MATTEO RENZI * CECILIA SALA: «STAMATTINA HO RISPOSTO ALLE ACCUSE DEL QUOTIDIANO “LA VERITÀ“ DI BELPIETRO, COLPO SU COLPO» (LETTERA)

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19.48 – domenica 5 gennaio 2025

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Buongiorno e buona domenica .Stamattina ho risposto alle assurde accuse de La Verità di Belpietro. Colpo su colpo, replichiamo a tutto. Basta fase zen.

Qui per leggere la mia lettera a «La Verità» del 05-01-2024.

 

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Caro direttore,

i lettori del suo giornale hanno appreso ieri che io farei parte di «un esercito di saltimbanchi che «fa numeri da circo» e che è intento a «svacanzare» a Cortina. Rispetto ai toni del passato queste espressioni che La Verità mi rivolge oggi sono quasi lusinghiere (ricorda come mi avete trattato per Open? O per Consip? O per altre indagini? Sono lieto di ricordarle che le vicende che mi riguardavano si sono chiuse tutte con assoluzioni o proscioglimenti), ma avverto tuttavia il bisogno di puntualizzare alcune cose. Per amore della verità e per il rispetto di chi vi legge.

Punto primo. Sono stato in vacanza, sì. Come sempre per le mie vacanze tutto è pagato con bonifico, tutto é tracciato, tutto è verificabile. Vado come tanti italiani, pago come quasi tutti i politici (qualcuno no, ma non è un mio problema), sto con la mia famiglia. Vado in vacanza in Italia, non in Albania o altrove. Ho letto il grido di dolore di Cecilia sui quotidiani del 2 gennaio e ho fatto una proposta alla premier: convocaci a Palazzo Chigi per coinvolgere anche l’opposizione nel lavoro del governo per liberare Cecilia. E nel momento in cui ci convochi sono pronto come tutti a interrompere le vacanze. E stare a Roma. Perché non è successo? Perché la premier non ha voluto incontrare le opposizioni.

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Punto secondo. Perché abbiamo chiesto la convocazione dei leader dell’opposizione? Perché in vicende come questa l’opposizione ha il dovere di stare con il governo. Ma il governo ha specularmente il dovere di informare passo passo l’opposizione. Quando ero al governo, ho ricevuto almeno quattro volte i leader parlamentari dei partiti di maggioranza e di minoranza a Palazzo Chigi dando tutte le informazioni richieste su casi simili a quello di Cecilia Sala o in presenza di problemi geopolitici particolarmente acuti. Abbiamo chiesto a Giorgia Meloni di fare ciò che facevamo noi, niente di più, niente di meno. Ma la premier ha deciso di non riceverci. Ha tempo per incontrare tutti ma non i parlamentari. Ce ne eravamo già accorti in sede di discussione sul Bilancio, abbiamo avuto conferma l’altro ieri. Peccato.

Punto terzo. La disponibilità del sottosegretario Alfredo Mantovano a riferire al Copasir è il minimo sindacale ma è del tutto insufficiente ad affrontare la complessità del problema. Nei primi giorni dell’affaire Sala ha parlato sempre (e troppo) Antonio Tajani, autore di alcune frasi che definire infelici è riduttivo. La parte di relazioni diplomatiche con Iran e Usa è seguita dalla Farnesina o dai servizi? Se al vertice organizzato tre giorni fa a Palazzo Chigi c’era il ministro della Giustizia e non la direttrice del Dis perché si sceglie di riferire al Copasir e non alle commissioni parlamentari competenti? Davvero per la premier questa vicenda è una vicenda che riguarda solo le agenzie dell’intelligence per cui individua la sede del Copasir come luogo di confronto?

Punto quarto. L’opposizione non sta utilizzando il caso Cecilia Sala per attaccare il governo. Noi vogliamo portare a casa Cecilia Sala. Se volessimo attaccare il governo potremmo parlare di codice della strada dove le geniali intuizioni di Matteo Salvini fanno danno al settore del vino ma non aumentano la sicurezza. Se volessimo far polemica, potremmo parlare della casa della premier o dell’aumento del costo delle bollette. Invece parliamo di Sala perché ci piange il cuore pensare che una giovane donna sia costretta a dormire in un carcere tra i più terrificanti al mondo. Noi vogliamo riportare a casa una giornalista, una donna, un’italiana. Sono certo che Giorgia Meloni, giornalista, donna e italiana, non perderà ulteriore tempo e farà i necessari accordi con gli iraniani. Perché l’Italia non abbandona i propri cittadini nei guai all’estero. E il viaggio della premier in Florida dal presidente Trump è sicuramente un’ottima scelta, un segnale che fa ben sperare.

Punto quinto. Il senso di responsabilità delle opposizioni. Italia viva si sta comportando in modo molto rigoroso. Dopo che abbiamo appreso che Tajani aveva detto il falso sulle condizioni di detenzione di Cecilia abbiamo chiesto l’intervento della premier. Non strumentalizziamo la vicenda della Sala a differenza di quanto fatto in passato dalla stessa Meloni che ha costruito una narrazione potente contro di me sfruttando il caso marò. Meloni mi ha massacrato mediaticamente mentre cercavo di trovare una soluzione con l’India.

E lei ricorderà che il problema non era nato sotto il mio governo, ma addirittura due governi prima. Noi siamo stati quelli che hanno risolto la vicenda riportando a casa – con una faticosissima trattativa – entrambi i nostri soldati. Eppure non c’è stato un giorno senza che la Meloni ci aggredisse verbalmente accusandoci di essere i responsabili della detenzione dei marò. Non farò a Giorgia quello che lei ha fatto a noi. Anche perché la vicenda Sala è straordinariamente più semplice della vicenda dei marò.

E perché noi siamo i veri patrioti, quelli che mettono l’interesse nazionale avanti all’interesse del partito. Per riportare a casa i nostri concittadini l’Italia fa di tutto. Sempre. Prima che la famiglia chiedesse il silenzio stampa avevo detto in una intervista al Foglio che è arrivato il momento di chiudere la partita con un accordo con Teheran. Direte: è ingiusto trattare con chi prende in ostaggio i nostri concittadini. Certo, è ingiusto. Ma non abbiamo alternative. Gli accordi si fanno con i cattivi, non con i buoni. Anche gli americani fanno così, quando un loro giornalista viene sequestrato.

La vita di una giornalista italiana non vale meno di un giornalista americano. L’opposizione è pronta a sostenere il governo facendo la propria parte. Ma la cosa strana di questa vicenda non è che il 2 gennaio qualcuno di noi sia stato a sciare. La cosa strana è che pur avendo dato la disponibilità non siamo ancora stati convocati, come invece accadeva sempre in passato a parti invertite. Peccato, un’occasione persa per l’Italia.

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