Perché le banche chiudono le filiali? Lo abbiamo chiesto a loro. E… – Torino Cronaca

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Mentre in Borsa (e non solo) si gioca il grande Risiko delle banche, con Unicredit all’assalto per creare un maxi-gruppo, e Intesa Sanpaolo che fa “politica comune” escludendo però fusioni con altri istituti, i comuni italiani perdono sempre più filiali. I grandi istituti si stanno trasformando e dalle città o dai paesi spariscono gli sportelli e persino i bancomat. Dal 2018 sono stati chiusi, in Italia, 5.000 sportelli bancari e oltre 3.000 comuni, per un totale di oltre 4 milioni e 300mila persone, ne sono privi. Ma perché? Lo abbiamo chiesto alle banche. E abbiamo analizzato i dati. Ecco la situazione, con un focus su Torino e il Piemonte.

Utilizziamo i dati – e le infografiche – del rapporto sulla cosiddetta desertificazione bancaria realizzato da First Cisl. Secondo i quali in Piemonte ci sono 38 sportelli ogni 100.000 abitanti e circa 605.000 persone risiedono in zone prive di sportelli bancari. La metà di queste, circa, ha perso la propria banca di paese dal 2015 al 2024.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Nello stesso periodo, sono rimaste senza banca sul territorio di riferimento, o dove si trova la sede, ben 20.000 imprese piemontesi circa, mentre sono 42.000 quelle totali senza sportello bancario. Torino e Cuneo, stando al rapporto, sono le province maggiormente colpito dal fenomeno.

In 58 comuni piemontesi l’unico sportello è rappresentato dalla Banca di Asti, che nella presenza sul territorio d’origine il suo core business, si potrebbe dire. Stessa cosa varrebbe per Intesa Sanpaolo, che ha ancora parte della capillare reste dell’Istituto Sanpaolo e gestisce il solo sportello bancario in 49 comuni (Unicredit solo 27), ma è anche quella che ha chiuso l’ultimo sportello, dal 2015 al 2024, nel maggior numero di comuni, ossia 48 (Unicredit 42 e BPM, su cui ha lanciato l’Opa, 32).

Come abbiamo detto, perché sta avvenendo questa desertificazione? Un tempo il presidio del territorio era fondamentale per l’economia delle banche, esisteva addirittura una sorta di “cartello degli istituti” che regolamentava le nuove aperture (o chiusure) delle filiali. La liberalizzazione portata dalle direttive europee, però, ha cambiato tutto.

Abbiamo chiesto alle banche, ai nostri contatti, le ragioni di una politica che mostra il cambiamento stesso dell’orientamento del credito. E ci è stato risposto, in alcuni casi, che sarebbe preferibile “un intervento diretto dell’Abi, non dei singoli istituti di credito”. Abi che, per parte sua, già nei mesi scorsi aveva ritenuto “impensabile cambiare i piani già decisi“, nel corso di un Tavolo in Regione sul problema proprio della desertificazione, che colpisce nello specifico i comuni montani (369 su 489).

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Improbabile trovare una voce ufficiale che dica esplicitamente che, anche per il cambiamento dell’utenza (e di alcune situazioni innescatesi con la pandemia), le ragioni per i tagli di filiali sono economiche: quelle con un numero troppo basso di operazioni, o di consistenza dei depositi, diventano in buona sostanza anti-economiche. Il boom dell’home banking – si calcola che in Piemonte ne faccia uso ormai il 60% della popolazione – ha fatto il resto.

Da Intesa Sanpaolo, per esempio, ci fanno sapere che “Già oggi oltre il 90% della clientela può dirsi omnicanale, ovvero combina i servizi offerti tramite filiali tradizionali con strumenti come app, home banking, filiale digitale e sportelli automatici evoluti (MTA). Questo approccio permette ai clienti di effettuare la maggior parte delle operazioni in autonomia, mentre i gestori si concentrano su consulenze sempre più qualificate e personalizzate, garantendo un equilibrio tra innovazione tecnologica e relazione umana”.

E se l’impegno sul territorio passa dai servizi di sportello a investimenti o iniziative filantropiche e sociali – tramite le Fondazioni che sono i principali azionisti degli istituti di credito -, è innegabile che è cambiata la natura stessa delle banche: sempre più finanza pura, sempre meno credito “spicciolo”, inteso come gestione del risparmio (e il Risiko delle banche in atto lo dimostra). E in molti istituti ormai la tendenza è puntare agli investimenti tecnologici, dalle assunzioni di giovani talenti all’implementazione delle risorse dell’intelligenza artificiale. Niente più “Buongiorno ragioniere” avvicinandoci allo sportello, ma un appuntamento con un consulente o family banker.

In molti istituti, come per esempio in Credem, può anche succedere di accedere alla filiale per svolgere in autonomia le varie operazioni, tramite un bancomat evoluto che consente prelievi, versamenti, nonché quasi tutte le altre cose per cui normalmente si faceva la fila allo sportello. Con il vantaggio di farlo in sede, non al bancomat in strada, esposto alle insidie immaginabili…

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Ma che fare con gli anziani, che non sono pochi, nei piccoli centri più che nelle città, che difficilmente si rapportano con le nuove tecnologie? Una preoccupazione avanzata anche dall’Uncem, l’unione dei comuni montani. Una soluzione sarebbe quella di mantenere degli sportelli, automatizzati o meno, anche in “coabitazione”: esercizi commerciali che potrebbero ospitare un bancomat o persino un servizio postale, come accade all’estero. O i classici sportelli, con personale minimo, alle dipendenze di na filiale più grande, sul modello delle agenzie e subagenzie assicurative. Ma, come ci rispondono da un istituto di credito milanese, a taccuini chiusi, “bisogna vedere i costi”. E la resa economica.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Source link