Inter-Milan, quando un derby può svoltarti una stagione

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Sono bastati soli otto giorni e due sole partite, a Sérgio Conceição, per vincere il suo primo trofeo alla guida del Milan. Il precedente record apparteneva a Vincenzo Montella, che il 30 giugno 2016 firmò col Diavolo e dopo diciotto partite, il successivo 23 dicembre, vinse la Supercoppa italiana a Doha in finale contro la Juventus – fu il ventinovesimo trofeo dell’era Berlusconi – e a fine anno ottenne un lodevole sesto posto in campionato con annesso ritorno dei rossoneri in Europa (League) dopo tre anni e mezzo di astinenza. In otto giorni, Sérgio Conceição ha firmato col Milan (lo scorso 30 dicembre) prendendo il testimone dal connazionale Paulo Fonseca. Il 31 dicembre, nella prima conferenza stampa, spiegava la sua filosofia terribilmente pragmatica a differenza del calcio «offensivo e dominante» di Fonseca: «La mia visione è molto, molto semplice. C’è una porta, serve fare gol e non prenderne. Quello che importa è il risultato». What else? Poi, a cavallo del nuovo anno, il Milan è volato in Arabia Saudita per la Supercoppa italiana, Conceição è salito sull’aereo con trentanove di febbre e venerdì 3 gennaio ha incredibilmente rimontato la Juventus di Thiago Motta – e di uno dei suoi cinque figli, Francisco Conceição – grazie a un calcio di rigore causato da Locatelli e un rocambolesco autogol di Gatti.

Il primo trofeo al Milan di Sérgio Conceição

Era piuttosto improbabile vedere Sérgio Conceição fumare il sigaro e ballare sulle note di Danza Kuduro nelle segrete dello stadio dell’Università Re Sa’ud, sia per i postumi del raffreddore di Conceição (in Italia si attende in settimana il picco influenzale) che, in misura maggiore, perché il Milan aveva un giorno in meno di riposo rispetto all’Inter, perché il Milan ha cambiato tecnico mentre l’Inter di Inzaghi partiva col ragionevole favore del pronostico e un distacco di tredici punti in campionato, che sarà pure in parte imputabile alla gestione dell’esonerato Fonseca, sì, ma è anche un indicatore piuttosto veritiero della differenza tra le due rose (quella nerazzurra varrebbe il 27% in più della rossonera, per Transfermarkt). Incurante di tutto, il Milan era pure sotto per 2-0 all’inizio del secondo tempo (in gol Lautaro Martínez e Taremi) e non c’era sentore che potesse far presagire la rimonta che invece s’è materializzata: l’Inter ha cestinato un paio di chance, Theo (gol e assist) e Christian Pulisic no. Proprio quando si credeva che sarebbero stati i calci di rigore a decidere la finale, ecco il tap-in di Tammy Abraham al 93’ servito da Leão, portoghese come Fonseca, portoghese come Conceição.

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Claudio Villa//Getty Images

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Nelle stesse ore in cui Abraham postava il video di Conceição nello spogliatoio, con sigari e Danza Kuduro, Andriy Shevchenko commemorava su Instagram gli ottantasei anni dalla nascita di Lobanovs’kyj, Diego Laxalt taggava un resort uruguaiano sul Río de la Plata e svariati ex calciatori milanisti avevano da poco finito di giocare a padel – Marco Borriello era con Christian Vieri a Riad, a un torneo a cui avrebbero partecipato pure Massimo Oddo e Vincent Candela; anche Demetrio Albertini avrebbe trascorso l’Epifania con la racchetta in mano, ma a Lorenteggio –, Christian Abbiati postava una storia corredata da Peace di Oliver Jensen e Ronaldinho pubblicizzava una bottiglia della sua acquavite, la Cachaça Extra Premium R10, il Milan vinceva un altro derby nei minuti di recupero – dopo quello di settembre in campionato deciso dalla zuccata di Matteo Gabbiae il cinquantesimo trofeo della sua storia. È l’ottava Supercoppa italiana. Si somma a diciannove scudetti, cinque Coppe Italia, le sette Champions League e altre undici tra Supercoppe europee (cinque), Intercontinentali (tre), Coppe delle Coppe (due) e un Mondiale per Club. Non avrebbe però potuto parteciparvi fino a due anni fa, perché la Supercoppa era riservata alle vincitrici di Serie A e Coppa Italia.

Le tre gare giocate in Arabia Saudita non sono state certo avare di emozioni. Dalla spettacolare doppietta dell’interista Denzel Dumfries contro l’Atalanta di Gasperini – con un gol più bello dell’altro – al gioco a tratti ipnotico della Juventus di Motta, annullata dalla (sfortunata) rimonta, la prima di due, di un Milan forse sottovalutato ma pragmatico proprio come l’aveva chiesto il nuovo allenatore, Sérgio Conceição, che da giocatore della Lazio aveva deciso con un gol al 94’ l’edizione 1998 della Supercoppa vinta contro la Juventus di Lippi. A proposito, proprio con la Lazio, e sempre contro la Juventus, Simone Inzaghi aveva vinto le prime due finali di Supercoppa italiana di cui dallo scorso anno – sommate alle tre edizioni vinte con l’Inter di fila, l’ultima a inizio 2024 a Riad contro il Napoli di Alessio Zerbin – è l’allenatore più vincente, addirittura più di Fabio Capello e Marcello Lippi con quattro successi ciascuno. Il Milan ha vinto una stracittadina in rimonta, come nel 2004, ma allora in campionato: Tomasson, Kaká e Seedorf ribaltarono i gol di Stanković e Javier Zanetti. È presto per dire se sia un derby della rinascita. Non è presto per stimare sia stato il derby della scossa.

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