perché sono poche le figure femminili ai vertici?

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Donne e moda, da sempre un legame inscindibile, eppure, ancora oggi, difficilmente le donne raggiungono gli stessi livelli degli uomini ai vertici delle Maison. Sappiamo bene che la moda, – da sempre un settore affascinante e in continua evoluzione – è stata scritta e riscritta da donne straordinarie. Da Coco Chanel a Miuccia Prada, da Vivienne Westwood a Stella McCartney, sono innumerevoli le designer che hanno apportato innovazioni e rivoluzioni estetiche. Tuttavia, si continua a riflettere una disparità di genere che non si può ignorare; mentre le donne occupano un ruolo centrale nella creazione e nella produzione, la loro presenza ai vertici delle aziende continua ad essere drammaticamente scarsa.

Coco Chanel - Life&People Magazine

Qualche eccezione

Ai vertici aziendali predominano gli uomini: tuttavia, qualche eccezione c’è. Nel 2023, Francesca Bellettini è stata nominata deputy CEO di Kering, un traguardo che solleva speranze affinchè ci sia una maggiore rappresentanza femminile. Questo evento però rimane un’eccezione in un panorama in cui gli uomini sono la maggioranza. In Italia, solo due donne su dieci siedono nei consigli di amministrazione delle case di moda, e la situazione non è migliore a livello globale. Le donne sono presenti in gran numero nel settore della moda, soprattutto a livello operativo, ma la loro rappresentanza diminuisce drasticamente man mano che si sale la scala gerarchica. Non è solo un problema di numeri, ma di cultura.

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Donne e moda - Stella Mc Cartney - Life&People MagazineDonne e moda - Stella Mc Cartney - Life&People Magazine

Donne e moda: quale meritocrazia?

La moda si nutre di creatività e innovazione, ma è evidente che il pregiudizio di genere persiste. Le donne designer spesso non ricevono lo stesso riconoscimento dei loro colleghi maschi, e ciò si traduce in minori opportunità di avanzamento. Come può un settore che si rivolge principalmente alle donne essere guidato da un predominio maschile così marcato? La risposta è complessa e radicata in una storia di discriminazione e stereotipi. Un esempio emblematico di questa disparità è la sostituzione di Sarah Burton da parte di un uomo in un momento in cui designer donne erano pronte a raccogliere il testimone. La scelta di uomini per ruoli creativi di prestigio, a discapito di donne che avrebbero potuto continuare una visione femminile, solleva interrogativi sulla meritocrazia nel settore. La moda contemporanea ha bisogno di una pluralità di voci, eppure sembra che le scelte continuino a ricadere su un’identità maschile, bianca e omogenea.

Una questione di cultura (da cambiare)

L’industria moda è un microcosmo della società, e ciò che accade nei suoi vertici riflette una mancanza di diversità e inclusione. La nomina di designer uomini bianchi a ruoli di prestigio è diventata una norma, mentre le donne e le minoranze etniche faticano a farsi strada. L’ultima Fashion Week di Milano ha visto solo venti sfilate su oltre sessanta dirette da donne, e la maggior parte di queste è rappresentata da fondatrici o co-fondatrici di marchi, non da designer assunti. Questo è un chiaro segnale di una cultura aziendale che deve cambiare. Un’altra questione cruciale è il modo in cui le donne designer vengono percepite e criticate. Nonostante i successi, le loro collezioni sono spesso giudicate più severamente rispetto a quelle dei loro colleghi maschi.

Donne e moda - sfilata - Life&People MagazineDonne e moda - sfilata - Life&People Magazine

Donne e moda: critiche e oblio

Maria Grazia Chiuri, per esempio, ha affrontato critiche per la sua insistenza su temi femminili, mentre sono passati in secondo piano i suoi sforzi per promuovere artiste donne. Virginie Viard, pur avendo raggiunto risultati economici notevoli con Chanel, è spesso etichettata “troppo commerciale”. Queste recensioni rivelano un bias di genere che permea il modo in cui è percepito il lavoro delle donne. La moda è influenzata da contesti sociali, politici e culturali, è fondamentale riconoscere il contributo apportato dalle donne nella storia della moda. Figure come Elsa Schiaparelli, Phoebe Philo, Jil Sander, pur avendo avuto un impatto enorme, spesso sono dimenticate, così molte altre, tutte altrettanto importanti. La loro eredità, oscurata da nomi più noti di designer maschili, ha dato origine a una narrazione che ignora il contributo femminile.

Donne e moda - Louise Trotter - Life&People MagazineDonne e moda - Louise Trotter - Life&People Magazine

Qualche timido segnale

Negli ultimi anni, tuttavia, ci sono stati segnali di cambiamento. Mostre come “Women dressing women” al MET e l’esposizione “Iris van Herpen: Transforming Fashion” hanno iniziato a riportare l’attenzione sulle designer donne e sul loro lavoro innovativo. La nomina di Louise Trotter a Bottega Veneta ha rappresentato un passo avanti, dimostrando che le donne possono occupare ruoli di leadership e portare freschezza e diversità in un settore spesso critico nei confronti della sua stessa mancanza di varietà.

Donatella Versace - Life&People MagazineDonatella Versace - Life&People Magazine

Un’opportunità di arricchimento

La moda ha il potere di influenzare la società, di riflettere e definire le tendenze culturali; è tempo che questo potere sia utilizzato per promuovere una maggiore inclusione e diversità. La rappresentanza femminile non è solo una questione di giustizia sociale, ma un’opportunità per arricchire l’industria con nuove prospettive e idee. Le donne designer devono avere la possibilità di esprimere le loro visioni, di occupare spazi di leadership e di contribuire a un futuro della moda che rispecchi veramente la società in cui viviamo.

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Life&People MagazineLife&People MagazineLa storia della moda è intrinsecamente legata alla storia delle donne. È tempo di celebrare e dare visibilità a queste voci, riconoscendo che la moda è una forma d’arte che si nutre di diversità. Solo quando le donne saranno finalmente riconosciute e rappresentate in modo equo, la moda potrà davvero riflettere la sua essenza: l’essere, cioè, un campo creativo, innovativo e inclusivo. Il cammino è ancora lungo, ma è fondamentale continuare a lottare per un futuro in cui ogni designer, indipendentemente dal genere o dall’etnia, possa occupare il posto che merita.



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