Non è più tempo di romanticizzare la figura del contadino, la poesia del ritorno alla vita agricola e la narrativa dello ‘sporcarsi le mani’. In un momento in cui sugli agricoltori gravano sfide su più livelli — fermo restando il loro ruolo centrale di avviatori delle filiere agroalimentari e custodi del territorio — è più utile testimoniare il presente di un mestiere che deve assecondare il cambiamento con nuovi strumenti.
Ne è convinto anche Luca Bianchi, marchigiano di Fabriano, che ha deviato da studi di ingegneria mosso da una passione per il mondo delle api. Si è velocemente reso conto che per mantenere la salute di una piccola impresa, non si può più contare sulla sola produzione e così, dopo essersi allargato alla coltivazione di cereali e alla trasformazione in pasta, ha consolidato l’attività con esperienze aperte al pubblico, attività didattiche, consulenze per aziende interessate alla sostenibilità e anche agricoltura sociale. Il tutto scommettendo sul potenziale di questa zona interna delle Marche e sulla multifunzionalità, “la chiave dell’agricoltura del futuro”.
Luca Bianchi: studi di ingegneria e poi ‘l’incontro’ con le api
Classe ’92, Bianchi cresce in campagna con la familiarità, trasmessa da genitori e nonni, per l’ambito agricolo. Ma, inizialmente, quel settore non è nei suoi programmi. Dopo il diploma all’istituto tecnico inizia a studiare Ingegneria Meccanica, prima di affacciarsi, proprio durante una lezione, al complesso mondo delle api. Passa a Scienze e Tecnologie Agrarie e nel 2016, a 24 anni, apre la sua azienda prendendo in gestione i primi 3 ettari appartenenti ai nonni ad Argignano, frazione di Fabriano. Poco dopo sono pronti i primi vasetti, da apicoltura stanziale e biologica. Il prodotto è ottimo, ma il settore apistico attraversa crisi sempre più significative (ce l’ha raccontato lui stesso); bisogna quindi, mantenendo saldi i valori della parte produttiva, garantire il funzionamento dell’impresa.
“La strada per tenere vive queste zone ancora incontaminate, interne e distanti da centri urbani e flussi turistici, è quella della multifunzionalità”, spiega il giovane agricoltore. Il quale, intanto, è diventato presidente regionale di AGIA, Associazione Giovani Imprenditori Agricoli di CIA (nonché vicepresidente nazionale) ed è uno dei soli 20 partecipanti da tutto il mondo al programma di formazione Gymnasium dell’Organizzazione mondiale degli agricoltori.
L’ampliamento agricolo tramite grano e pasta
“Siamo arrivati a 30 ettari”, racconta Bianchi, “coltivati e gestiti in prima persona”. Lo affiancano due collaboratori, “e tutto il prodotto resta nella nostra filiera, senza intermediazione di consorzi o grossisti”. Ha piantato cereali — grano tenero, duro e orzo — che macina in un mulino a pietra costruito nel 2020. Vende la farina di grano tenero mentre la semola è lavorata dal pastificio abruzzese Masciarelli, “scelto per la sua acqua purissima”. Ogni prodotto, come spiega, “va oltre il biologico, perché quel regime permette di usare alcuni prodotti, ancorché certificati, per fertilizzare. Qui invece”, precisa, “ci rifacciamo a metodi antichi, come l’avvicendamento delle colture, per stimolare la biodiversità e mantenere in salute il terreno”. Ai grani si alternano infatti leguminose a rotazione, come ceci e lenticchie che trovano anch’esse uno sbocco produttivo, e poi erba medica. Quest’ultima in parte falciata per alimentare gli animali e in parte mandata a seme. Si crea così inoltre un rapporto di simbiosi con le api, che da un lato producono il miele di erba medica, molto pregiato, e dall’altro favoriscono l’allegazione, ovvero la trasformazione dei fiori in piccoli frutti portatori di seme.
Prodotti e attività all’azienda agricola di Luca Bianchi
Esperienze sul campo, progetti sociali e consulenze: cos’è un’azienda multifunzionale
Quando Bianchi parla di multifunzionalità, il pensiero non va solo alla diversificazione delle filiere, ma anche all’inversione di flusso nella dinamica che collega l’impresa al suo pubblico. Non soltanto i prodotti raggiungono i consumatori a distanza, ma è l’azienda ad aprirsi con l’accoglienza. Direttamente sul campo, con visite in primavera agli alveari e degustazioni di miele. In inverno si accompagna al mulino e si fanno assaggiare i prodotti del territorio, mentre per i bambini ci sono attività laboratoriali nella fattoria didattica, per gestire la quale Bianchi ha preso abilitazione come operatore. Poi attività di consulenza per imprese interessate a impiantare apiari aziendali, come azione concreta nei bilanci di sostenibilità, e da un paio d’anni si è aggiunto un progetto al quale Bianchi tiene particolarmente. Si chiama Agr.In.Lav (Agricoltura, Inclusione e Lavoro) e, in collaborazione con la cooperativa Castelvecchio Service e CIA Marche, coinvolge ragazzi con disabilità in attività settimanali per la scoperta e formazione lavorativa nel mondo agricolo.
Muovendo da un’iniziativa personale, il progetto di Luca Bianchi è un buon esempio di imprenditoria agricola che valorizza in maniera innovativa, nonché rispondente a esigenze che cambiano, aree rurali dl grande potenziale. Non solo per mezzo dell’apicoltura, ma con la creazione di una rete di attività complementari e capaci di attrarre interesse dall’esterno. Valori, questi, alla base della PAC, Politica Agricola Comune: ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia.
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