“Sulla multiutility possiamo diventare un territorio-guida”

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Presidente Macrì, il 2025 appena iniziato ci riserverà bollette più salate?

“L’evoluzione del quadro internazionale preannuncia tensioni sui mercati dell’energia, che tornano così a essere al centro delle preoccupazioni. La sfida di Trump all’Unione Europea sul tema dei dazi e sull’acquisto di petrolio e gas americano, ma soprattutto l’interruzione del transito del gas russo attraverso l’Ucraina, non sono certamente buone notizie per l’Italia. A oggi la situazione dei siti di stoccaggio gas non desta preoccupazione e non dovrebbe quindi mettere in crisi la disponibilità delle forniture, ma è invece facile prevedere che i prezzi cresceranno. Il nostro Paese, più vulnerabile di altri da un punto dell’autonomia energetica, rischia ancora una volta di rimanere particolarmente esposto ai venti dell’incertezza”.

Come si può intervenire su questa situazione?

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“L’autonomia energetica per l’Italia deve essere un obiettivo da perseguire con decisione, perché è sempre di più un tema di sicurezza energetica e di competitività del nostro sistema economico. Basti pensare che per i costi energetici spendiamo il doppio di Francia e Spagna e il 40% in più della Germania, il 25% in più rispetto alla media europea. La questione della transizione energetica, e soprattutto di come si deciderà di portarla avanti, è il crocevia decisivo dello sviluppo del Paese, non solo ambientale ma anche economico e sociale, chiamandoci a scelte di responsabilità e visione”.

Gli obiettivi europei in termini di decarbonizzazione sono ancora validi?

“La strada europea verso la decarbonizzazione va in una direzione che condivido. Ma fallirà, se dovesse essere percorsa seguendo soltanto dogmi ideologici e imposizioni di principio. Deve essere, piuttosto, anche il frutto di un processo dal basso, inclusivo, che tenga conto dei bisogni specifici dei territori, senza lasciare indietro nessuno, e che includa tutti i vettori energetici disponibili. Serve un approccio pragmatico, da sviluppare nel segno di una neutralità tecnologica, che metta al centro la coesione sociale, l’equità economica e la competitività delle nostre aziende”.

Ritiene che il ricorso alle energie rinnovabili possa soddisfare questi obiettivi?

“Siamo tutti consapevoli del ruolo centrale delle rinnovabili nei prossimi anni. Tuttavia, commetteremmo un gravissimo errore se immaginassimo un futuro legato a un unico vettore, senza una diversificazione mirata”.

Estra come affronta questa fase storica?

“Diventa determinante il nuovo ruolo che può avere un’azienda come Estra, così come quello di un soggetto integrato come la multiutility toscana”.

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“Oggi non basta più avere una visione a livello nazionale: è necessario lavorare anche su una politica industriale energetica territoriale. Per esempio Arezzo (ma il discorso può valere anche per Siena, per Prato o per tutti gli altri territori della Toscana) deve avere un suo piano energetico, con un duplice obiettivo a cui guardare: la sostenibilità sociale delle famiglie e la competitività delle imprese”.

Non è un compito, questo, che in realtà spetterebbe alle amministrazioni locali?

“Certo. Le utility sono i principali partner delle attività economiche delle Pubbliche Amministrazioni locali, i migliori alleati per gestire la transizione energetica. Con i sindaci, con le amministrazioni e con i portatori d’interesse territoriali dovremo stabilire come implementare questi piani. Dal canto suo, grazie alla sua esperienza, Estra potrà essere un abilitatore di competenze, mettendosi al servizio delle comunità come punto di riferimento, direi quasi un ‘detonatore’ per l’attivazione di nuove progettualità. Servono interventi coordinati, coesi, e non speculativi, che tengano conto del fatto che tutti i settori sono ormai tra loro correlati e connessi: parlando di nuove soluzioni per il gas e l’elettricità, per esempio, non si può prescindere da temi come le risorse idriche, i servizi ambientali e la gestione dei rifiuti, la mobilità sostenibile e gli investimenti in infrastrutture”.

L’integrazione di questi settori corrisponde al ruolo di una multiutility: pensa che il progetto di cui si parla in Toscana potrà vedere la luce?

“L’idea di far nascere una multiutility che abbia radici e raggio di azione in Toscana, ed eventualmente in alcuni territori limitrofi, è certamente molto valida e non potrà che generare dei vantaggi per cittadini e imprese. Se è vero che negli ultimi mesi c’è stato qualche problema nell’implementazione del progetto, sono però molto fiducioso che da adesso in poi le cose possano migliorare e in questo senso confido nel buon lavoro dei sindaci, che rappresentano gli azionisti delle aziende coinvolte”.

Quale può essere il ruolo di Arezzo in questo contesto?

“Possiamo essere senz’altro un territorio-guida per i piani industriali energetici locali, per un’esperienza da mettere poi a disposizione anche di tutti gli altri territori”.

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Per concludere: quali sono i progetti di Estra?

“Come Estra, abbiamo costruito nel tempo una relazione di fiducia con le comunità locali, rispondendo ai bisogni energetici del territorio e contribuendo alla sua crescita. A partire da questo presupposto, da un lato, dobbiamo continuare a garantire una distribuzione sicura ed efficiente del gas, dall’altro, è necessario guardare al futuro con determinazione. Per questo, stiamo lavorando intensamente con progetti attivi nell’eolico, nel fotovoltaico e nella costituzione di comunità energetiche. Proprio per il principio della diversificazione, stiamo portando avanti un impegno importante nel biometano, con l’obiettivo anche di preservare l’importante patrimonio di reti pubbliche realizzato in Italia negli anni ’70 e ’80, che rappresentano una fonte fondamentale e un patrimonio prezioso per i territori. Il trattamento adeguato dell’intera frazione organica prodotta potrebbe soddisfare un 10% del fabbisogno di gas metano nel nostro paese e non di origine fossile”.



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