Il 2025 (non) sarà l’annus horribilis di Apple

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Cenone di San Silvestro. Il discorso di Mattarella in tv, gli invitati attorno alla tavola, imbandita. Ciascuno ha portato qualcosa: dalla zia esperta di cotechino e lenticchie, fino all’amico veterano delle lasagne. E non dimentichiamoci di quel cugino che coi fornelli è negato, e allora si incarica di portare il bere.

Tutto è pronto: al centro dell’imbandigione ci sono loro, le tartine della nonna. Quelle che aspettano tutti, le più ambite tra gli antipasti, quelle che se avanzano ce ne scappa una anche appena prima del dolce – ammesso che ci sia altro spazio nello stomaco –. Quelle benedette tartine le conosciamo bene: sono le stesse tutti gli anni, eppure non smettono mai di stregarci, oltre a creare anche una piccola competizione attorno al tavolo per chi riesce ad accaparrarsene di più. Magari la zia, tentando di tirare acqua al suo mulino, e di far emergere il cotechino, potrà dire che «sì, sono buone, ma sono sempre uguali», tanto lo sanno tutti che non c’è critica che tenga: quelle tartine hanno una forza tutta loro, e non c’è zia che possa questionare.

Ora togliamo le tartine e al suo posto mettiamo una mela. Dite che i commensali saranno ugualmente felici? Probabilmente no. Ma se quella mela avesse la M maiuscola e valesse quasi 3 miliardi di dollari?

Ecco, iniziamo a farci un pensierino. Perché sulla tavolata delle feste non ci sono solo zie e lasagne, ma anche tante succulente novità che toccano direttamente Apple, descrivendo un 2025 che tutti già proiettano in negativo. Ma sarà davvero così?

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Scopriamolo assieme nel primo Sunday View del nuovo anno!

LA MELA E IL SUO ALBERO

Novantacinque milioni di dollari di multa. Una bella botta, vero? Lo sanno bene dalle parti di Cupertino, dove, nonostante il cambio di calendario, non perdono le sane abitudini: anche nel 2025 arrivano delle sanzioni da pagare. Qualche tempo fa avevamo raccontato del risarcimento di Apple all’Irlanda, ma sembra che anche negli Usa non le facciano passare un bel periodo: la cifra monstre sarebbe stata accettata dalla società californiana per risolvere una causa che andava avanti da cinque anni, in cui veniva accusata di utilizzare le funzioni vocali di Siri per registrare segretamente le conversazioni degli utenti, girandone gli interessi a terze parti e inserzionisti. Una “cura del cliente” un po’ troppo ossessiva, forse.

E a proposito di customer care, pare che Apple ci tenga così tanto che la sua fetta di mercato cinese non si perda le potenzialità del nuovissimo iPhone 16, da mettere in atto dei super-sconti sui suoi modelli nuovi di zecca. Scherzi a parte, al quartier generale della Mela sanno bene che a Pechino devono fare conti con almeno due grossi problemi: la forte concorrenza dei marchi autoctoni – Huawei e Xiaomi in primis – e la reticenza alla spesa degli utenti cinesi, piegati da un’economia non proprio favorevole, che limita le vendite dei device Made in Cupertino. Vendite bloccate anche in Europa per l’iPhone 14 ed SE, scomparsi dagli store poiché non più conformi con la normativa per il caricatore universale.

A tutto questo, poi, aggiungiamo pure le voci che si rincorrono sul possibile addio del visore Apple Vision Pro, lanciato solo un anno fa con tante aspettative e altrettante critiche per il suo prezzo, e che oggi è minacciato dal progetto Orion, il visore di Zuckerberg che promette di essere più accessibile per le tasche e le abitudini degli utenti. Intanto, sembra che molti dei circa 600mila esemplari di Vision Pro prodotti non siano stati venduti, e che questo abbia spinto alla chiusura della produzione.

Sommando tutte queste cose, verrebbe naturale per qualcuno bollare il 2025 come l’annus horribilis di Apple. Ma è davvero così?

IL POMO DELLA DISCORDIA

Non solo nella tecnologia: dovunque ci giriamo, la mela ha un ruolo centrale in moltissimi racconti che fanno parte delle nostre tradizioni religiose e non solo: dal celebre frutto dell’Eden raccolto da Eva, a quello caduto in testa al povero Newton, provocandogli un bernoccolo e un’illuminazione geniale. Anche nella mitologia greca, però, la mela ha avuto un ruolo importante: avete mai sentito citare il “pomo della discordia”? Tutto nasce dal racconto del matrimonio dei genitori di Achille, il giovane principe Peleo e la ninfa del mare Teti.

Tutto molto bello, anche se c’era un problemino: tra gli invitati alla festa non figurava Eris, la dea della discordia. E se sei la dea della discordia, magari te l’aspetti anche che non ti invitino, visto il tuo caratteraccio, no? Beh, no. Eris ci rimase proprio male, poverina, tanto che pensò bene di rovinare tutto, facendo arrivare sul tavolo del banchetto una mela dorata con sopra scritto “alla più bella”. Inutile dire che questo pomo della discordia creò… Discordia, appunto. Si parlò di chi avesse dovuto meritarsi quel premio, mentre Atena, Era e Afrodite iniziarono a pretenderlo per sé, tanto da scatenare dei veri e propri litigi. Per riportare la serenità fu scelto come giudice Paride, il più bello tra i mortali, a cui le tre dee iniziarono a promettere doni e fortune in cambio della propria elezione: Atena gli avrebbe dato sapienza e imbattibilità in guerra; Era gli giurò grandi ricchezza e potere; infine Afrodite gli promise il cuore della donna più bella. Indovinate chi vinse la sfida?

LA MELA DORATA

No, la mela non cade lontano dall’albero. Vale per il pomo della discordia creato – guarda un po’ – proprio dalla dea della discordia Eris; vale per Paride, l’uomo più bello tra i mortali che scelse di avere l’amore della donna più bella tra i mortali, e che era il figlio di Priamo, celebre per le sue molte avventure amorose. E vale ovviamente anche per Apple, un marchio che, nonostante le sfide che gli presentano continuamente il conto, riesce a cavarsela sempre meglio. Perché? Perché tutti i frutti che produce, arrivano da un albero solido, piantato anni fa in un terreno fertile, e che ormai vanta radici salde e una corteccia robusta. Non è un caso, infatti, se nelle chiusure post-natalizie delle Borse americane, Apple ha aggiornato il proprio record sull’azionario, chiudendo il 26 dicembre con un valore di 260.10 dollari in una Wall Street – per contro – piatta. Questo non è certo merito della ‘magia del Natale’, ma della lungimiranza della Mela che, se con un occhio guarda alle sanzioni e alle problematiche da risolvere, con tutto il resto del corpo si prepara a lanciare dei prodotti che promettono di essere dirompenti. A metà dicembre, infatti, da Cupertino avevano annunciato le nuove funzioni di Apple Intelligence, il sistema integrato di intelligenza artificiale sui dispositivi iOS capace di interfacciarsi anche con ChatGPT e compagnia.

Se queste novità sono viste da alcuni come uno specchietto per le allodole, gli investitori e gli analisti guardano invece con favore e interesse, tanto da scommettere su un 2025 positivo per Apple. Un brand che con tutto il suo carico di sanzioni, di prezzi elevati e di prodotti elitari, potrebbe non piacere a qualcuno; una sorta di pomo della discordia, che però intanto è sempre e comunque uno dei riferimenti del mercato tech e non solo. E chi non vorrebbe spartirsi un pezzo di questa Mela dorata?

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BONUS TRACK

Sapete perché il primo computer Apple si chiamò Macintosh? Perché era il nome della varietà di mele preferita di Steve Jobs. E se un progetto così fortunato è stato creato da un genio così ardito, allora è proprio vero che la mela non cado lontano dall’albero.



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