Migranti, l’accoglienza diffusa si è inceppata anche in Toscana: «Così zero inclusione»

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di Jacopo Storni

Nei Centri di accoglienza straordinaria oltre l’80% dei profughi. «Senza corsi di lingua e di formazione cresce la marginalità»

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Sempre più migranti nei centri di accoglienza straordinaria, sempre meno migranti nei centri gestiti dai Comuni dove si fa integrazione. Anche in Toscana, come nel resto d’Italia, l’inclusione dei migranti sta andando in frantumi. 

La fotografia

Sono i numeri a parlare chiaro. Nei centri Sai (Sistema accoglienza integrazione), ci sono poco meno di 2 mila profughi (esattamente 1.884), mentre nei Cas (centri di accoglienza straordinaria) ce ne sono poco più di 8 mila (esattamente 8.038). Uno squilibrio evidente: nei Cas c’è circa l’80 per cento dei migranti, con punte che toccano il 96 per cento in città come Grosseto e Siena, come evidenziato dal recente rapporto «Centri d’Italia» di ActionAid e Openpolis.




















































La differenza tra le due tipologie di accoglienza è netta: nei Cas, in base a un decreto emanato dall’attuale Governo, sono sparite le lezioni di italiano, sono spariti i corsi di formazione professionale, è stata eliminata la figura dello psicologo e il servizio di orientamento legale. Nei centri Sai tutto questo ancora resiste, ma i migranti accolti in queste strutture sono sempre di meno in percentuale, soprattutto a partire dal 2018, quando i decreti Salvini vietarono ai richiedenti asilo di andare nei Sai. 

Le difficoltà

Il rischio è che, per i tanti migranti ospitati nei Cas, si profili all’orizzonte la strada dell’emarginazione visti i pochi strumenti a disposizione per l’integrazione. Non è dunque un caso se, in molti dei centri Cas, come raccontato nelle scorse settimane sul Corriere Fiorentino da alcuni operatori, esistano delle vere e proprie forme di caporalato dove i profughi vengono reclutati per lavorare in nero e con paghe bassissime nelle fabbriche dell’hinterland fiorentino e di altre città toscane.

La panoramica toscana, quanto ai numeri, è simile a quella nazionale. Stando ai dati del Viminale, al 2 gennaio 2025 erano presenti in accoglienza 134.844 migranti, la stragrande maggioranza (96.655) nei centri di accoglienza straordinaria, mentre 38.189 nei centri Sai, cioè nel Servizio di accoglienza e integrazione riservato ai rifugiati e dove sono ancora garantiti i servizi essenziali. 

Le gare d’appalto

Ma lo smantellamento dell’accoglienza diffusa tipica della Toscana è arrivato anche in seguito — sempre in virtù dei decreti Salvini — alla modifica al ribasso dei capitolati nelle gare d’appalto per la gestione dei centri di accoglienza straordinaria. «Non siamo albergatori e con poche risorse non si può fare integrazione» il pensiero di tante associazioni storiche del territorio che, proprio per i pochi fondi a disposizione, hanno deciso di ritirarsi dall’accoglienza, lasciando così campo aperto a quelli che in realtà sono davvero albergatori.

Tra quelle che hanno deciso di rinunciare dai bandi ci sono Oxfam, Arci e in parte Caritas. La conseguenza è che, anche nella Toscana dell’accoglienza diffusa, oltre il 50 per cento dei migranti vive in strutture medio grandi dove l’integrazione è ovviamente più difficile. 

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Chi resiste

Nonostante questo, esistono province come quella di Firenze dove l’accoglienza è ancora piuttosto diffusa visto che sono ben 38 i Comuni dell’hinterland nel quale sono distribuiti i migranti. «La Toscana — ha detto Fabrizio Coresi, esperto migrazioni di ActionAid — è fra le regioni dove comunque registriamo un’accoglienza più diffusa che in altre regioni, ma la situazione sta evolvendo negativamente anche qui con bandi delle prefetture fatti al ribasso che vanno deserti (a Prato il bando per l’accoglienza è stato ripetuto 16 volte in sette anni) e gare d’appalto in cui l’accoglienza è ridotta a guardiania, con conseguenze di diritti negati alle persone migranti e indigenza e marginalità per le strade delle città».

Poi una riflessione che suona come una proposta alla Toscana: «Nel 2019 la Toscana, per sopperire alla carenza di fondi da parte del Governo, lanciò un fondo speciale per l’accoglienza e l’inclusione con la cosiddetta legge del samaritano, uno stanziamento che purtroppo non è stato ripetuto in anni recenti». Amara la conclusione dell’ex sindaco di Prato Matteo Biffoni: «Il fenomeno migratorio non è governato, non c’è costruzione politica di un fenomeno che c’è e ci sarà». 

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5 gennaio 2025

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