Giacomo Leopardi e il suo rapporto con religione e la Madonna, a cui scrisse due preghiere

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Microcredito

per le aziende

 

Da tempo critici letterari di fama si confrontano sul tema del pessimismo di Giacomo Leopardi, se fosse autentico sino in fondo e non invece l’effetto di un matto amore, forte suo malgrado, per la vita e delle sue speranze disilluse. Allo stesso modo affiora l’interrogativo sul suo sentimento religioso della vita, benché lui stesso abbia fatto sapere di non credere nell’eternità. Un argomento invece poco conosciuto, nonostante la popolarità di uno dei più grandi geni letterari d’Italia, è il tenero, sorprendente legame intimo che non allentò mai con la Vergine Maria. Un legame accesosi a Loreto. Dalla vicina Recanati alla Santa Casa Giacomo andò più volte, fin da bambino, condotto non solo dal padre Monaldo, appassionato del mistero della traslazione della dimora di Maria, sulla quale condusse studi minuziosi e prolungati, ma anche dall’erudito precettore, Joseph Anton Vogel, che era canonico onorario a Loreto. In quel luogo, a lui così caro, il poeta porterà anche l’amico Pietro Giordani, quando, nel settembre 1818, dopo i loro primi scambi epistolari, ottenne di porterlo ospitare nella casa paterna. Il 23 novembre 1825, ventisettenne, il poeta scrisse in prosa una preghiera alla Madonna per la sorella Paolina :«A Maria. È vero che siamo tutti malvagi, ma non ne godiamo, siamo tanto infelici. È vero che questa vita e questi mali sono brevi e nulli, ma noi pure siam piccoli e ci riescono lunghissimi e insopportabili. Tu che sei già grande e sicura, abbi pietà di tante miserie». Di certo nel vergare questa orazione avrà ripensato ai momenti di raccoglimento che condivise da piccolo, con Paolina, davanti alla Madonna Consolatrice degli afflitti, la cui effige dominava nella cappella gentilizia dei conti Leopardi. Era un dipinto realizzato nel 1737 a Vienna e portato a Recanati dal cappuccino Giovanni Biscia. Le parole della preghiera mariana di Leopardi toccheranno il cuore a monsignor Luigi Giussani, il fondatore del movimento Comunione e Liberazione, quando era studente liceale. Lo stesso Giussani rivelerà: «E fu tanta Lo stesso Giussani rivelerà: «E fu tanta questa emozione (per Leopardi, ndr) che per un periodo della mia vita recitai brani delle sue poesie come ringraziamento alla Santa Comunione».


Due preghiere a Maria

Leopardi, inoltre, lasciò due preghiere dedicate alla Madonna. La prima è l’invocazione contenuta nel quinto canto del poemetto in terzine dantesche, Appressamento della morte, scritto nel dicembre 1816, a 18 anni:

 

O Vergin Diva, se prosteso mai 

caddi in membrarti, a questo mondo basso,

 se mai ti dissi Madre e se t’amai,

Conto e carta

difficile da pignorare

 

deh tu soccorri lo spirito lasso

quando de l’ore udrà l’ultimo suono,

deh tu m’aita ne l’orrendo passo.

 

Il richiamo a Dante, quindi, non si limitò alla metrica, perché la conclusione, proprio come nella Commedia dell’Alighieri, si incentrava su un’invocazione alla Santa Vergine. Giacomo invoca la Madonna perché possa soccorrerlo nell’ora della morte, un impeto del cuore che esprime anche negli abbozzi degli Inni cristiani, progettati e mai attuati da Leopardi nell’estate del 1819. Il critico Giovanni Getto l’ha commentata così: «Sono poche righe, ma di una pienezza e di una sincerità tali da farne una preghiera unica, quale non è dato di trovare facilmente nella letteratura di devozione». Una invocazione che invita a pregare. E non è un azzardo pensare che davvero il poeta abbia chiesto alla Madre Celeste di vegliare su di lui sul finire nire della sua vita. Oggi è noto, infatti, che strinse rapporti stretti con i Gesuiti durante la sua permanenza a Napoli dal 1833 al 1837, anno della sua morte. Uno di loro, padre Francesco Scarpa, ha lasciato una preziosa testimonianza scritta sul fatto che Leopardi «si confessò e si riconciliò con Dio per mezzo del Sacramento della Penitenza». Nella lunga lettera a Carlo Curci, Scarpa racconta anche il suo incontro con il poeta: «Nell’anno 1836, mentre io confessavo nel Gesù di Napoli, vidi per più mattine, che si metteva questo giovane dirimpetto al mio confessionale, mi guardava fisso per un certo tempo, quasi come se avesse voluto mostrarsi a me, e poi ne andava via. Una mattina che mi vide sgombrato di penitenti, si accostò a me, e con un dolce sorriso e gentili maniere mi favellò in questa sentenza: “Padre, avrei a cuore di confessarmi a lei, perché mi ha rapito con le sue  belle maniere in accogliere i penitenti; ma prima di venire all’atto della confessione, vorrei tener con lei lungo ragionamento in qualche parte remota”». D’altra parte a sovvertire l’immagine di “un Leopardi anticristiano, morto senza fede” basta l’atto di morte di Leopardi, firmato dal parroco della Santissima Annunziata a Fonseca di Napoli, nel cui territorio era la casa dove il poeta morì il 14 giugno 1837. In esso si legge: «A 15 detto (cioè, giugno 1837, ndr), D. Giacomo Leopardi Conte, figlio di D.Monaldo e Adelaide Antici, di anni 38, munito dei SS. Sag.ti (santissimi sacramenti, ndr), morto a 14 d. sepolto idem [cioè, nel Camposanto del Colera] dom.to Vico Pero, n. 2». E il notaio Leonardo Anselmi scrisse: «Mi trovai in casa Ranieri il giorno della morte del Conte. Verso le quattro pomeridiane il Leopardi chiamò la sorella di Antonio Ranieri, la quale, vestitasi in fretta, uscì di casa e ritornò col parroco, il quale verso le sei pomeridiane gli porta il viatico. La morte avvenne alle otto o alle nove di sera. A tutto questo mi trovai presente e mi ritirai verso la mezzanotte». Il padre di Giacomo, Monaldo, smise di  redigere il suo diario alla scomparsa del figlio. L’ultima notizia che vi si legge la vergò la figlia Paolina: «Il giorno diciannove giugno 1837 morì nella città di Napoli questo mio diletto fratello divenuto uno dei primi letterati d’Europa. Fu tumulato nella chiesa di San Vitale sulla via di Pozzuoli. Addio caro Giacomo, quando ci rivedremo in Paradiso?»





Source link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link