, ma che invece nascono fin dalla metà del 1800 come Esposizioni Nazionali, la prima nel 1861 a Firenze, poi Internazionali, eventi straordinari come la prima londinese al Cristal Palace o quella di Parigi del 1900, la più importante per spettacolarità a rappresentare l’intero universo produttivo nel panorama mondiale.

Rileggere oggi la storia di Margherita di Savoia, Madre della prima Italia unita non è facile, ma è necessario per riconoscere le origini di un made in Italy noto in tutto il mondo. Proprio per questo il regista Swan Bergman, bolognese doc, forte di decenni d’esperienza cinematografica con la sua casa di produzione svizzera ETD Movie, che si distingue nel panorama internazionale per la capacità di trasformare storie in esperienze visive uniche, ha voluto dedicare alla Regina Margherita un inedito docufilm dove emerge non solo l’entusiasmo e l’abilità di una donna antesignana per il suo tempo, ma l’invito a riaffermare la fiducia nel saper fare a regola d’arte.

 Swan Bergman

Proprio la direzione artistica di Swan Bergman, visionario regista di Free Spirit – il celebrato documentario su Elio Fiorucci “must popular” su Netflix – ha saputo trasmettere la fiducia nella creatività italiana d’inizio Novecento attraverso la storia toccante che trascende i confini nazionali.

Viso empatico, chioma vaporosa e riccioluta, questo fotografo, regista e produttore cinematografico vanta migliaia di progetti innovativi: da una delle primissime dirette video al mondo per la telefonia mobile dell’evento live “Vasco Rossi live in Catanzaro” (con un pubblico stimato di circa 400.000 persone), alla direzione tecnica ed artistica di “The Asquare Show”, proiezione in alta definizione e dolby sorround live mixed in piazza Maggiore a Bologna sul più grande schermo outdoor italiano. Ha diretto spot per agenzie pubblicitarie come McCann, Erickson, Z&advertising, Sek and Gray Finland, Aldo Biasi Comunicazione e per Nokia è stato il primo regista al mondo a realizzare video templates, in cinque milioni di modelli 3650 Nokia, primo telefono imaging della storia.

Scelto per dirigere il documentario Homines Dicti Walser, con la direzione artistica di Yann Arthus -Bertrand, il regista attualmente è impegnato nella realizzazione di documentari, film e serie televisive per broadcaster internazionali. Per lui la fotografia è la forma più libera di espressione artistica: basti ricordare il progetto Black’N’White Esprit oltre ad altre 250 sue opere esposte in quella che è probabilmente la più grande mostra permanente in Svizzera dedicata ad un solo artista.

Swan Bergman porta in scena uno sguardo unico: umano e carismatico, accogliente e ironico, insomma, un mix di intelligente sensibilità psicologica e rara professionalità che permette a tutti di sentirsi a proprio agio. E così è stato quando ha girato anche questo docufilm: si è affidato a persone amanti della storia e profondamente rispettose del nostro passato, per sviluppare un percorso di testimonianze atte a far percepire il vero volto della sovrana, dove ognuno ha raccontato aneddoti, curiosità, eventi, storie, abitudini e passioni di una donna che, più di ogni altro suo contemporaneo, ha fatto conoscere l’Italia e gli italiani nel mondo in modo regale, oltre che reale.

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L’autorialità e la partecipazione di Margherita Pogliani, giornalista ed ex direttore di progetti come Vougue.it, Vanity Fair.it, Pirelli.it, Mumac.it ha aggiunto un ulteriore livello di profondità al docufilm. Margherita Pogliani, infatti, non condivide solo il nome con la Regina ma anche l’energia e la profonda fiducia sulla possibilità di valorizzare la storia e l’eccellenza italiana nelle sue molteplici forme, esplorando come il patrimonio di saperi e valori nostrani continui a essere una fonte inesauribile di ispirazione. Dall’essere pioniera del digitale italiano alla creazione di nuovi linguaggi dell’innovazione, Pogliani ha sperimentato che le connessioni inaspettate tra passato e presente trasformano i problemi in opportunità. E così il docufilm sulla donna di cui porta orgogliosa il nome è diventato per lei anche un momento di autentico entusiasmo da condividere con passione.

Volutamente, Swan Bergman ha scelto Pogliani insieme a un gruppo di persone che hanno dedicato parte della loro vita a studiare i personaggi appartenuti alla nostra storia: appassionati e studiosi in grado di svelarne aneddoti e segreti e descriverli da un punto di vista umano. Non un comitato scientifico per ricordare date importanti, eventi famosi o figure auliche, ma gente vera che riporta al cuore figure emblematiche per l’Italia. Il risultato è un ritratto coinvolgente della Regina vista come donna di profonda cultura, umile e sobria come moglie e madre, coraggiosa e visionaria nel dare fiducia ad un Paese da poco unito, nato dalle nobili ceneri di un grande passato dove arti, culture e tradizioni, non si erano mai incontrate prima.

I luoghi scelti per la narrazione, molto diversi tra di loro, sono un esempio di come il regista abbia voluto abbracciare realtà nobili e semplici nello stesso tempo, in grado di raccontare con straordinaria genuinità i sentimenti di una
Regina che sapeva parlare a tutti, cercando di unire le persone in un’unica entità, creando un senso di appartenenza che portava a collaborare nell’ottimizzare il risultato finale, ovvero far scoprire al mondo – nonostante gli innegabili difetti – le grandi potenzialità degli italiani nell’arte manifatturiera.

Prima location d’eccellenza è lo splendido castello Savoia di Gressoney in Valle d’Aosta, dove i consulenti scelti sono stati intervistati per tracciare gli aspetti, a loro parere, più significativi dell’animo umano di Margherita di Savoia, andando anche a rivisitare testi, documenti e fotografie che ritraevano un lontano e compianto vissuto. Hanno partecipato in veste di consulenti Bruna Bertolo, Marisa e Manuel Torello, Silvia Porino,  il volpianese Pierangelo Calvo ed il gruppo in abiti storici guidato da Ennio Vitrò. La troupe si è poi spostata nel Basso Monferrato, nel piccolo villaggio di Robella d’Asti, presso la casa museo Casale Armanda, già luogo FAI, un antico quanto semplice edificio privato in cui un percorso etnografico rivisita il passato agricolo di quelle vallate, dove un tempo gli alti “brich” ospitavano verdeggianti vigneti e dove il bisnonno degli attuali proprietari, era un piccolo produttore di vino che nel 1908 venne premiato all’Esposizione Internazionale di Londra e nel 1909 la stessa Regina Margherita volle premiare con un attestato di benemerenza con il quale concedeva l’uso dell’arme della Regina Madre sull’insegna della propria ditta.

Pierangelo Calvo Margherita PoglianiPierangelo Calvo e Margherita Pogliani a Robella d’Asti

Anche qui diversi documenti, testi, album fotografici ed oggetti curiosi, hanno fatto da sfondo ad un racconto coinvolgente nella forma e ampiamente esaustivo nella sostanza, andando a toccare con parsimoniosa sensibilità tratti di vita vissuta in un ambiente rurale, lontano dagli echi della città. Brevi, lievi sussurri di storia nel silenzio della campagna, quasi a volersi immedesimare in figure mai conosciute ma ancora presenti nello spirito dei pochi abitanti di questo antico borgo posato sul bianco tufo.

Presente per l’occasione il gruppo storico “Principi dal Pozzo della Cisterna” di Reano ed il curatore del percorso etnografico Pierangelo Calvo, intervistato in un dialogo di autentica meraviglia da Margherita Pogliani che ha poi
affermato «raramente sono rimasta tanto ammirata dall’eleganza e dalla ricchezza di stile e di memorie che il fondatore del museo Casale Armanda ci ha generosamente condiviso, permettendoci di assaporare un passato che è
ancora quanto mai attuale».

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Non resta che attendere la proiezione del docufilm, nella speranza che molti possano apprezzare un lavoro nato da un sentimento per riscoprire tratti di un lontano vissuto, che ha visto come protagonisti uomini e donne molto
diversi tra di loro, ma testimoni di un’unica e incredibile impronta che, per rispetto ed etica, può e deve diventare memoria costruttiva per tutti noi.





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