Tutte le strade portano a Roma, tutti i nodi vengono al pettine? Ecco perché i mercati devono morire: a Cesena sono avanti.

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Oggi siamo arrivati a capire l’ultimo progetto dell’associazioni di categoria Confesercenti e l’amministrazione Pd di Cesena. Io e mio marito Marco, da un po’, lo avevamo capito. Sotto riporto un nostro articolo uscito il 20 agosto 2023 dove avevamo posto dubbi sul perché un’amministrazione non tenga al suo mercato ambulante e come mai coloro che dovrebbero difenderlo, perché nati per farlo, Confesercenti ANVA non lo fanno.

Oggi l’epilogo che riporteremo alla fine dopo che avrete letto questo nostro articolo appunto del 20 agosto 2023

LA POLITICA SEMPRE DALLA PARTE DEI PIU’ FORTI E POI VANNO A FESTEGGIARE LA COSTITUZIONE! Una buona amministrazione comunale è tale se riesce a dare ai suoi cittadini e anche ai suoi ospiti, tutti i servizi necessari per una serena quotidianità. Il cittadino deve sentirsi dentro un sistema, un’organizzazione del territorio che gli garantisce il raggiungimento dei propri bisogni. È facile capire quali sono i servizi più importanti: la sanità, la scuola, case popolari, lo sport, una buona urbanizzazione con servizi pubblici che coprono bene tutto il territorio, salvaguardia dell’ambiente, l’ottimizzazione della raccolta rifiuti domiciliare e industriali, creare le condizioni per una rete commerciale che permette al cittadino di scegliere dove comprare e ancora tanto altro. Mi vorrei soffermare proprio su questo ultimo punto: la creazione di una rete commerciale che permette al cittadino di scegliere dove andare a comprare prodotti per il mangiare e per altro. A Cesena, anche altre città; negli ultimi anni, hanno avuto un tracollo dei pubblici esercizi, chiusura di tanti negozi non alimentari e alimentari. Questo è dovuto, come abbiamo già detto altre volte, alla politica nazionale locale che ha favorito l’insediarsi, dentro le città sia fuori nella prima periferia, di molti ipermercati e supermercati. Purtroppo questo ha provocato la desertificazione delle città e ora i sindaci e le amministrazioni fanno le lacrime di coccodrillo e si sono accorti che con la poca affluenza di gente nei centri delle città il Comune non ha ricavi sostanziali necessari per portare in porto i progetti da dare al cittadino: quei servizi di cui parlavamo prima. Da quando lo Stato italiano ha deciso di non dare più soldi ai comuni sono gli stessi comuni che devono “impegnarsi “con le tasse locali nel recuperare quei soldi che lo Stato non dà più. Una delle tasse più importanti come gettito per le casse dei comuni e la tassa sul suolo pubblico occupata dai pubblici esercizi. Di fatto cosa è già successo o sta succedendo? Che i centri si sono riempiti di bar, pizzerie, gelaterie, ristorantini, enoteche e quant’altro inerente al mangiare. Alle amministrazioni questo va benissimo perché tutti gli esercizi pubblici alimentari che ne hanno la possibilità occupano lo spazio pubblico che viene pagato non poco per la gioia delle casse comunali. Ma una domanda viene spontanea? Tutte queste città che devono diventare abbeveratoi e mangiatoie possono avere un futuro? Nel senso come faranno a riempirsi tutti i locali il sabato e la domenica se l’offerta è molto più grande della domanda? Se poi c’è una città, vicino alle altre, che per capacità propria o per fortuna “sbaraglia“ le altre città, offrendo qualcosa che attira di più la clientela soprattutto al sabato e alla domenica, cosa succederà a quei pubblici esercizi, a quei tanti che hanno aperto senza aver abbastanza clientela per mandare avanti la propria attività? Chiuderanno! Con il risultato che quelle città subiranno una seconda desertificazione che porterà a un impoverimento delle casse comunali e di conseguenza del benessere del cittadino. Saremo tra pochi anni a città diventate villaggi spettrali degni di film di fantascienza? Potrebbe essere. Tutte le amministrazioni hanno lo stesso programma, un copia incolla con il risultato che nessun progetto si differenzia dall’altro ed è invece nella differenziazione dell’offerta che si possono ottenere dei risultati. Anche se questa diversità di obiettivi comporterà un maggiore tempo di realizzazione. Forse è proprio questo che frena le amministrazioni a costruire obiettivi a medio lungo termine. Infatti per essere rieletti hanno bisogno di consensi e progetti a vista, subito realizzabili, che a questo punto non sono altro che fumo negli occhi per l’elettore. Con il copia e incolla non si va da nessuna parte. Eppure tutte le città hanno una risorsa importantissima da sfruttare che è il mercato ambulante. Nelle città più importanti il mercato c’è due volte a settimana e, nonostante le varie crisi succedute in questi ultimi decenni, un appuntamento consolidato e ancora dalle grandi potenzialità per il suo futuro e di conseguenza per l’economia di tutto il centro città. Un buon amministratore deve sapere come deve essere un mercato cittadino e deve impegnarsi al massimo perché lo sia. Invece la maggior parte dei sindaci lo vedono come un peso, un qualcosa che non vale più la pena di “curare“  e “salvaguardare“. Eppure di gente ne viene ancora tanta. Prendiamo per esempio Cesena. Non ha un reparto alimentari degno di questa città. È piccolo come superficie, è relegato in uno spazio poco agevole in quanto camminarci sopra si rischia di cadere perché il pavimento è composto da un selciato. Tanto è vero che alcuni ambulanti alimentari sono stati posizionati, alcuni anni fa, in mezzo ai banchi di scarpe e abbigliamento. In poche parole è una città di quasi 80.000 abitanti con un indotto importante, visto anche la e 45 che facilita l’arrivo della clientela anche da lontano, ma ha un reparto alimentare come un paesello di 1000 anime. Se non ci credete andate a Ravenna, Rimini e Forlì e vedrete la differenza ma quel che è più grave è che paesi come Savignano sul Rubicone, Santarcangelo, Cesenatico, Cervia hanno un reparto alimentare più grande di quello di Cesena. Vi ricordate all’inizio quando parlavo che c’è una volontà politica che fa succedere le cose? Ecco questo è un esempio di come l’amministrazione di Cesena ci tenga al proprio mercato sembra che faccia di tutto per distruggerlo e se continua così ce la farà. Sì perché il reparto alimentare di un mercato è di grande importanza, attira e fa venire molta gente; che di conseguenza diventa clientela anche del reparto non alimentare. Ma questa clientela che vuole e cerca quantità e varie qualità nel mercato se non le trova non viene. Così abbiamo perso molti clienti che dovendo comprare alimentari e non avendo quantità di scelta nel mercato vanno nei supermercati vicini. Forse è questo l’obiettivo dell’amministrazione di Cesena: indirizzare negli Iper? Mah a pensar male, non va fatto, ma volte ci si indovina. A Cesena poi… Visto com’è andata a finire lo storico mercato coperto che proprio dall’amministrazione è stato “smantellato” per favorire la sua occupazione a una delle più grandi multinazionali dell’alimentazione: la Conad. Ma questo diventa un altro discorso e non basterebbero un quaderno per raccontarlo…….Anzi notizie di ultima lo vogliono fare diventare un IPERMERCATO”

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Ecco ora dopo che avete letto questo articolo il titolo iniziale vi dovrebbe avere portato sulla strada giusta: Tutte le strade portano a Roma, tutti i nodi vengono al pettine ? Ecco perché anche i mercati devono morire: a Cesena sono avanti.

Ma prima facciamo un piccolo riassunto sul foro Annonario di Cesena, un bene comune della città che è stato dato in mano ufficialmente alle multinazionali. Prima al suo interno vi erano i piccoli commercianti ambulanti che vendevano frutta verdura, alimentari era un mercato coperto dove tante piccole attività locali lavoravano. Poi il Comune da in mano la ristrutturazione alla società Foro Annonario gest e gli concede una concessione a lungo termine. Questa società Foro annonario gest è composta da Edile Carpentieri (capogruppo) Banca di Cesena ora credito cooperativo romagnolo, Coop. Sviluppo Commercio e Turismo (Confesercenti Cesenate) e Confartigianato di Cesena.

Il nuovo polo commerciale del Foro Annonario apre i battenti il 15 marzo 2014, ma i piccoli commercianti che prima lavoravano al suo interno non si sono più potuti permettere l’affitto elevato che, dopo la ristrutturazione, gli veniva chiesto. Al suo interno però ha aperto il supermercato Conad con una superficie di vendita di 250 mq quindi definito esercizio di vicinato. Purtroppo malgrado le speranze di questi investitori il nuovo Foro annonario è stato un flop. Ma la posizione centrale in Piazza del Popolo non lo prevedeva, forse, agli occhi di questi investitori che lo hanno snaturalizzato  per poter ricevere affitti più alti dai negozi al suo interno ma che poi alla fine sono rimasti sfitti. Il 12 05 2022 l’amministrazione ha votato la revoca parziale e modifiche del rapporto concessionario per ritornare in possesso del primo piano del Foro Annonario. Si è quantificata anche la somma da destinare alla società Foro annonario gest Srl (Edile Carpentieri (capogruppo) Banca di Cesena ora credito cooperativo romagnolo, Coop. Sviluppo Commercio e Turismo (Confesercenti Cesenate) e Confartigianato di Cesena) di €. 1.476.200,00 iva inclusa. 

Nello stesso periodo il comune di Cesena ha dato la possibilità di ampliamento al Conad da 250 (esercizio di vicinato) mq a 399 mq (media struttura di vendita), un aumento di quasi 150 mq.

Il 2 gennaio 2025 appendiamo dai giornali che il Conad si prende tutto il Foro annonario e diventa l’unico proprietario fino allo scadere della concessione del Comune, cioè anno 2049. Cia-Conad ha rilevato le quote di Confesercenti, Confartigianato e credito cooperativo romagnolo quegli investitori che hanno visto fallire il loro progetto Foro annonario ma che, a quanto pare,  cadono sempre in piedi prima con l’aiuto del Comune quando ha fatto la revoca parziale per ritornare in possesso del primo piano ed ora con questo passaggio di quote al Conad.

Nella Confesercenti ci troviamo anche il sindacato ANVA che dovrebbe difendere il mercato di Cesena, che si svolge il mercoledì e sabato mattina, ma abbiamo visto in questi anni che ha fatto ben poco. Addirittura Confesercenti ANVA  anda dall’amministrazione di Cesena a chiedere di sopprimere le Fiere come per esempio quella del 4 dicembre 2022 dove noi ambulanti abbiamo un titolo concessorio. Quindi ora a pensar male ci si indovina: non è che il mercato ambulante è un ostacolo al Foro Annonario? parcheggi occupati dagli ambulanti quando c’è il mercato? Un concorrente per il Conad? Ecco perché le stesse associazioni Confesercenti ANVA forse non fanno nulla per il mercato ambulante. Tanto cosa gli servono le tessere degli associati loro i soldi li prendono da un’altra parte? allora forse meglio stare dall’altra parte!?

E qui la mia domanda sempre pertinente: chiudono i piccoli negozi ed i mercati si rimpiccioliscono perché non chiudono anche Confesercenti e Confcommercio?

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Ecco un bel video dove una nostra collega racconta lo spirito del Foro annonario prima della ristrutturazione

 

 

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