La questione dell’uso di cannabis tra i giovanissimi è un tema che, negli ultimi anni, ha suscitato un crescente allarme tra medici, psicologi e esperti del settore. Non solo per l’aumento del consumo, ma anche per il cambiamento nelle modalità con cui la cannabis viene prodotta e venduta. Quello che in passato veniva comunemente percepito come una “droga leggera”, oggi sta assumendo una forma molto più pericolosa, con effetti devastanti e potenzialmente irreversibili sulla salute, in particolare tra i più giovani.
Il consumo di cannabis tra i ragazzi sta diventando sempre più precoce, con dati che parlano di una fascia di età tra i 14 e i 18 anni come quella di maggior incidenza. Secondo le statistiche recenti, circa 550.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni hanno consumato cannabis almeno una volta nell’ultimo anno. Ma il dato più preoccupante riguarda coloro che ne fanno un uso quotidiano: circa 70.000 ragazzi, una cifra che non può essere ignorata. Quasi un terzo dei consumatori ha avuto il primo approccio con la cannabis prima dei 14 anni, una fascia di età in cui i giovani sono particolarmente vulnerabili agli effetti di qualsiasi sostanza psicoattiva.
A fronte di questi numeri, cresce l’allarme tra i professionisti della salute. Lo psichiatra Marco Di Nicola, esperto in dipendenze, ha lanciato più volte l’allarme riguardo l’uso di cannabis da parte dei giovani, sottolineando come la qualità della cannabis che oggi circola sul mercato sia molto diversa rispetto a quella di qualche decennio fa. Quello che molti non sanno è che la cannabis è spesso tagliata con sostanze sintetiche, come i cannabinoidi sintetici, che sono centinaia di volte più potenti e pericolosi del tetraidrocannabinolo (THC), il principale principio attivo della cannabis. Questi composti chimici artificiali, noti come “spice drugs”, sono una delle cause principali dell’aumento dei casi di disturbi psichiatrici gravi, come psicosi e alterazioni cognitive.
La cannabis che si trova oggi sul mercato non è più una semplice “droga leggera”, ma una sostanza adulterata con metanfetamine, LSD, ketamina e altre sostanze psicoattive che possono causare danni permanenti al cervello. L’assunzione di questi composti può provocare effetti psicostimolanti molto forti, portando a gravi dipendenze che vanno ben oltre gli effetti usuali della cannabis. La conseguenza diretta di questo fenomeno è che molti giovani, credendo di fumare “erba”, si ritrovano a consumare sostanze molto più pericolose, con conseguenze devastanti per la loro salute mentale e fisica.
Il rischio di dipendenza è particolarmente alto. La presenza di sostanze sintetiche aumenta il potere di attrazione della droga, facendo sì che i consumatori, specialmente i più giovani, possano diventare facilmente dipendenti. Questo non solo compromette la loro salute, ma incide negativamente sul loro comportamento sociale e scolastico, aumentando anche il rischio di comportamenti devianti e di difficoltà relazionali.
Giuseppe Bersani, professore ordinario di psichiatria, ha ribadito che la situazione è molto grave ma viene spesso sottovalutata. La percezione comune della cannabis come droga “leggera” e “naturale” è completamente errata, e il rischio di sviluppare patologie gravi, come schizofrenia, è molto più alto di quanto si pensi. La cannabis, infatti, è diventata una porta di ingresso per altre droghe, spesso molto più dannose, come le metanfetamine, che, se assunte a lungo, possono danneggiare irreversibilmente il cervello.
La sfida che ci si trova ad affrontare è globale e riguarda tutti: dalle istituzioni sanitarie alla società civile, fino alle famiglie. La lotta contro la diffusione di droghe sintetiche e la disinformazione che circonda l’uso di cannabis deve essere un impegno collettivo. È necessario che si promuova una corretta informazione, sensibilizzando i giovani sui reali pericoli legati al consumo di cannabis e alle sue adulterazioni. Solo così si potrà arginare un fenomeno che, purtroppo, rischia di avere conseguenze devastanti per il futuro delle nuove generazioni.
In Valle d’Aosta, come nel resto d’Italia, l’incidenza dell’uso di cannabis tra i giovanissimi è in crescita, e la situazione non sembra destinata a migliorare senza un intervento serio e coordinato. Le scuole, i medici e le forze dell’ordine devono lavorare insieme per creare una rete di prevenzione efficace, che non solo informi, ma che sia in grado di intervenire tempestivamente nei casi di abuso. Il rischio che giovani vite vengano compromesse è troppo alto, e non possiamo permettercelo.
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