“Le aziende farmaceutiche finanziano i propri articoli di studi scientifici e sperimentazioni cliniche, il che inevitabilmente si traduce in conflitti di interessi. Gli studi farmaceutici possono essere distorti per evidenziare gli aspetti positivi e minimizzare o escludere possibili effetti avversi”, denuncia la dottoressa Natalia Prego Cancelo.
“La ricerca sponsorizzata da queste aziende viene sempre presentata da una prospettiva che ne favorisce l’approvazione e l’accettazione, senza un’analisi veramente indipendente che ne metta in discussione i risultati. Questa distorsione nella pubblicazione e la mancanza di accesso ai dati grezzi impediscono a ricercatori indipendenti, in conflitto di interessi ed esterni di riprodurre e verificare i risultati, limitando la capacità di identificare i rischi che potrebbero materializzarsi nel tempo.
Brevetti e diritti di proprietà intellettuale proteggono l’esclusività di queste tecnologie, garantendo un flusso di entrate continuo per le grandi aziende. Questa protezione va oltre ciò che è accettabile dal punto di vista dell’etica scientifica; Ostacola la concorrenza e lo sviluppo della ricerca indipendente che può far luce su aree che le aziende farmaceutiche non affrontano a causa dei propri interessi. La monopolizzazione della conoscenza scientifica danneggia il progresso della scienza e mette sempre più in discussione la legittimità del modello di business prevalente nel settore.
Coloro che hanno promosso la censura in campo medico-sanitario, di medici specialisti, scienziati, professori di sanità pubblica in tutto il mondo, con l’intento di plasmare la mente dei cittadini affinché credano di essere in possesso di una verità assoluta e di un consenso (raggiunto) esercitando una censura preventiva nei confronti degli altri scienziati, cioè avendo solo uno pseudo consenso), dimenticano l’insegnamento del dottor Kenneth Lecroy che con cruda franchezza disse: “La medicina non è un contratto con la perfezione; è una patto con l’incerto.” Tuttavia, i dogmi imposti da politiche sanitarie monolitiche e la censura delle voci dissidenti hanno impedito una discussione aperta, un pilastro indispensabile per avanzare in qualsiasi scienza che aspiri ad essere qualcosa di più di un indottrinamento basato sui capricci.
È fondamentale ripensare i modelli di trasparenza che guidano la collaborazione tra settore pubblico e industria farmaceutica. Se si vuole che la scienza riacquisti il terreno perduto in termini di credibilità, è necessario esigere un impegno a favore dei dati aperti e dell’analisi indipendente. Altrimenti l’ombra del dubbio continuerebbe ad essere proiettata, limitando le reali potenzialità dei ricercatori medico-scientifici indipendenti e rafforzando uno scetticismo che non è, come molti vorrebbero far credere a chi ignora questi fatti, infondato”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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