Todde a rischio decadenza, ecco i 7 punti contestati

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L’ordinanza-ingiunzione del collegio elettorale della Corte d’Appello di Cagliari è già arrivata sul tavolo del Consiglio regionale della Sardegna. Dieci pagine, con sette punti contestati: è il provvedimento con il quale si dichiara la decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde per presunte irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali. “Sono assolutamente certa della legittimità del mio operato, assolutamente certa che i miei atti sono stati atti corretti“, ha replicato oggi la governatrice M5s, confermando la volontà di presentare ricorso e di restare alla guida della Regione Sardegna: “Sono legittimata ad andare avanti. Conte e Schlein? Li ho sentiti, ho il loro supporto”, ha dichiarato. Essendo un provvedimento impugnabile – quindi non definitivo – è possibile che la giunta per le elezioni voglia ora attendere proprio l’esito dei ricorsi annunciati dalla stessa governatrice e dai suoi legali e che sospenderanno, quando saranno presentati, gli effetti dell’ordinanza.

Todde avrà quindi un po’ di tempo per elaborare la sua strategia difensiva. Innanzitutto, essendo un unicum nel panorama nazionale, occorre capire quale sia il tribunale al quale rivolgere l’impugnazione: quello ordinario che si esprime in materia elettorale o il Tar che è competente nella materia amministrativa quale è l’ordinanza. Il percorso giuridico prevede il passaggio nei vari gradi di giudizio, dall’appello sino alla Cassazione per il rito ordinario e sino al Consiglio di Stato e, anche in questo caso, Cassazione, per quello amministrativo. Da valutare soprattutto un tema: un’irregolarità formale può inficiare il verdetto elettorale? Per i legali della governatrice no, visto che hanno parlato di “forzatura“. All’Ansa ha parlato Benedetto Ballero, avvocato dello studio cui si è rivolta la presidente Todde: “A prima vista mi pare una situazione abbastanza assurda, perché non c’è nessuna irregolarità sostanziale, ma ci sono delle irregolarità formali che possono determinare sanzioni pecuniarie, ma non certo la decadenza“, dice il legale. Per l’avvocato Ballero il provvedimento “appare forzato e anche un’invasione del risultato elettorale, perché non si può determinare una decadenza per un brufolino”. Ma quali sono le contestazioni che vengono mosse a Todde?

Le sette contestazioni
Sette i profili di irregolarità contestati dal Collegio regionale di garanzia elettorale, in seno alla Corte d’Appello di Cagliari e composto dalla stessa presidente della Corte d’Appello, Gemma Cucca, che lo presiede e da 6 componenti effettivi.
1) Secondo il collegio, la dichiarazione relativa alle spese elettorali della campagna della presidente Todde non sarebbe “conforme” a quanto sancito da due norme, la legge nazionale 515 del 1993 e la regionale 1 del 1994 che la recepisce.

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2) “Non risulta essere stato nominato il mandatario, la cui nomina deve ritenersi obbligatoria” ai sensi delle due leggi richiamate.

3) Ancora, si legge nel documento, “non risulta essere stato aperto un conto corrente dedicato esclusivamente alla raccolta dei fondi”.

4) “Non risulta l’asseverazione e la sottoscrizione del rendiconto da parte del mandatario che avrebbe dovuto essere nominato”.

5) “Non è stato prodotto l’estratto del conto corrente bancario o postale”

6) “non risultano dalla lista movimenti bancari i nominativi dei soggetti che hanno erogato i finanziamenti per la campagna elettorale come previsto dalle due norme sopra citate”.

7) non sarebbe chiaro su quale conto siano state indirizzate le donazioni raccolte durante la campagna attraverso PayPal, somme comunque non rilevanti.

Per questi motivi, secondo i componenti del collegio, il rendiconto elettorale del comitato elettorale del M5s, inviato il 23 maggio in adempimento degli obblighi previsti dalle leggi, firmato dal senatore Ettore Licheri e inviato alla Corte dei Conti, non chiarisce “se le spese indicate nei documenti depositati afferiscano alle spese della singola candidata alla carica di Presidente o alla campagna elettorale dei candidati alla carica di Consigliere sostenuti dal Movimento”. La dichiarazione elettorale presentata riporta “di aver sostenuto spese, come da rendiconto allegato, per complessivi euro 90.629,98 e di aver ricevuto contributi e o servizi per euro 90.670,00“. Nel documento il collegio riporta di aver ricevuto i documenti e la memoria della presidente a integrazione dei dubbi sollevati, ma sostiene non siano sanabili.

La replica del legale
“La presidente non ha ricevuto un contributo né ha fatto alcuna spesa personalmente e quindi ovviamente non si possono contestare i mancati adempimenti che deve rispettare chi si occupa della campagna elettorale”, ha spiegato invece il legale Ballero. In sintesi, secondo la difesa Alessandra Todde avrebbe scelto di non essere in prima persona la referente della propria campagna, in termini economici, dunque la tesi è che nulla le si potrebbe contestare. “Il mandatario deve essere nominato per fare spese o ricevere contributi, chi non fa né spese né contributi non deve nominare il mandatario“, dichiara l’avvocato della governatrice. Che sottolinea: “Tra le altre cose contestano una fattura che è arrivata dopo, dell’Enel per un locale”.

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Il caso della fattura Enel da 153 euro
Tra le irregolarità contestate alla campagna elettorale della presidente Todde, citate nel provvedimento datato 20 dicembre 2024, c’è infatti anche una fattura intestata alla allora candidata del M5s, datata 11 gennaio 2024, relativa alle spese Enel per un importo di 153,16 euro che riguarda il locale in via Sidney Sonnino 223 a Cagliari, preso in affitto come sede elettorale. Fattura che però, come riscontrato dai componenti del collegio, non è stata depositata tra gli atti prodotti. La mancata presentazione di questa fattura, con le altre irregolarità formali, ha portato il Collegio a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica per le eventuali competenze. La presenza di questa fattura nel cassetto fiscale della allora candidata Todde è stata accertata dalla direzione provinciale di Nuoro dell’Agenzia delle Entrate e trasmessa al collegio regionale, “in un momento successivo”, ha spiegato all’Ansa sempre l’avvocato Benedetto Ballero, specificando come a suo avviso si tratti di un’attività di inchiesta “che non dovrebbe spettare a un organo come il collegio regionale di garanzia”. La verifica di questa fattura, insieme ad altri documenti contabili, sarebbe stata sollecitata dopo un accesso agli atti da parte del deputato nuorese di Forza Italia Pietro Pittalis. “Io avevo fatto un accesso agli atti al Collegio di garanzia su tre diverse segnalazioni che avevo ricevuto, con un invito che mi era stato rivolto a esercitare i miei poteri di sindacato istitutivo – ha dichiarato all’Ansa il parlamentare azzurro e segretario regionale Fi -. Sono stato autorizzato ma poi non ho avuto materialmente il tempo per poter visionare gli atti“.



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