“casa” di due premi Nobel e simbolo del Tricolore

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A conferire tale riconoscimento fu il capo dello Stato Sergio Mattarella. Un paesino a pochi chilometri da Agrigento, la cui storia merita di essere raccontata

Comitini. Questo è il nome della più piccola città d’Italia.

Era il 19 dicembre 2018 quando all’ex sindaco Nino Contino, convocato dall’allora prefetto di Agrigento, Dario Caputo, venne consegnato il decreto firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che conferiva tale nomina al piccolo paese.

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Quel giorno, che Contino definì come uno dei momenti storici più importanti per la comunità comitinese, rappresentò un grande riconoscimento per il piccolo paese situato ai piedi del Colle Cumatino e distante circa 15 km dal suo capoluogo di provincia, Agrigento.

Il conferimento di tale nuova identità, grazie ai suoi trascorsi storici di interesse e rilevanza nazionale, fanno sì che Comitini possa essere considerato il fiore all’occhiello della provincia.

Particolare ed interessante risulta essere la storia del suo territorio che, conosciuta come la “Terra dello Zolfo e delle Zolfare” può essere anche definita la culla di due premi Nobel della letteratura e il simbolo del tricolore della provincia agrigentina.

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Comitini può infatti vantarsi per aver avuto nel suo territorio due grandi letterati del Novecento, da un lato Luigi Pirandello, dall’altro Salvatore Quasimodo.

Ciò che unisce Pirandello alla più piccola città d’Italia è la sua ricchezza mineraria; la madre dello scrittore, Caterina Ricci Gramitto, era proprietaria insieme ai suoi fratelli di una zolfara, quella stessa che ispirò il figlio a scrivere la celebre novella “Ciaula scopre la Luna” (novella del 1912 contenuta nella raccolta “Novelle per un anno”), nella quale l’autore narra le terribili condizioni di vita dei minatori siciliani, costretti a vivere nel buio delle cave, ignari di quella luce che Ciaula scoprirà grazie alla maestosità della Luna.

Il buio, le miniere, le terribili fatiche, le condizioni inenarrabili, rappresentano il vissuto dei “carusi” e dei padri di famiglia che erano impegnati a lavorare nelle, circa, 70 miniere attive presenti nel territorio e che coinvolgevano 10.000 lavoratori.

Ma Comitini, è stata anche una località essenziale per la vita di Salvatore Quasimodo.

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Il padre, Gaetano Quasimodo, lavorò per circa quattro anni, presso la stazione della piccola città assumendo il ruolo di capostazione.

All’età di tre anni, il piccolo Salvatore Quasimodo, mentre giocava, trovò delle pillole di arsenico e le ingerì.

Quell’arsenico che anticamente veniva utilizzato sia per curare la malaria che colpiva i minatori sia come rimedio per bloccare le infezioni, gli sarebbe stato fatale se non fosse intervenuto un medico di Comitini, il dottor Luigi Bongiorno.

A tal riguardo, il sindaco Luigi Nigrelli ha recentemente provveduto a collocare una targa commemorativa nei pressi dell’abitazione del dottore Bongiorno, medico ed ufficiale sanitario del 900 che salvò e curò il piccolo Quasimodo proprio nei pressi della sua abitazione ed ambulatorio, siti in via Roma.

Infine, oltre all’importanza di Comitini per la letteratura, la città non può non essere citata come simbolo del tricolore.

Infatti lo scorso 4 novembre è stato inaugurato il Museo del Tricolore, gemellato con il museo di Reggio Emilia.

Se infatti il Museo del tricolore di Reggio, allestito all’interno del Palazzo del Comune, è essenziale per la storia della bandiera italiana poiché è proprio all’interno di questa sala che il 7 gennaio 1797 nacque il tricolore italiano anche il Museo del tricolore di Comitini ha una notevole importanza, perché è esattamente nella piccola città dell’Agrigentino che il tricolore venne innalzato per la prima volta, il 3 luglio 1859 quando la Sicilia e il Paese vennero liberati dal dominio dei Borboni.

Questo quadro storico, rappresenta soltanto una sintesi delle curiosità e delle ricchezze proprie del territorio, che merita di essere ulteriormente conosciuto, esplorato ed approfondito.

A proposito: vi siete mai chiesti perché il palazzo sito a Palermo, in Via Maqueda 100, si chiama proprio Palazzo Comitini? Ve lo sveliamo nel prossimo articolo.

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