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Conoscere la storia delle Ciminiere di Catania. Un viaggio attraverso testimonianze fotografiche e documentarie che mostrano le trasformazioni sociali, economiche e urbanistiche che hanno interessato quella che un tempo era l’area industriale della città di Catania, mettendo in evidenza i cambiamenti subiti dal XIX secolo ad oggi.

Sono i contenuti della mostra Tra terra e cielo. Le ciminiere di Catania tra sviluppo urbanistico, storia, economia e cultura, allestita negli spazi espositivi di Casa Vaccarini, a cura della fotografa Emanuela Minaldi, accompagna visitatori e visitatrici alla scoperta della nota area industriale catanese dismessa.

Fu tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che questa parte della città, l’area delle Ciminiere, diventò il cuore industriale e economico. In quegli anni furono costruiti stabilimenti, ciminiere, raffinerie, e reti di trasporto utili al trasferimento delle merci, ovvero i binari, la stazione ferroviaria e il porto, necessari anche alla locale attività mineraria, incentrata sull’estrazione e sul commercio dello zolfo in Sicilia.

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Le trasformazioni che hanno interessato l’area, in ambito sociale, economico, urbanistico e architettonico, sono raccontate da immagini provenienti da archivi pubblici e privati: fotografie, tavole, rappresentazioni assonometriche, mappe catastali, rilievi topografici, piani regolatori e progetti di riqualificazione ricostruiscono il cambiamento che ha avuto luogo.

Un particolare dell’area delle Cimiere (foto di Emanuela Minaldi)

A seguire il primo nucleo espositivo di foto d’archivio sono gli scatti di Emanuela Minaldi – fotografa formatasi tra Roma e Londra e che vive a Catania – che mostrano lo stato attuale dei luoghi: i depositi vuoti, i muri sbrecciati, le ciminiere, i capannoni dai mattoni rosso cupo; ogni elemento è testimone di un passato industrialmente attivo. L’artista è riuscita a cogliere il fascino delle geometrie architettoniche, dei giochi di luce e ombra, dei contrasti materici e dei colori suggestivi.

A concludere la mostra è, invece, una panoramica sul progetto di recupero dell’ex area industriale ideato dall’architetto catanese Giacomo Leone, che ha permesso di trasformare l’area in centro polifunzionale, e ad accompagnare visitatori e visitatrici attraverso questa parte finale del “viaggio” sono pannelli di approfondimento curati dai docenti Teresa Graziano, Francesco Martinico e Rosario Mangiameli dell’Università di Catania insieme con l’architetto Claudia Capilleri (dottoressa del corso di laurea magistrale in Architettura).

Una sinergia che ha visto Claudia Capilleri curare l’impostazione grafica dei pannelli, mentre i docenti dell’ateneo catanese hanno provveduto a raccogliere il materiale utile alla loro creazione.

A raccontare come questa collaborazione sia nata, è la professoressa Teresa Graziano. «L’idea di collaborare a questa mostra nasce da una serie di incontri casuali tra noi e Emanuela Minaldi, fotografa specializzata in architetture e infrastrutture ingegneristiche che aveva già realizzato una mostra patrocinata dall’Università di Catania, raccontando i luoghi dell’archeologia industriale catanese, ma adesso ha ampliato il suo progetto fotografico concentrandosi sulle Ciminiere», ha spiegato la docente.

Un particolare dell'area delle Cimiere (foto di Emanuela Minaldi)

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Un particolare dell’area delle Cimiere (foto di Emanuela Minaldi)

«Emanuela ci ha contattati – prosegue la Graziano – perché aveva bisogno di una consulenza esperta per l’inquadramento storico-urbanistico dell’area dove tutt’oggi insistono le Ciminiere, e in generale sul ruolo di Catania nell’ambito della Rivoluzione industriale e dei processi di trasformazione che ne sono derivati; quindi, a noi è sembrata una buona occasione per coniugare Terza Missione e attività di ricerca e didattica».

L’Università di Catania, infatti, ha finanziato un progetto di ricerca proposto dalla stessa professoressa Graziano che mira a studiare e analizzare i progetti di riconversione funzionale e di infrastrutturazione urbana, con particolare attenzione alle stazioni ferroviarie, a cui lavora un intero team di ricercatori dell’ateneo catanese, tra cui anche Francesco Martinico.

«Quindi l’incontro con la fotografa – spiega la professoressa Graziano – è stato casuale, ma allo stesso tempo si è inserito nelle attività di ricerca e divulgazione che noi stavamo già svolgendo all’interno di questo nostro progetto di ricerca, e ci è sembrato interessante visto che io sono una geografa e il professor Martinico è un urbanista, integrare anche la prospettiva storica dell’evoluzione degli spazi urbani in funzione delle infrastrutture ferroviarie e dei centri di produzione industriale catanese».

I docenti che hanno lavorato ai pannelli di approfondimento hanno svolto un’indagine di tipo storico-urbanistico dell’area delle Ciminiere, ampliando la ricerca al ruolo delle ferrovie «che è stato essenziale nel processo di trasformazione dell’area e alla trasformazione urbanistica che l’apertura della stazione di Catania, che risale alla metà del 1800, ha comportato» conclude la professoressa.

Un momento della cerimonia di inaugurazione della mostra

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Alla piena funzionalità dell’area, in cui veniva lavorato anche lo zolfo, ha fatto seguito la fase di dismissione e abbandono, seguita poi dalla riconversione funzionale del complesso delle Ciminiere negli anni Novata. La rivalorizzazione di questa parte della città è stata l’obiettivo della riconversione messa in atto, trasformando le Ciminiere in un centro museale ed espositivo.

Lo scopo dell’esposizione è quindi quello di valorizzare l’area archeologica industriale delle Ciminiere, mettendo in evidenza come il sito stesso sia un museo a cielo aperto in esposizione permanente.

La mostra ha una componente estetico-artistica rappresentata dalle foto, ma anche una componente scientifico-divulgativa perché lo scopo è quello di divulgare le informazioni fornite non solo ad un pubblico specialistico ma all’intera comunità catanese.

Un particolare dell'area delle Cimiere (foto di Emanuela Minaldi)

Un particolare dell’area delle Cimiere (foto di Emanuela Minaldi)

I partner, luoghi e orari della mostra

Il progetto è stato organizzato con il patrocinio della Regione Siciliana, del Comune di Favara, dell’Università di Catania (Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura), dell’Ance Catania, dell’Istituto Nazionale dell’Architettura (InArch), della Fondazione Confindustria, di Habitat Umano, della Società Geografia Italiana, del progetto RISE /Urban Regeneration, Infrastructure Reconversion and Social Equity, di Zō Centro Culture, e con il contributo di Uniedil e dello Studio Multifunzionale Garbi. L’allestimento è stato organizzato in collaborazione con la Galleria Carta Bianca di Catania.

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L’esposizione è visitabile fino al 30 aprile 2025 negli spazi di Casa Vaccarini, in Via Colapesce 34, tutti i giorni dalle 9 alle 13, escluse le domeniche e i giorni festivi.                                                                           



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