Pena di morte e debito: gli obiettivi del Giubileo

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Il Giubileo del 2025 è iniziato: il papa ha aperto la porta santa di San Pietro la sera del 24 dicembre e il 26 quella nel carcere romano di Rebibbia, gesto insieme simbolico e concreto di un anno santo che si annuncia pieno di eventi e di pellegrini. A seguire, nella capitale, sono state aperte le porte sante delle altre tre basiliche maggiori: San Giovanni in Laterano il 29 dicembre, Santa Maria Maggiore il primo gennaio, e San Paolo Fuori le Mura il 5 gennaio.

Nonostante i suoi 88 anni, dunque, il Papa non ha rinunciato a essere presente ai riti dell’anno santo, anche se con una cerimonia, quella della sera del 24 dicembre, che non ha avuto caratteristiche speciali; l’eccezionalità è stata data dall’evento in se stesso, dalla diretta tv che indubbiamente ha contribuito a spettacolarizzare l’evento, dalla presenza di 25mila fedeli in piazza san Pietro e dintorni, e dalla stessa figura del papa che ha aperto la porta santa stando seduto sulla carrozzella. Il pontefice, secondo il programma ufficiale, dovrà prendere parte durante tutto il 2025, a due-tre grandi eventi del Giubileo al mese e avrà il compito di presiedere praticamente il doppio delle udienze generali. È difficile immaginare però che il pontefice argentino, per come ha interpretato il suo ruolo fino ad ora e anche per il suo carattere, possa decidere di risparmiarsi a causa dell’età o delle condizioni di salute.

Cantieri e sicurezza

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È un fatto, in ogni caso, che la fila di pellegrini, turisti e romani, in attesa di un passaggio sotto la porta santa grazie al quale si ottiene l’indulgenza plenaria, è colma di gente, l’afflusso è stato favorito anche dalle festività natalizie naturalmente, ma non solo. Va detto, infatti, che almeno una parte dei cantieri giubilari è stata chiusa per tempo, in particolare quelli intorno al Vaticano. L’effetto è senz’altro positivo, trattandosi di una pedonalizzazione che va da Castel Sant’Angelo a piazza san Pietro, con la ristrutturazione e l’abbellimento di piazza Pia (l’area d’ingresso che da su via della Conciliazione), il rifacimento di piazza Risorgimento e di via Ottaviano, entrambe pedonalizzate. La zona intorno a San Pietro, insomma, ha recuperato in vivibilità e suggestione, ora si tratterà di vedere come procederà la gestione ordinaria e straordinaria dei flussi di pellegrini e degli eventi connessi.

In tutta l’area sono anche state rafforzate le misure di sicurezza; il timore di attentati, per quanto l’allarme sia per ora basso, è tenuto in debita considerazione. Così ecco scattare i controlli ai pellegrini che vogliono entrare nella basilica vaticana (già in essere in tempi normali sono stati rafforzati); per l’apertura della porta santa, inoltre, hanno fatto la loro comparsa discreta nuclei cinofili, artificieri e tiratori scelti. Sono stati infine schierati dispositivi anti-drone in dotazione alle forze armate e piloni anti-kamikaze a scomparsa.

Atti di clemenza e debiti

Non mancheranno, poi, gli appuntamenti istituzionali per il papa durante l’anno santo; si comincia il prossimo 10 gennaio con la visita del presidente americano uscente Joe Biden. Biden, del resto, proprio nelle ultime settimane del suo mandato, ha raccolto l’appello del papa a fare dell’anno giubilare l’occasione per promuovere un atto di clemenza verso chi si trova a scontare pene detentive e a compiere passi concreti in favore dell’abolizione della pena di morte. Così ben 37 uomini e donne che si trovavano nel braccio della morte negli Usa, ha fatto sapere la Casa Bianca il 23 dicembre, vedranno la loro condanna commutata da esecuzione capitale a ergastolo. Si tratta del più alto numero di commutazioni di condanne a morte a livello federale decise da un presidente americano. In una nota della Casa Bianca, si spiegava infatti come Biden «crede che l’America debba fermare l’uso della pena di morte a livello federale, fatta eccezione per i casi di terrorismo e omicidio di massa motivato dall’odio». A inizio dicembre, Biden aveva già annunciato commutazioni di pena per circa 1.500 americani che «hanno dimostrato una riabilitazione di successo e un impegno nel rendere le comunità più sicure». Tra questi 39 condoni per individui condannati per crimini non violenti. Un primo risultato il Giubileo l’ha dunque raggiunto, vedremo se ne seguiranno altri. In particolare il papa ha chiesto che nel corso dell’anno santo, si proceda al condono del debito estero dei paesi più poveri. Concetto, che, insieme ad altri, era tornato durante la celebrazione per l’apertura della porta santa: «questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza!» aveva scandito il papa, quindi aveva aggiunto: «Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù». E ancora all’angelus celebrato il 26 dicembre, giorno di santo Stefano, aveva detto: «Una delle azioni che caratterizzano i Giubilei è la remissione dei debiti. Incoraggio pertanto tutti a sostenere la campagna di Caritas Internationalis intitolata “Trasformare il debito in speranza”, per sollevare i Paesi oppressi da debiti insostenibili e promuovere lo sviluppo». «La questione del debito – aveva affermato ancora il pontefice – è legata a quella della pace e del mercato nero degli armamenti. Basta colonizzare i popoli con le armi! Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie, contro il lavoro minorile. E preghiamo, per favore, per la pace nel mondo intero!».



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