Cavi sottomarini, urgente proteggerli: anche in Italia

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Cresce la rete globale dei sistemi di cavi sottomarini, ma le tensioni geopolitiche hanno messo a nudo la loro importanza e fragilità. Dai 420 registrati nel 2020 si è passati ai 489 nel 2024 (+16,4%), mentre si stima un ulteriore incremento del 17,4% entro il 2029. L’EMEA è leader in questo ambito ed entro la fine del decennio dovrebbe toccare le 240 unità (+17,7%).

L’Italia occupa una posizione cruciale, visto che le arterie di collegamento che vanno dall’Europa al Medio Oriente (e in particolare verso Israele) passano principalmente nei nostri mari

Perché i cavi sottomarini sono strategici

La crescente necessità di avere a disposizione sistemi e servizi interconnessi, che siano affidabili e performanti, chiama in causa la sicurezza e la resilienza dell’intero spettro dei canali di comunicazione, che comprende le reti terrestri, satellitari e, soprattutto, quelle sottomarine.

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Difatti, in un contesto in cui si registra un aumento preoccupante di minacce cibernetiche, così come di azioni fisiche di sabotaggio che hanno ad oggetto le infrastrutture critiche, i governi di tutto il mondo si stanno concentrando sulla loro dipendenza dai cavi sottomarini. Questi ultimi sono assolutamente indispensabili per la connettività globale, in quanto trasportano oltre il 99% del traffico dati a livello intercontinentale e, quindi, di fatto collegano diversi Paesi e continenti.

La mappa 2024 dei cavi sottomarini e dei punti di approdo

Quanto detto vale particolarmente per l’Unione Europea, poiché i cavi sottomarini forniscono connettività ai tre Stati insulari (Cipro, Irlanda e Malta), nonché a numerose isole di altri Stati Membri e ad alcune regioni più esterne, che di conseguenza dipendono fortemente da tali sistemi.

Immagine che contiene mappa, atlante, testo

Descrizione generata automaticamente
Fonte: Submarine Telecoms Forum, Submarine Cable Almanac, agosto 2024

Pertanto, in risposta alla crescente domanda di connettività e ai rischi geopolitici, l’UE sta incoraggiando diverse azioni e investimenti in cavi sottomarini resilienti, al fine di rafforzarne la sicurezza e ridurre la dipendenza da altre potenze globali.

Cavi sottomarini, gli investimenti globali

Gli ultimi dati del Submarine Telecoms Forum sul valore degli investimenti in cavi sottomarini sostenuti tra il 2020 e il 2024 mostrano come l’EMEA – la regione che comprende Europa, Medio Oriente e Africa – si posiziona in testa con oltre il 32% degli investimenti globali in questo settore, equivalenti a 5,37 miliardi di dollari. Tale primato è strettamente connesso alla presenza di centri nevralgici, come il Mar Mediterraneo e il Canale di Suez, nonché di collegamenti strategici tra Europa, Africa e Medio Oriente, come pure all’interno dello stesso continente europeo e africano.

In questo contesto, i punti di approdo dei cavi sottomarini assumono una certa rilevanza, essendo i nodi della rete di comunicazione globale, nel senso che corrispondono a luoghi fisici dove i cavi sottomarini emergono sulla terraferma per collegarsi alle infrastrutture terrestri. Pertanto, essi sono fondamentali per il funzionamento senza soluzione di continuità delle telecomunicazioni, nonché per la sicurezza e la resilienza delle connessioni. Per tali ragioni, sono sottoposti a un monitoraggio attento e costante, funzionale a evitare interruzioni – sia di natura cibernetica sia fisica – che potrebbero interessare tali infrastrutture.

Ciò premesso, negli ultimi 4 anni sono stati utilizzati ben 780 punti di approdo a livello mondiale. Anche in questo caso, l’EMEA occupa la prima posizione, rappresentando il 31,2% del totale con 243 punti di approdo registrati nel periodo 2020-2024. Tali evidenze confermano il ruolo strategico di questa regione, complice una diffusa stabilità politica e la presenza di infrastrutture avanzate.Simili investimenti hanno portato a una notevole espansione della rete globale dei sistemi di cavi sottomarini. Difatti, si è passati dai 420 registrati nel 2020 ai 489 nel 2024, evidenziandosi una crescita pari al 16,4%, mentre si stima un ulteriore incremento del 17,4% entro il 2029. L’EMEA è ancora una volta leader in questo ambito, con il numero maggiore di tali sistemi registrati nel 2024 tra le regioni considerate (204 unità). Entro la fine del decennio questa cifra dovrebbe toccare le 240 unità (+17,7%).

Il problema del guasto dei cavi sottomarini

Come già accennato, i cavi sottomarini trasportano oltre il 99% della connettività globale. Ebbene, per mantenere il passo con la mole di dati che ogni giorno vengono generati e interscambiati a livello mondiale, è necessario aumentare costantantemente la capacità di rete che questi sistemi possono supportare. In quest’ottica, i recenti fatti di cronaca che fanno riferimento ad alcune azioni di sabotaggio nel Nord Europa, mosse probabilmente da fini geopolitici, richiamano con urgenza azioni concrete ed efficaci atte a garantire la fruizione di servizi essenziali a cittadini, imprese e istituzioni.

Ad ogni modo, simili attività si collocano in un contesto più ampio in cui i guasti che interessano i cavi sottomarini possono generarsi da cause di diversa natura, tra cui ancoraggi e pesca, così come terremoti ed eruzioni di vulcani sottomarini. Volgendo uno sguardo allo spaccato regionale, il 36,3% degli eventi che hanno danneggiato tali infrastrutture tra il 2015 e il 2024 si è concentrato in AustralAsia. Segue l’EMEA con il 28,7% e le Americhe con poco più del 20% nel periodo considerato.

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Guardando ai guasti rilevati su base annua, si può osservare come il 2024 sia l’anno in cui si è registrato un picco importante, ossia 46 eventi a fronte di una media di 24,5 fino all’anno precedente. Questo incremento decisamente imponente nel reporting degli incidenti è probabilmente dovuto a una maggiore consapevolezza da parte dell’opinione pubblica sul tema, in particolare a seguito dell’incidente nel Mar Rosso dello scorso marzo, che ha contribuito ad accendere i riflettori sulla sicurezza dei cavi sottomarini, influenzando altresì il volume delle notizie riportate dai media e aprendo così un nuovo capitolo nella copertura mediatica dei guasti inerenti queste infrastrutture critiche.

Per di più, va considerato che dal 2015 al 2024 i tempi di riparazione dei guasti ai cavi sottomarini hanno subito diverse oscillazioni. Nel 2023 si è raggiunto un tempo medio pari a 40 giorni e ciò in conseguenza di molteplici fattori, tra cui quelli relativi a conflitti e a sfide geopolitiche più in generale.

Politiche UE e sicurezza dei cavi sottomarini

Alla luce di queste considerazioni, l’UE sta sostenendo il rafforzamento della sicurezza e della resilienza dei cavi sottomarini. A tal riguardo, una delle conclusioni principali del Libri Bianco della Commissione Europea “How to Master Europe’s Digital Infrastructure Needs?”, pubblicato lo scorso febbraio, è che il quadro attuale nell’UE è inadeguato ad affrontare le sfide in questo campo.

In primo luogo, viene precisato che manca una mappatura accurata delle infrastrutture esistenti, il che supporterebbe una valutazione dei rischi, delle vulnerabilità e delle dipendenze a livello UE. In secondo luogo, si riconosce l’assenza di un quadro di governance comune per le tecnologie e i servizi di posa dei cavi. In terzo luogo, non si rinviene un meccanismo che garantisca la riparazione e la manutenzione rapida e sicura di tali sistemi, così come non sono stati identificati progetti di cavi sottomarini critici né intra-UE né globali, né tantomeno sono stati stanziati finanziamenti per sostenerli a livello eurounitario.

Le azioni per migliorare la sicurezza

Nella stessa occasione è stata pubblicata la Raccomandazione (UE) 2024/779 della Commissione, che delinea una serie di azioni da mettere in capo a livello di Stati Membri e di UE per migliorare la sicurezza e la resilienza dei cavi sottomarini attraverso un migliore coordinamento nella governance e nei finanziamenti. In particolare, la raccomandazione incoraggia gli Stati Membri a portare avanti una serie di azioni, tra cui:

  • assistere la Commissione nella mappatura dei cavi sottomarini esistenti (da aggiornare almeno annualmente);
  • valutare rischi, vulnerabilità e dipendenze, con specifica attenzione alla supply chain;
  • definire un “Cable Security Toolbox” che definisca misure di mitigazione dei rischi, soprattutto rispetto ai fornitori ad alto rischio;
  • scambiare regolarmente informazioni su incidenti, awareness e pratiche applicate;
  • formare esperti con un appropriato livello di esperienza;
  • favorire l’impiego di soluzioni innovative per l’individuazione e la deterrenza delle minacce contro le infrastrutture dei cavi sottomarini;
  • redigere una lista di progetti strategici su cavi di interesse europeo (con relativa urgenza, timeline e criticità in termini di sicurezza) con aggiornamento almeno annuale sulla base dei rischi, delle vulnerabilità e delle dipendenze riscontrate in materia;
  • cooperare nella promozione e nello sviluppo di cavi sottomarini;
  • mettere in campo investimenti.

Per verificare il raggiungimento di questi obiettivi, si richiede agli Stati Membri di collaborare con la Commissione per valutare l’impatto di tale raccomandazione entro dicembre 2025. In quest’ottica, le Conclusioni del Consiglio europeo sul Libro Bianco summenzionato, rese note lo scorso 6 dicembre, enfatizzano la necessità che si proceda verso un approccio strategico ai cavi sottomarini, nonché a un’efficace allocazione dei fondi a livello UE, invitando i singoli Stati Membri a operare e collaborare in tal senso.

I fondi europei e il ruolo dell’Italia

La posizione geografica occupata dall’Italia l’ha posta storicamente al centro delle rotte commerciali tra occidente e oriente. Nonostante lo scenario socio-economico sia profondamente mutato in questo lungo lasso di tempo, il ruolo chiave del nostro Paese nel quadro dei collegamenti tra le varie aree del mondo è rimasto immutato. L’Italia è uno dei principali punti di approdo europei dei cavi sottomarini che collegano il vecchio continente alla sfera orientale del globo.

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Questa posizione privilegiata fa sì che nel nostro territorio si concentrino gran parte degli sforzi dell’UE volti alla sicurezza e alla resilienza dei cavi sottomarini. Tale impegno traspare chiaramente dall’allocazione dei fondi del Connecting Europe Facility, lo strumento europeo per finanziare i progetti infrastrutturali di collegamento.

Fonte: submarinecablemap.com

Degli ultimi 142 milioni di euro di convenzioni firmate a dicembre 2024 dalla Commissione finalizzate all’istallazione o alla modernizzazione di soluzioni di connettività dorsali, circa il 10% è finito in mani italiane e in particolare quelle di Sparkle, che riceverà 14,1 milioni per la realizzazione di una nuova infrastruttura che collegherà l’Italia con il medio oriente, denominata BlueMed East, e quelle di Retelit che dovrà valutare la fattibilità del progetto Magna Grecia Cable, che dovrebbe collegare l’Italia meridionale e la Grecia.

Cavi sottomarini, cosa ci aspetta

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ITU nel 2022 il traffico internet fisso e mobile a livello globale ha raggiunto i 5.253 Exabyte. Ad impressionare però, più che il dato in sé, è forse il travolgente trend di crescita del volume di informazioni che passano nelle reti internet, praticamente raddoppiato tra il 2019 e il 2022. Questo quadro non può certo stupire considerata l’importanza che il canale digitale ha assunto nelle vite di ognuno di noi. In questo contesto, dobbiamo guardare ai cavi sottomarini come le autostrade dei dati e considerarli, al pari delle utility come energia e acqua, un’architettura indispensabile per il funzionamento della nostra società.

Le tensioni geopolitiche che hanno interessato l’Europa negli ultimi anni hanno messo a nudo sia l’importanza che la fragilità di queste strutture. Come anticipato, i cavi sono stati bersaglio di più tentativi di sabotaggio (purtroppo alcuni andati a buon fine), in particolare nel mare del Nord, dimostrando come queste infrastrutture vengano viste sempre di più come obiettivi strategici da Paesi ostili. L’Italia in questo contesto occupa una posizione cruciale, visto che le arterie di collegamento che vanno dall’Europa al Medio Oriente (e in particolare verso Israele) passano principalmente nei nostri mari.

Il danneggiamento di una di queste infrastrutture sfocia spesso nell’interruzione dell’erogazione di servizi pubblici e privati generando ingenti danni sia sotto il profilo economico che sociale. Per questa ragione, gli interventi finanziati dell’UE mirano in particolare a potenziare la sicurezza dei dati, monitorando eventuali rischi sia naturali che artificiali che possano danneggiarli.

Va però sottolineato come gli investimenti per migliorare la resilienza delle reti, come sancito dalla Raccomandazione della Commissione, vadano ulteriormente ampliati. Ad oggi manca completamente una mappatura dei cavi intraeuropei e proteggere adeguatamente un’infrastruttura critica che si conosce solo parzialmente è un’impresa impossibile, in particolare quando questa si adagia sul fondo del mare. Bisognerebbe quindi lavorare sull’analisi dei collegamenti in essere in modo da comprenderne il reale stato e, ove possibile, le vulnerabilità. È altresì necessario potenziare ulteriormente la rete per far sì che un eventuale sabotaggio ad un’infrastruttura non generi effetti nefasti sul funzionamento dell’ecosistema informatico del vecchio continente.

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