“Furbetti della spigola” a Manfredonia, ecco indagati e cooperative coinvolte. Accuse di truffa alla Regione Puglia

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Inchiesta su pesca e acquacoltura a Manfredonia. Sono 9 gli indagati, 5 le cooperative coinvolte (4 raggiunte da interdittiva antimafia nei mesi scorsi) e 2 milioni di euro di fondi pubblici nel mirino. Le accuse includono truffa, malversazione e impiego di denaro illecito. Fondi destinati a progetti nel settore ittico sarebbero stati usati per scopi diversi tramite un sistema di documentazione falsificata.

Il caso e gli indagati

L’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura europea e condotta dal pm Alberto Pioletti, ruota intorno a un presunto sistema di frodi legate ai fondi pubblici nel settore della pesca e acquacoltura. Il caso coinvolge 24 capi d’accusa, tra cui 7 truffe e un tentativo di truffa, per un totale di circa 2 milioni di euro.

Gli indagati sono Ezio Grieco, 50 anni, originario di Manfredonia, legale rappresentante della cooperativa Minaba Farm; Pasquale Fatigato, 68 anni, di Foggia, ex presidente della cooperativa Puglia Marine Service; Paolo Pellegrini, 70 anni, di Roma, accusato di aver fornito false polizze fideiussorie; Angela Fatigato, 64 anni, di Foggia, presidente della cooperativa Gl Itticoltura; Massimiliano Selvaggi, 57 anni, di Manfredonia, amministratore della Coltimar; Michele Gelsomino, 57 anni, di Manfredonia, presidente della Puglia Marine Service; Nadia Asaro, 41 anni, di Mazara del Vallo, legale rappresentante della società Mecanav-Cantiere Navale del Mediterraneo; Giuseppe Impagnatiello, 47 anni, di Manfredonia, presidente della cooperativa Gl Itticoltura; Sandro Colletta, 50 anni, di Manfredonia, presidente della cooperativa Fish Project Farma.

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Le cooperative coinvolte nell’inchiesta sono Minaba Farm, Gl Itticoltura, Fish Project Farma, Puglia Marine Service e Consorzio Semi, tutte con sede legale a Manfredonia.

Le accuse

Secondo la Procura europea, le cooperative avrebbero richiesto fondi pubblici destinati a progetti di acquacoltura e pesca, cofinanziati dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp), utilizzando documentazione falsa. Le somme richieste variavano tra i 79mila e i 264mila euro e avrebbero dovuto finanziare progetti come allevamenti di spigole e orate, ammodernamenti nel settore ittico, produzione di mangimi e burger di pesce, oltre allo sviluppo di impianti per la specie lampuga nel golfo di Manfredonia. L’accusa sostiene che, invece, i fondi non sarebbero stati utilizzati per gli scopi dichiarati ma impiegati in attività diverse attraverso operazioni finanziarie atte a mascherare la provenienza illecita delle somme.

Il presunto raggiro

L’accusa sostiene che le cooperative avrebbero indotto in errore i funzionari regionali incaricati delle istruttorie presentando garanzie fideiussorie false, predisposte da Paolo Pellegrini, oltre a preventivi e indirizzi di posta elettronica certificata contraffatti. Questi documenti avrebbero consentito di ottenere finanziamenti che, secondo gli inquirenti, non furono destinati alle finalità dichiarate ma trasferiti e reinvestiti in attività economiche e imprenditoriali in modo illecito.

La difesa

Gli indagati respingono ogni accusa e si affidano a un pool di legali molto nutrito. Così l’avvocato Angelo Salvemini, difensore con il collega Michele Gentile di Gelsomino e Impagnatiello: “I fatti riguardano dei finanziamenti richiesti nel periodo pre Covid. Al processo sarà dimostrata l’assoluta assenza in capo agli indagati di intento truffaldino essendosi le operazioni di investimento interrotte a causa dell’emergenza Covid e delle interdittive antimafia che hanno raggiunto alcune società. Giova segnalare – continua Salvemini – che tutte le somme sono state restituite grazie alla escussione delle polizze assicurative (ovviamente tranne le somme riscosse delle società raggiunte da interdittiva poiché non hanno potuto rinnovare le polizze). Per il solo Impagnatiello sarà dimostrata addirittura l’estraneità ai fatti essendo lo steso cessato dalla carica nel periodo di interesse”. L’iter giudiziario prevede ora che la procura valuti le memorie difensive degli imputati prima di decidere eventuali richieste di rinvio a giudizio. Alcune richieste di misure cautelari sono state respinte dal gip di Foggia.

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